Spiriti elementari e la Bhagavad-Gita

O.O. 110 – Gerarchie spirituali – 12.04.1909 sera


 

Tutto era fuoco in origine; tutto nacque dal fuoco.

Ma in tutta questa materia solidificata vi è un mondo spirituale che è incantato in essa.

• Come possono dunque le entità divino-spirituali che ci attorniano

far sì che si produca il solido, il liquido, l’aeriforme, quali esistono sul nostro pianeta?

• Esse inviano giù i loro spiriti elementari che vivono nel fuoco,

e li imprigionano nell’aria, nell’acqua, nella terra:

sono i messaggeri elementari degli spiriti creatori, degli architetti spirituali.

 

In origine gli spiriti degli elementi vivono nel fuoco.

Nel fuoco essi si trovano ancora a loro agio, figuratamente parlando, ma poi vengono per così dire condannati a vivere nell’incantesimo. E noi, guardandoci intorno, diciamo: « Questi esseri, ai quali dobbiamo tutto quel che ci circonda, hanno dovuto scendere dall’elemento del fuoco; essi sono magicamente confinati nelle cose che vediamo intorno a noi ».

 

Possiamo noi come uomini fare qualcosa per questi spiriti degli elementi?

Questa è la grande domanda che si ponevano i santi Risci. Possiamo fare qualcosa per scioglierli dall’incantesimo? Sì, lo possiamo, perché anche ciò che noi uomini facciamo qui nel mondo fisico non è altro che l’espressione esterna di processi spirituali.

 

Tutto quel che facciamo ha al tempo stesso il suo significato nel mondo spirituale.

Immaginiamo che un uomo si trovi di fronte, diciamo, a un cristallo di rocca, o a un pezzo d’oro o ad altro.

Egli lo guarda.

Che cosa accade se un uomo guarda, semplicemente fissa coi suoi occhi fisici, un qualsiasi oggetto fisico?

Che cosa avviene?

Avviene un continuo scambio tra l’uomo e lo spirito elementare imprigionato.

Ciò ch’è imprigionato nella materia e l’uomo hanno dei rapporti reciproci.

 

Poniamo il caso che l’uomo si limiti a fissare l’oggetto e ne percepisca solo ciò che cade sotto gli occhi;

qualcosa di quello spirito elementare passa continuamente nell’uomo.

Di continuo, da mane a sera, qualcosa degli spiriti elementari incantati passa nell’uomo.

Mentre percepiamo gli oggetti che ci circondano,

una schiera di spiriti elementari, che fu condannata all’incantesimo

e che continuamente vien resa prigioniera a causa dei processi di condensazione del mondo, passa senza posa in noi.

 

• Consideriamo ora l’uomo che, fissando gli oggetti, non provi alcuna inclinazione a riflettere su di essi, a far vivere nella sua anima lo spirito delle cose. Egli se la prende comoda: vive sulla Terra, ma non produce alcuna elaborazione spirituale, né con le idee, né coi sentimenti, in nessun modo; rimane per così dire semplice spettatore di quanto materialmente incontra nel mondo. In tal caso gli spiriti elementari entrano in lui, e rimangono nel suo interno; sono in lui, ma nel processo cosmico non hanno guadagnato altro se non d’essere penetrati dal mondo esterno nell’uomo.

 

• Poniamo invece che l’uomo sia tale da elaborare spiritualmente le impressioni del mondo esterno, che con le sue idee, coi suoi concetti, si formi delle rappresentazioni sulle basi spirituali del mondo, che non si limiti a guardare un pezzo di cristallo, ma rifletta intorno alla sua natura, ne senta la bellezza, e spiritualizzi la sua impressione. Che cosa fa allora? Egli libera col suo procedimento spirituale lo spirito elementare che dal mondo esterno affluisce in lui, lo risolleva a ciò che era, lo scioglie dal suo incantesimo.

 

Con la nostra spiritualizzazione, noi possiamo liberare,

oppure invece rendere prigionieri nel nostro interno, senza trasmutarli,

gli spiriti che sono incantati nell’aria, nell’acqua e nella terra;

per mezzo della nostra crescente spiritualizzazione

possiamo salvarli, renderli liberi, ricondurli al loro elemento.

 

• Durante tutta la sua vita l’uomo assorbe in sé, dal mondo esterno, spiriti elementari.

