Sogni che rispecchiano simbolicamente o la vita esteriore o processi interni, e loro derivazione.

O.O. 234 – Antroposofia – Alcuni aspetti della vita soprasensibile – 08.02.1924


 

Nelle ultime conferenze ho richiamato la vostra attenzione sulle indicazioni che deve dare la scienza iniziatica riguardo agli stati alternati del sonno e della veglia che l’uomo conosce mediante la sua coscienza ordinaria, e attraverso i quali egli può trovare una strada di avvicinamento agli enigmi della esistenza umana; una delle diverse strade.

 

Dal sonno sorge infatti vita, vita animica, la vita di sogno; una vita che, di primo acchito, non può (e con pieno diritto) essere presa sul serio dalla coscienza ordinaria, quando questa coscienza non possegga disposizioni mistiche o simili.

L’uomo assennato non può a buon diritto prender sul serio la vita di sogno, perché egli vede come questa vita di sogno gli mostri ogni sorta di immagini e reminiscenze della vita solita.

 

E se egli confronta con questa vita di sogno ciò che ha imparato a conoscere nella vita solita, egli deve attenersi alla vita solita e riconoscere, naturalmente, questa vita solita come la propria realtà.

Viene poi la vita di sogno con le sue combinazioni di esperienze della realtà solita, e l’uomo nella coscienza abituale non ne viene a capo, se si chiede che cosa significhi propriamente questa vita di sogno per l’entità complessiva dell’uomo.

 

Esaminiamo ora per una volta la vita di sogno, cosi come essa si presenta.

Possiamo allora subito distinguere due tipi di sogno del tutto e specificamente differenti.

 

• Un tipo di sogno evoca davanti alle nostre anime immagini di esperienze esteriori;

abbiamo vissuto anni fa oppure recentemente, da qualche giorno,

questa o quella esperienza; e l’abbiamo vissuta in un determinato modo.

Il sogno evoca dal sonno un’immagine più o meno fedele delle esperienze esteriori,

o anche infedele, anzi, per lo più, infedele.

 

Quando l’uomo si accorge che una tale immagine di sogno ha una qualsivoglia connessione con una esperienza esteriore, egli è sorpreso dall’alterazione che questa esperienza esteriore ha subito nel sogno.

Il più delle volte succede pure che l’uomo sperimenti l’immagine onirica

e non la riconduca a questa o quella esperienza del mondo esteriore, perché tale somiglianza non lo colpisce.

 

Se però si approfondisce la vita di sogno, quella forma della vita onirica che, trasformando esperienze esteriori, ne evoca l’immagine di fronte all’anima, allora si trova che qualcosa nell’uomo comprende e afferra queste esperienze, ma non può fissarle in quello stesso modo come fa l’uomo quando, allo stato di veglia, si serve compiutamente degli organi del proprio corpo, cosicché nella sua memoria sorgono delle immagini che sono eguali alla vita esteriore, o ne sono almeno delle riproduzioni abbastanza fedeli.

 

Nel ricordo abbiamo delle immagini fedeli della vita esteriore, almeno delle immagini più o meno fedeli.

Ci sono pure degli uomini che, nei loro ricordi, sognano, ma questo lo si considera un caso anormale.

Nei ricordi abbiamo dunque delle immagini più o meno fedeli della vita.

Nelle immagini di sogno abbiamo delle immagini alterate della vita esteriore, e questa è una delle maniere di sognare.

 

Vi è un altro tipo di sogno, che è ancor più caratteristico per la conoscenza della vita onirica.

Per esempio, un uomo sogna di vedere una serie di pilastri bianchi, dei quali uno è difettoso, forse sporco.

L’uomo che ha questo sogno si desta, e si accorge di aver mal di denti:

ne deduce che in questa serie di pilastri è espressa come in simbolo

la serie dei denti, un dente duole e perciò un pilastro è difettoso o persino sporco.

 

Oppure un uomo si sveglia sognando di un forno caldo, e s’accorge di avere palpitazione di cuore.

Oppure un uomo è tormentato in sogno poiché un rospo gli viene in mano;

la mano si chiude sul rospo che è molle, tanto che l’uomo inorridito si sveglia,

ed ecco egli stringe con la mano la punta del piumino che ha afferrato dormendo.

• E ancora: l’uomo sogna delle immagini di serpenti, e si desta con dolori viscerali.