In quanto si limita a guardare gli oggetti esterni, lascia semplicemente entrare in sé gli spiriti senza mutarli;

se cerca invece di elaborare le cose del mondo esterno nel suo spirito,

per mezzo di idee, concetti, sentimenti di bellezza e così via, egli salva e libera quegli spiriti elementari.

 

• Che cosa accade ora degli spiriti elementari che sono per così dire passati dalle cose nell’uomo? Che cosa avviene di essi? Restano intanto nell’uomo; anche quelli da lui liberati devono a tutta prima rimanere nell’uomo, ma solo fino alla sua morte fisica.

 

• Quando l’uomo passa la soglia della morte, allora si manifesta una differenza tra gli esseri elementari che sono solamente penetrati nell’uomo, ch’egli non ha ricondotto a un elemento più alto, e quelli che con la sua stessa spiritualizzazione egli ha riportato al loro precedente elemento. Gli esseri elementari che l’uomo non ha modificati non hanno per ora guadagnato nulla nel loro passaggio dalle cose all’uomo; gli altri invece hanno guadagnato la possibilità di far ritorno, alla morte dell’uomo, nel loro mondo originario.

 

• Nella sua vita l’uomo è come un punto di transito per gli spiriti degli elementi.

Quando poi, compiuto il suo soggiorno nei mondi spirituali, egli rinasce in un’incarnazione successiva, lo accompagnano nella sua rinascita tutti gli spiriti elementari ch’egli non ha liberato prima, e con lui ritornano nel mondo fisico; invece quelli che ha liberati non deve più riportarli con sé quando ridiscende; essi hanno fatto ritorno al loro elemento originario.

 

Vediamo così come sia posto nelle mani dell’uomo, attraverso la sua evoluzione e secondo il modo in cui egli si comporta di fronte alla natura esteriore, di liberare gli esseri elementari necessariamente imprigionati per l’esistenza della nostra dimora terrestre, oppure d’incatenarli più ancora di prima alla terra. Che cosa fa dunque un uomo che guarda un oggetto fisico e, purificandolo, libera lo spirito elementare racchiuso in esso? Spiritualmente compie l’azione contraria a quella che era avvenuta prima.

 

Mentre prima dal fuoco si era formato il fumo, ora l’uomo rigenera spiritualmente dal fumo il fuoco spirituale; sprigiona però quel fuoco solo dopo la sua morte. Da ciò si può avere un’idea dell’immensa profondità e spiritualità degli antichi sacrifici, considerati alla luce dell’antichissima sapienza spirituale.

 

Figuriamoci il sacerdote dinanzi all’altare delle offerte, ai tempi in cui la religione si fondava sulla vera conoscenza delle leggi spirituali. Immaginiamo che il sacerdote accenda la fiamma e se ne sprigioni il fumo, e che quel fumo venga realmente offerto in sacrificio, vale a dire venga accompagnato da preghiere.

 

Che cosa avviene in tali sacrifici? Il sacerdote sta dinanzi all’altare sul quale si produce del fumo. Là dove un elemento più denso si sprigiona dal calore viene incatenato uno spirito, ma al tempo stesso, per il fatto che si segue con le preghiere tutto il processo, quello spirito viene accolto dagli uomini e penetra in essi, affinché, dopo la loro morte, possa risalire nel mondo superiore.

 

Che cosa diceva quindi il seguace dell’antichissima sapienza a coloro che dovevano intenderla? Diceva:

۰ « Se consideri il mondo esterno così che il tuo processo spirituale non rimanga attaccato al fumo, allora liberi, dopo la tua morte, lo spirito incantato nel fumo ».

 

E allora, l’uomo che aveva comprensione per gli spiriti incatenati nel fumo e passati negli uomini, aggiungeva:

۰ « Se hai lasciato lo spirito tal quale si trovava nel fumo, esso deve rinascere con te, dopo la tua morte non può far ritorno al mondo spirituale; ma se lo hai liberato, se lo hai ricondotto al fuoco, allora, dopo la tua morte, risalirà ai mondi spirituali e alla tua rinascita non dovrà più far ritorno alla Terra ».

 

Abbiamo così il significato di una parte di quei versi profondi della Bhagavad-Gita, citati nella conferenza precedente. Non parlano affatto dell’io umano; parlano degli spiriti della natura, degli spiriti degli elementi che passano dal mondo esterno nell’uomo; e dicono:

۰ « Guarda il fuoco, guarda il fumo, guarda ciò che con la sua attività spirituale l’uomo muta in fuoco; quelli sono gli spiriti ch’egli libera alla sua morte. Invece, ciò ch’egli lascia tal quale sta nel fumo; alla sua morte deve rimanere a lui congiunto, e deve rinascere quand’egli rinasce ».

 

Con questo ci è dunque anzitutto spiegata la sorte degli spiriti elementari.

Mediante la saggezza che l’uomo sviluppa in sé,

egli libera continuamente gli spiriti degli elementi all’epoca della sua morte;

con la sua ignoranza, rimanendo attaccato solo agli oggetti dei sensi,

egli lega a sé gli spiriti elementari e li costringe

a far sempre ritorno con lui su questa Terra, a rinascere con lui.

 

• Ma gli esseri elementari non sono uniti solamente col fuoco e con quanto gli è legato. Questi spiriti sono i messaggeri delle entità divino-spirituali superiori per tutto quello che accade nel mondo esterno sensibile.

Ad esempio mai potrebbe avverarsi nell’universo il gioco di forze che produce il giorno e la notte, se tali spiriti elementari non operassero in vaste schiere a far rotare i pianeti nello spazio, appunto perché possa prodursi l’alternarsi di giorno e notte.

 

Tutto quel che accade è opera di schiere di esseri, più o meno elevati, delle gerarchie spirituali.

Ora stiamo trattando delle entità inferiori, dei messaggeri.

Se al giorno succede la notte, e alla notte il giorno, anche in questo processo vivono esseri elementari.

Così dunque l’uomo è pure in stretta relazione

con gli esseri dei regni elementari che hanno da produrre il giorno e la notte.

 

• Se l’uomo è fannullone, pigro, se si lascia andare,

egli agisce sugli esseri elementari che hanno a che fare col giorno e con la notte

in modo ben diverso che non se è attivo, laborioso, diligente, produttivo.

Se l’uomo è pigro, si unisce a ben determinati spiriti elementari,

e così pure se è diligente, ma in modo del tutto particolare.

 

Gli spiriti elementari della seconda categoria ora menzionati, che svolgono la loro vita durante il giorno, che per modo di dire volgono il giorno, vivono anch’essi nel loro elemento più elevato

Ma come gli spiriti elementari della prima categoria, del fuoco, sono incatenati nell’aria, nell’acqua e nella terra, così alcuni spiriti elementari sono legati dalle tenebre; e il giorno non potrebbe differenziarsi dalla notte se essi non venissero imprigionati nella notte. Che l’uomo possa godere il giorno, egli lo deve alla circostanza che gli esseri spirituali divini scacciarono gli spiriti elementari dal giorno e li imprigionarono nella notte.

 

Se l’uomo è pigro, allora questi spiriti elementari passano continuamente in lui, ma egli li lascia come sono. Con la sua pigrizia l’uomo li lascia immutati e riconduce spiritualmente al giorno quelli invece ch’entrano in lui mentre è diligente e attivo, mentre lavora. Egli libera dunque continuamente gli esseri elementari della seconda categoria. Durante tutta la vita portiamo in noi tutti gli spiriti elementari che sono entrati in noi durante il nostro stato di pigrizia, e quelli che sono entrati mentre eravamo attivi.

 

Quando varchiamo la soglia della morte,

gli esseri che abbiamo riportati al giorno possono ritornare nei mondi spirituali;

quelli che abbiamo lasciati nella notte, a causa della nostra pigrizia,

restano a noi vincolati e li riportiamo con noi nella nostra successiva incarnazione.

Gli esseri elementari che lasciamo entrare in noi attraverso il mero inganno dei sensi,

e gli spiriti della notte, che passano in noi a causa della nostra pigrizia e inattività,

rinasceranno alla nostra successiva incarnazione.

 

Qui abbiamo la spiegazione del secondo punto della Bhagavad-Gita.

Anche qui non si tratta dell’io dell’uomo, ma di questa specie di esseri elementari a cui è accennato con le parole:

• « Guarda il giorno e la notte: ciò che tu stesso redimi mediante la tua attività,

trasformando uno spirito della notte in uno spirito del giorno,

ciò che esce dal giorno, quando tu muori, passa in un mondo superiore.

Gli spiriti della notte che prendi con te tu li condanni a rinascere insieme a te ».

 

Ora si intuirà come questi fatti si continuino.

Quel che accade nei fenomeni dei quali ho parlato accade anche in fenomeni naturali più vasti; ad esempio, in ciò che produce i nostri 28 giorni lunari, le fasi della Luna crescente e calante.