Ne deriva che vi è un secondo tipo di sogni,

i quali esprimono in modo figurativo-simbolico gli organi interni dell’uomo.

 

Quindi quando una volta l’uomo ha compreso come determinati sogni rappresentino, con le loro strane immagini, simboli degli organi interni, apprenderà ad interpretare molte delle immagini oniriche secondo questa direzione.

 

In sogno, si entra sotto la volta di una cantina: sopra è tutto nero e coperto di ragnatele, è una vista detestabile. Ci si sveglia e ci si accorge di aver mal di testa: questo mal di testa, cioè l’interno del cranio, si esprime nella volta della cantina e si osserva perfino come le circonvoluzioni del cervello siano simboleggiate nelle singolari formazioni del soffitto della cantina. Se si proseguono gli studi in questa direzione, si troverà che tutti gli organi possono apparire in sogno in questa forma figurata.

 

Qui si prospetta inoltre qualcosa che, mediante il sogno, fa luce, vorrei dire, su tutta la vita interna dell’uomo. Ci sono, uomini che, proprio sognando, traggono dai sogni dei motivi per bellissime pitture. Chi ha approfondito lo studio di queste cose riconosce poi quali organi interni siano obiettivati in tali pitture, in forma alterata, simbolica. In tali pitture è talvolta contenuta una straordinaria bellezza, ma quando il pittore sente dire quale organo egli ha propriamente simbolizzato in tali belle pitture, allora egli sbigottisce fortemente, perché egli non ha per quell’organo altrettanto rispetto come per le proprie pitture.

 

Questi due tipi di sogni si possono distinguere molto bene, se ci si dà ad una osservazione intima del mondo dì sogno.

• In un tipo di sogno si ha a che fare con immagini delle esperienze esteriori

che abbiamo avute come uomini nel mondo,

• nell’altro tipo di sogni si ha a che fare con rappresentazioni figurate della propria interiorità umana.

 

Orbene, fino a questo punto l’osservazione del mondo onirico è relativamente facile da condurre, la maggior parte degli uomini, resi attenti al fatto che ci sono due tipi di sogni, si ricorderanno certamente di proprie esperienze che giustifichino questa ripartizione dei sogni.

Ma questa ripartizione dei sogni dove ci conduce?

 

Vedete, cominciando dal primo tipo di sogno, osservandolo in relazione allo speciale aspetto delle immagini, si arriva a determinare che le più diverse esperienze esteriori possono venire rappresentate dallo stesso sogno, mentre una stessa esperienza può essere presso uomini diversi raffigurata da sogni diversi.

 

Supponiamo che qualcuno abbia un sogno in cui egli giunge ad un monte; il monte ha una specie di entrata, una cavità, nella quale il Sole risplende ancora. L’uomo, in sogno, vi entra: presto comincia a diventare scuro, poi buio del tutto. Il sognatore continua barcollando, giunge a un ostacolo e sente che lì dentro vi è un laghetto. Egli è in grande pericolo. Il sogno si fa drammatico.

 

Un tale sogno può rappresentare le più diverse esperienze esteriori. Una stessa immagine onirica, come l’ho adesso tratteggiata, può riferirsi al fatto che uno ha, per esempio, avuto un incidente ferroviario: l’esperienza avuta allora può esprimersi, magari dopo anni, nell’esperienza onirica descritta, le cui immagini sono del tutto diverse da quelle corrispondenti alla realtà esteriore allora sperimentata. Può anche aver avuto un naufragio, oppure può darsi che un amico lo abbia tradito, e così via.

 

Se confrontate l’immagine onirica con l’esperienza esteriore e procedete ad una osservazione intima, troverete che il contenuto delle immagini oniriche non è di grande importanza, bensì lo è il decorso drammatico: se vi sia attesa, se questa attesa conduca ad una distensione oppure ad una crisi. È tutta la connessione dei sentimenti, vorrei dire, che si traspone nella vita di sogno.

 

Se, partendo da questo punto, si esamina un uomo in base ai suoi sogni del primo tipo (non si deve però farlo alla maniera degli psichiatri, i quali fanno di ogni erba un fascio), si trova che tali sogni hanno un carattere improntato da come quell’uomo è, dall’individualità del suo io.

 

Se ci si intende di sogni (non di interpretazioni di sogni, ma di sogni per se stessi), si impara a conoscere gli uomini mediante i loro sogni, spesso meglio di quando li si osserva in base alla loro vita esteriore. Ma se guardiamo a tutto quello che qui l’entità umana compendia nel sogno, ciò riconduce sempre a quello che l’io dell’uomo sperimenta nel mondo esterno.