 

• Una vasta schiera di esseri elementari dovette cooperare per mettere in moto la Luna affinché potessero svolgersi le nostre fasi lunari, e perché tutto ciò che ha relazione con le fasi lunari potesse svilupparsi sulla nostra Terra visibile. A questo scopo altri esseri dovettero anch’essi venir sottoposti a un incantesimo, condannati e imprigionati da entità spirituali superiori.

 

All’occhio chiaroveggente si palesa sempre che,

quando la Luna cresce, una schiera di entità spirituali passa da un regno inferiore a uno superiore.

Ma perché l’ordine possa regnare, anche altri esseri elementari devono venire incatenati in regni inferiori.

Anche questi esseri elementari di un terzo regno sono in relazione con l’uomo.

 

Se egli (l’uomo) è sereno, se è contento del mondo,

se comprende il mondo così da prendere ogni cosa con serenità,

allora libera continuamente gli esseri che vengono incatenati dalla Luna calante.

 

Gli esseri entrano in lui, e dalla sua pace interiore, dalla sua armonia, dalla sua contentezza,

dalla sua armonica comprensione e visione dell’universo, vengono continuamente liberati.

Invece gli spiriti che entrano nell’uomo quando è tetro, irritato, malcontento di tutto, quando tutto lo perturba,

sono condannati a rimanere nello stato d’incantesimo nel quale furono posti per le fasi della Luna calante.

 

Ci sono uomini che per il fatto di esser giunti a un’armonica comprensione dell’universo, d’essere di lieto umore,

hanno un’azione infinitamente liberatrice

sopra una grande quantità di esseri elementari che hanno avuto origine nel modo già detto.

Con la sua armonica comprensione dell’universo, col suo intimo sentimento di soddisfazione riguardo al mondo,

l’uomo diventa il liberatore di esseri elementari spirituali.

 

Con la sua irritabilità, col suo malumore, diviene invece un incatenatore di esseri elementari

che potrebbero invece essere liberati dalla sua serenità.

Si vede così come l’umore dell’uomo non abbia importanza per lui solo,

e come dal suo essere lieto o bisbetico emani una forza liberatrice o una forza imprigionatrice.

In tutte le direzioni si effonde e passa nel mondo spirituale

l’azione che l’uomo esercita anche solo mediante i suoi stati d’animo, il suo umore.

 

Abbiamo qui il terzo punto di quell’importante insegnamento della Bhagavad-Gita:

• « Guarda come col suo umore un uomo agisca in modo da liberare gli spiriti, guarda come a Luna crescente gli spiriti vengono liberati. Questi spiriti liberati, quando l’uomo ha oltrepassato la soglia della morte, possono ritornare ai mondi superiori. Quando invece, a causa del suo malumore, della sua ipocondria, l’uomo accoglie in sé gli spiriti che lo circondano, lasciandoli come sono, come dovevano essere perché la Luna potesse funzionare regolarmente, quegli spiriti rimangono incatenati a lui e devono ritornare quando egli rinasce ».

 

Abbiamo così una terza categoria di spiriti degli elementi che possono venir liberati alla morte dell’uomo

e ritornare alla loro patria, oppure esser condannati a rinascere sulla Terra insieme con lui.

 

• Esiste infine una quarta categoria di spiriti elementari.

Sono quelli che devono cooperare a produrre il corso solare dell’anno,

affinché durante l’estate il Sole possa splendere vivificando e fecondando la Terra,

e ciò che deve crescere dalla primavera fino all’autunno possa appunto giungere a maturazione.

A questo fine dati spiriti devono venir incatenati nell’inverno,

devono subire l’incantesimo durante il periodo del Sole invernale.

 

Anche qui l’uomo agisce allo stesso modo che già è stato descritto per le altre classi di spiriti elementari.

Pensiamo a un uomo che si dica, entrando nell’inverno:

• « Le notti s’allungano, i giorni s’accorciano, si va incontro alla parte dell’anno nella quale per così dire

il Sole ritrae dalla Terra le sue forze fecondatrici;

la Terra muore esteriormente, perciò mi sento tanto più in dovere di risvegliarmi a vivere spiritualmente.

Ora devo per così dire accogliere in me lo spirito sempre più ».

 

Pensiamo un uomo che verso la festa di Natale coltivi in sé sentimenti sempre più devoti, che impari a conoscere tutto il significato del Natale, quando la vita del mondo esteriore fisico è ridotta al minimo, e in compenso lo spirito deve essere tanto più vivo.