 

Invece, quando consideriamo il secondo tipo di sogni, possiamo dire che quanto qui viene evocato in immagini oniriche è sperimentato dall’uomo solo nel sogno; poiché, quando è desto, egli conosce la forma dei propri organi tutt’al più mediante la scienza anatomica o fisiologica. Ma questo non è un vero sperimentare, bensì un contemplare esteriore, così come si possono contemplare pietre e piante, e non occorre che ce ne occupiamo ulteriormente. L’uomo dunque sperimenta poco o niente del suo organismo interno, finché si serve della coscienza con la quale percorre la vita, mentre il sogno del secondo tipo gli evoca (in immagini alterate, ma pur sempre in immagini) tutto il suo organismo.

 

Se poi osserviamo l’uomo durante la vita, troviamo che questa vita è dominata dal suo io in misura maggiore o minore, a seconda che l’uomo abbia una maggiore o minore forza di volontà e di carattere, e che tuttavia la presa di questo io nella vita umana ha qualcosa di straordinariamente simile alla vita di sogno del primo tipo.

 

• Provate cioè a esaminare intimamente se qualcuno abbia dei sogni

nei quali le sue esperienze esteriori sono alterate fortemente, violentemente.

• In questo caso troverete in lui le caratteristiche di un uomo fortemente volitivo.

• Se invece un uomo sogna la sua vita quasi come essa è, non la altera nel sogno, egli sarà un uomo di volontà debole.

 

Vedete dunque che, nella maniera in cui l’uomo configura i suoi sogni,

si esprime l’incidenza del suo io nella sua vita.

 

Da queste nozioni dovremo derivare che i sogni del primo tipo vanno ricondotti all’io dell’uomo. E se pensiamo che nelle ultime considerazioni abbiamo preso conoscenza di come l’io e il corpo astrale si trovino fuori del corpo fisico e del corpo eterico, non ci parrà sorprendente che la scienza dello spirito ci conduca a concludere che quell’io che si trova appunto fuori dei corpi fisico ed eterico afferri in sogno quelle immagini della vita che altrimenti, mediante i corpi fisico ed eterico, afferra nella realtà esteriore.

• Il sogno del primo tipo è un’azione dell’io mentre è fuori dei corpi fisico ed eterico.

 

Che cosa è il sogno del secondo tipo?

Evidentemente, deve pure essere in relazione a qualcosa che, durante il sonno, si trova fuori dei corpi fisico ed eterico.

E non può essere l’io, che non sa nulla di quanto il sogno evoca in simboliche figurazioni degli organi.

Si deve quindi ripiegare sul riconoscimento che è il corpo astrale dell’uomo

l’autore di queste immagini simboliche degli organi interni,

così come l’io configura invece le esperienze esteriori.

 

Così abbiamo mediante i due tipi di sogni un’indicazione

circa l’azione dell’io e del corpo astrale dall’addormentarsi al destarsi.

 

Possiamo proseguire.

Osservando il comportamento onirico dell’uomo debole e dell’uomo forte – come l’uomo debole sogni le vicende quasi come le ha sperimentate, mentre l’uomo forte trasforma tutto, rivoluziona tutto e atteggia le cose sì da far assumere ad esse la colorazione del proprio carattere -, portando a giusta conclusione tali constatazioni, possiamo confrontare questa conclusione col modo in cui l’uomo desto si comporta nella vita; allora giungiamo a qualcosa di estremamente interessante.

 

Allora si arriva a constatare la verità di quanto segue:

fatevi raccontare dei sogni da un uomo, e osservate come un’immagine onirica si riallacci all’altra, come questi sogni si configurino; quando vi sarete fatti una rappresentazione del tipo del suo sogno, passando all’uomo stesso, stimolati da quanto avrete ricavato dalla rappresentazione dei suoi sogni, giungerete a farvi una buona immagine di come egli si comporti nella vita.

 

Allora cioè si giunge a singolari segreti dell’uomo:

si osserva un uomo agire nella vita e si fa la conoscenza della sua individualità.

Si constata che solo una parte di quel che succede per mezzo di quest’uomo

deriva dal suo proprio essere umano, dal suo io,

perché se si trattasse del suo io, quell’uomo farebbe solo ciò che egli sogna.

 

Un carattere prepotente, se si trattasse solo del suo io,

si comporterebbe nella vita così prepotentemente come quando sogna,

e uno invece che sogna quasi inalterata la propria vita,

si tirerebbe sempre indietro nella vita, lasciandosi vivere,

lasciando che le cose succedano, interferendo il meno possibile nella vita,

giusto quel poco che egli interferisce nel sogno.

 

Donde proviene allora tutto il resto che succede all’uomo al di fuori di ciò che abbiamo indicato?

Si può ben dire: lo fa Iddio, lo fanno gli spiriti del mondo.

L’uomo infatti non fa tutto da sé quello che fa, ma solo quel tanto che egli sogna;

il resto viene fatto a lui o per mezzo di lui.

 

Nella vita non si è abituati ad istruirsi su questi argomenti.

Se lo si facesse, si perverrebbe alla constatazione che si ha tanta parte attiva all’azione nella vita

per quel tanto che si ha parte attiva ai propri sogni.

• Nel caso dell’uomo prepotente, è il mondo a impedire che egli diventi prepotente come lo è nel sogno;

nel caso dell’uomo debole agiscono invece gli istinti,

ed è la vita che provvede ad aggiungere ciò che accade attraverso di lui e che egli non sognerebbe mai.

 

È interessante osservare un uomo in una sua azione nella vita e domandarsi: che cosa viene da lui?

e che cosa dal mondo?

 

Viene da lui quel tanto che egli può sognare della cosa.

Il mondo aggiunge qualcosa all’uomo debole, oppure sottrae qualcosa all’uomo violento.

Il sogno così osservato comincia a diventare comunque interessantissimo

e a permettere una introspezione profonda nell’essere dell’uomo.

 

Molto di quello che sto dicendo è pure risultato in forma alterata e caricaturale agli psicanalisti, i quali, non potendo penetrare nel vero tessere, nell’essere della natura umana, alterano tutto portandolo alla caricatura.

Vedete però, dall’indagine che conduco oggi in forma del tutto esteriore, che quando si voglia in generale arrivare ad una comprensione di queste cose, si deve procedere ad una ricognizione assai sottile dell’anima. Senza di essa non si può sapere nulla dei rapporti tra vita di sogno e realtà esteriore che l’uomo sperimenta vivendo.

 

Per questo ho detto una volta che la psicanalisi è dilettantismo, perché essa non sa nulla della vita esteriore dell’uomo. Ma essa è pure dilettantismo perché non sa nulla della vita interiore dell’uomo. E questi due dilettantismi non si addizionano semplicemente, ma si moltiplicano, poiché non conoscendo la vita interiore si svisa quella esteriore, e non conoscendo l’esteriore si svisa ogni interiorità. Moltiplicando d per d si ottiene dilettantismo al quadrato. Cosicché la psicanalisi è dilettantismo al quadrato: dxd = d2.

 

Si può indagare l’essere umano familiarizzandosi con gli stati alterni della vita di veglia e di sonno, e si perviene in tal modo così lontano, che questa indagine può condurre fino alla scienza iniziatica.

Prendete un altro argomento che ho trattato in queste considerazioni: il fatto che l’uomo, mediante esercizi animici, mediante meditazioni, può fortificare e dinamizzare le proprie forze animiche, quindi progredire dal pensiero comune più o meno vuoto e astratto ad un pensiero interiormente veggente, immaginativo, all’immaginazione.

 

Ho dovuto anche dirvi che mediante questa immaginazione l’uomo accede alla comprensione di tutta la sua vita, ma così come questa si inserisce attraverso nascita e concepimento, anzi ancora prima della nascita e del concepimento, come impulso eterico nella vita terrena.

 

Mediante il sogno si ottengono delle reminiscenze di quello che si è provato esteriormente

da quando si è calcata la Terra in questa vita terrena.

Mediante l’immaginazione si ottengono delle immagini assai simili,

quanto a genere di esperienza, a immagini di sogno,

le quali però non contengono reminiscenze della vita, ma di quel che vi era prima della vita terrena.

 

È proprio assai ridicolo, quando coloro che non conoscono la scienza dello spirito dicono che le immaginazioni possono anche essere sogni. Dovrebbero davvero esaminare una volta che cosa si sogna nelle immaginazioni. Non si sogna mai di quel che i sensi possono offrire, bensì il contenuto è proprio quello che presenta l’essere dell’uomo come era prima che egli avesse dei sensi.

• L’uomo è introdotto in un nuovo mondo, mediante l’immaginazione.

 

Vi è invece una grande somiglianza tra i sogni del secondo tipo e quel che si sperimenta nell’immaginazione, così come essa si configura nell’anima mediante gli esercizi. Allora si sperimentano delle immagini, invero del tutto nitide; si potrebbe dire che si sperimentano in tutta esattezza delle immagini possenti. Vorrei dire che si sperimenta un universo, in immagini meravigliose, ricche di colore, immagini tanto possenti da occupare da sole tutta la coscienza.

 

Se si volessero dipingere tali immagini, si dipingerebbero dei quadri di grande effetto, che fisserebbero tuttavia solo l’attimo fuggente, così come non si può dipingere un lampo, ma solo fissarne un attimo; perché tutto qui scorre nel tempo. Ma pur fissandone solo un attimo, si otterrebbe un quadro grandioso.

 

Cerchiamo di prospettarlo in forma schematica. Anche se non sarà di una somiglianza molto spinta con quanto si contempla, vogliamo provare a schizzarne uno schema (vedi disegno accanto) per prospettarci davanti all’anima di che cosa si tratti.

 

Si osservi l’immagine che ho disegnata solo in forma schematica: è configurata in se stessa, e contiene immagini formate nelle più diverse maniere; essa è interiormente ed esteriormente qualcosa di grandioso.

 

 

Rafforzandoci sempre più nella concentrazione, nel fissare l’attenzione su questa immagine, in modo che non duri solamente un attimo – bisogna coglierla con presenza di spirito, quando sorge solo per un attimo, altrimenti guizza via prima che la si sia potuta afferrare e trattenere nel presente: occorre in generale molta presenza di spirito nell’osservazione spirituale -, se si è in grado di applicare tanta presenza di spirito da afferrare la cosa non soltanto così da averla in generale nella coscienza, ma da poterla trattenere, allora tale immagine si contrae, e da qualcosa che ha, vorrei dire, dimensioni cosmiche diventa sempre più e più piccola; si vede come essa proceda nel tempo. E poi, per così dire, scivola dentro a qualcosa.

Da una parte sorge il capo umano, da un’altra il polmone e da un’altra ancora il fegato.

La materia fisica proveniente dal corpo materno

non fa che riempire ciò che proviene dal mondo spirituale. Ne risulta l’uomo.

 

Infine si può dire: questo, che ora è il fegato, lo si scorge spiritualmente nell’esistenza preterrena in una immagine grandiosa; anche il polmone lo si vede spiritualmente in una grandiosa immagine nell’esistenza preterrena. Ora, a posteriori, si confronti ciò con il sogno del secondo tipo: qui un organo può apparire, come vi ho già detto, anche in una immagine molto bella, ma che è tuttavia misera in paragone a quella prodotta dall’immaginazione.

 

Si ottiene così l’impressione che l’oggetto dell’immaginazione sia creazione di un’arte universale, e che l’oggetto del sogno sia qualcosa di misero, ma che ambedue tendano in una medesima direzione, poiché sono entrambi una rappresentazione nello spirituale dell’organizzazione interna dell’uomo.

 

A questo punto non si è lontani da un’altra rappresentazione molto valida. Osservando come questa poderosa immagine eterica dell’uomo preterreno, visibile mediante l’immaginazione, si cristallizzi nell’uomo fisico, si arriva a chiedersi: “E se queste immagini oniriche che si riferiscono ad organi interni cominciassero a sviluppare la medesima attività?”.

Si arriva allora a constatare che ne deriverebbe una caricatura.

 

Il fegato umano, per esempio, in sé perfetto, è la formazione della figura immaginativa che si riferisce all’esistenza prenatale; se invece l’immagine onirica di un fegato dovesse dar luogo ad un fegato, l’uomo non ne otterrebbe un fegato umano, e neppure un fegato d’oca, ma la caricatura di un fegato.

Ciò permette una effettiva e profonda introspezione nella totale entità umana, poiché vi è una somiglianza, è chiaro, tra immagine onirica e figura immaginativa. Viene fatto di chiedere donde venga tale somiglianza.

 

Ma si può andare oltre. Si prendano le immagini oniriche del primo tipo, quelle che si riferiscono ad esperienze esteriori: rispetto a queste non vi è a tutta prima nulla di somigliante nella rappresentazione immaginativa, perché questa rappresentazione immaginativa sale fino a una esperienza umana prenatale, nella quale l’uomo non ha a che fare con altri uomini fisici; la contemplazione immaginativa sale fino ad una raffigurazione di esperienze spirituali preterrene. Prospettatevi un momento che cosa viene così caratterizzato.

 

Guardando nell’interiorità dell’uomo, riceviamo l’impressione che, con certe immagini simboliche (sorgano esse da immaginazione oppure da sogno), sia la sua interiorità a essere indicata, l’organizzazione umana, e che invece le immaginazioni riferentisi ad esperienze esterne non abbiano rapporto con l’organizzazione interiore umana, ma neanche con la vita terrena esteriore; esse si riferiscono a esperienze dell’esistenza preterrena.

 

Solo accanto ad esse possiamo situare quelle esperienze di sogno che si riferiscono a esperienze esteriori dell’esistenza terrena, per quanto non siano con esse in alcun modo in un rapporto interiore. Un rapporto interiore sussiste solo per i sogni del secondo tipo.

 

Ebbene, a che cosa tendo con la descrizione di tutto questo? Con tale descrizione vorrei additare come vi sia una maniera intima di osservazione della vita dell’uomo, che propone vere questioni vitali. Infatti, l’uomo oggi osserva la vita in modo proprio superficiale: se osservasse più esattamente, più intimamente, gli si manifesterebbero quelle cose di cui oggi ho parlato. Ma in un certo senso esse già gli si manifestano, solo che egli ignora come gli si manifestino. L’uomo non sarà proprio mai consapevole di come fortemente influisca sulla sua vita quel che lui sogna. Egli considera il sogno come qualcosa di labile, perché non sa che in un tipo di sogno si inserisce il suo io, e nell’altro tipo di sogno il suo corpo astrale. Se però consideriamo la vita in rapporto a fenomeni ancora più incisivi, allora le questioni cui alludiamo diventano sempre più scottanti.

 

Per coloro che sono qui da lungo tempo, queste cose sono già state menzionate, ma voglio di nuovo rammentare quello stato patologico dell’uomo nel quale egli perde la connessione mnemonica con la sua vita.

 

Ho già avuto occasione di citare il caso di un mio conoscente che un giorno, senza averne coscienza, si allontana da casa e dalla propria famiglia, se ne va alla stazione, si compera un biglietto verso una determinata stazione e parte come un sonnambulo. Alla stazione di arrivo prende un altro biglietto, prosegue e viaggia ancora per molto tempo. Era partito da una città della Germania del sud e si potè in seguito constatare, ricostruendo il caso, che era stato a Budapest, in Polonia, a Leopoli, e così via. In ultimo, quando la sua coscienza riprese a funzionare, egli si ritrovò a Berlino in un ricovero di senza tetto ove era approdato. Al momento in cui giunse in questo asilo erano trascorse un paio di settimane, che erano cancellate dalla sua coscienza; egli si ricordava delle ultime cose fatte quand’era ancora a casa sua, il resto era cancellato. Si dovette indagare tutto il viaggio dal di fuori.

Vedete, in questo caso l’io è assente da ciò che l’uomo fa.

 

Se consultate la letteratura relativa, trovate centinaia e centinaia di casi di una tale coscienza discontinua dell’io. Quale è la vera situazione? Se vi metteste a studiare il mondo onirico di un uomo soggetto a un simile stato patologico, giungereste a qualcosa di ben strano, trovereste che egli, per lo meno in dati momenti della sua vita, ha avuto i sogni più vivaci che si possano pensare, soprattutto caratterizzati dal fatto che nel sogno egli intraprende qualcosa, che nel sogno egli ha dei progetti.

 

Se studiate i sogni di un uomo sano, trovate che la presenza di progetti nel sogno è assai rara o non vi è affatto: l’uomo sogna le cose più strane, ma di regola non si tratta di progetti. Se nel sogno ve ne sono, l’uomo si desta, così che è il primo a beffarsene. Se invece studiate i sogni di uomini con coscienza intermittente, con una coscienza che si annulla di tanto in tanto, vedete che questi uomini covano, nel sogno, dei progetti, e quando si destano prendono straordinariamente sul serio tali progetti nutriti nel sogno, tanto da avere rimorsi di coscienza se non possono realizzarli.

 

Magari questi progetti sono così insulsi, alla stregua delle condizioni fisiche esteriori, che non li si può realizzare: ciò cruccia quegli uomini e li rende terribilmente inquieti. Questo è il rovescio della medaglia della coscienza obliterata, di prendere sul serio il sogno, specie in rapporto al sogno-progetto, non al sogno-desiderio.

 

Chi ha capacità di osservazione per l’uomo, si accorge subito, in certe circostanze, se un uomo è sospetto di ammanchi di coscienza, perché in tali uomini vi sono degli indizi del fatto che essi non sono pienamente desti nei riguardi di determinate esperienze interiori ed esteriori.

 

Osservando una di queste persone si viene a constatare che ogni notte, nello stato di sonno, essa si distacca talmente col suo io dai corpi fisico ed eterico, se ne allontana talmente da non poter riportare con sé tutto quello che sperimenta fuori.

 

• Si addentra troppo profondamente nello spirito,

per poter poi riportare nei corpi fisico ed eterico quel che sperimenta nel mondo spirituale.

• Tutto quello che egli non ha potuto riportare compiutamente finisce per trattenerlo fuori.

• Quello che egli ha sperimentato troppo profondamente nello spirito,

trattiene alla fine il suo io fuori del corpo fisico e lo conduce nella condizione in cui l’io non è inserito nel corpo fisico.

 

In un caso così radicale, in cui sorge una perturbazione della coscienza nella forma menzionata, è particolarmente interessante osservare la vita di sogno di un tale uomo. Questa è diversa e, si direbbe, assai più interessante di quella dei suoi normali contemporanei, solo che questo maggior interesse ha il suo lato negativo. Insomma, come la malattia, vista da fuori, è più interessante dello stato sano (naturalmente non considerata da parte dell’uomo ammalato, e nemmeno per la vita abituale, ma per la conoscenza dell’essere umano), così il contenuto della vita onirica di un uomo patologico, come ve l’ho descritto, è molto più interessante della vita onirica, non voglio dire di un pedante, ma di un normale uomo contemporaneo.

 

Sicuro, qui potete veder sorgere una delle maniere di collegamento dell’io con tutto il mondo di sogno, intendo dire che potete afferrare questo collegamento dell’io col mondo di sogno. Ne deriva per noi la seguente domanda: come è il rapporto tra le immagini di sogno riferentisi ad organi interni e le immaginazioni riferentisi pure ad organi interni?

 

Già in sede esteriore si dimostra che

• il contenuto delle immaginazioni riguardanti l’organizzazione interna

si riferisce a quello che sta nell’uomo prima che egli abbia una vita terrena, prima che egli sia sulla Terra;

• mentre le immagini di sogno sorgono quando egli è quaggiù.

Dunque

• le immaginazioni indicano un passato,

• le immagini oniriche indicano un presente.

 

Ma pure stando così le cose, ovvero in modo che se prendiamo una normale immagine di sogno indicante un organo interno ad essa corrisponde una caricatura dell’organo interno, mentre all’immaginazione corrisponde l’organo interno perfetto, possiamo ben dire che questa caricatura avrebbe pure in sé la possibilità di diventare un organo; se prendiamo in considerazione la caricatura, possiamo dire che essa potrebbe diventare un organo completo.

 

Qui ha inizio l’osservazione che vogliamo condurre domani, radicata nelle seguenti domande:

questo che l’immaginazione offre, si riferisce forse alla vita passata dell’uomo?

e il sogno è il principio della immaginazione futura?

dalle immagini di sogno che oggi coviamo, deriveranno forse quelle immaginazioni

alle quali potremo guardare a ritroso, in una vita terrena futura?

il contenuto del sogno è forse il germe del contenuto dell’immaginazione?

 

Questo quesito pieno di significato si pone di fronte a noi. In esso vediamo confluire il risultato di un’osservazione dei sogni con la questione delle ripetute vite terrene dell’uomo. Ma potete anche constatare come si debba portare l’introspezione della vita dell’uomo assai più nel profondo di quanto si trovi comodo fare comunemente, per trovare l’accesso a quanto dice la scienza iniziatica sull’essere dell’uomo.

 

Mediante la conferenza odierna volevo suscitare la rappresentazione di come, nella nostra attuale civiltà, sia superficiale l’osservazione dell’uomo, e come invece debba formarsi soprattutto una maggior intimità di osservazione. Questa intimità di osservazione conduce appunto alla scienza dello spirito.