 

Supponiamo che l’uomo voglia realmente sperimentare intimamente il periodo invernale fino alla Pasqua: egli ricorderà che con la risurrezione della vita esterna è congiunta la morte dello spirituale, e passerà la Pasqua con comprensione.

 

Quest’uomo non ha una religione solo esteriore, ma ha una comprensione religiosa dei processi della natura, della spiritualità che vi domina, e con questa speciale sua devozione, con la sua spiritualità, egli libera quella quarta classe di spiriti degli elementi che sempre entrano nell’uomo e ne escono, e che sono legati col corso del Sole.

 

In un uomo che è scettico in questo senso, che nega lo spirito o non lo sente, che s’impaluda nel caos materialistico, penetrano gli spiriti degli elementi di questa quarta categoria e rimangono quali sono.

 

Alla sua morte avverrà ancora che questi spiriti elementari della quarta categoria potranno, o venir liberati e restituiti al loro elemento, oppure rimanere incatenati all’uomo, per ricomparire quando questi si reincarnerà.

 

Così l’uomo, quando si unisce agli spiriti invernali senza trasformarli in spiriti estivi, senza redimerli con la sua spiritualità, li condannerà a rinascere, mentre altrimenti non sarebbero costretti a ritornare con lui sulla Terra.

 

Spiriti della 1° categoria (fuoco) sono incatenati nell’aria, nell’acqua e nella terra.

Spiriti della 2° categoria (giorno e notte) sono legati dalle tenebre.

Spiriti della 3° categoria (Luna crescente e calante) incatenati dalla Luna calante.

Spiriti della 4° categoria (corso solare dell’anno) incatenati nell’inverno.

 

 

« Guarda il fuoco ed il fumo!

• Se ti unisci al mondo esterno in modo che il tuo processo spirituale-animico somigli

a ciò che avviene quando si produce fuoco e fumo,

in modo che tu stesso spiritualizzi le cose nel tuo processo di conoscenza e di sentimento,

allora tu aiuti certi spiriti degli elementi ad ascendere; se ti unisci invece col fumo, li condanni alla rinascita.

 

• Se ti unisci al giorno, liberi ancora gli spiriti del giorno.

Guarda la luce, il giorno, la Luna crescente, la metà assolata dell’anno!

• Se agisci in modo da ricondurre gli spiriti degli elementi

alla luce, al giorno, alla Luna crescente, all’estate,

allora, alla tua morte, liberi questi spiriti degli elementi che ti sono tanto necessari,

ed essi ascenderanno al mondo spirituale.

 

• Ma se ti unisci al fumo, se passi ottusamente dinanzi a ciò ch’è solido,

se ti unisci alla notte con la tua pigrizia, se ti unisci agli spiriti della Luna calante col tuo malcontento,

se ti unisci agli spiriti che furono incatenati durante l’inverno

col tuo negare Iddio, con la tua assenza di spiritualità,

allora condanni questi spiriti degli elementi a rinascere con te ».

 

Ora sappiamo di che cosa tratti realmente questo passo della Bhagavad-Gita.

Chi crede che vi si parli dell’uomo, non comprende la Bhagavad-Gita, ma chi sa che tutta la vita umana è un continuo scambio tra l’uomo e gli spiriti che vivono nell’incantesimo e che devono venire liberati, scopre un’ascesa, oppure una nuova incorporazione, di quattro gruppi di esseri elementari. Il segreto di questi gradi inferiori di gerarchie ci è conservato in questo passo della Bhagavad- Gita.

 

Se riusciamo a trarre dall’antichissima saggezza quel che fu tramandato nelle grandi scritture religiose, scopriamo quanto sia grande ciò ch’è contenuto in questi documenti religiosi e quanto abbiano torto coloro che li comprendono superficialmente, o che non vogliono intenderli nelle loro profondità.

 

Si ha un giusto atteggiamento di fronte a queste antiche scritture solo quando si dice:

• « Non v’è saggezza che basti a scoprire tutto ciò che in esse è celato ».

 

Si penetra in questi documenti solo con la potenza magica di sentimenti veramente devoti; allora soltanto essi divengono nel vero senso della parola quel che devono essere: mezzi di sviluppo che nobilitano e illuminano l’uomo. Le antiche scritture in-dicano sovente abissi immensi di saggezza umana. L’insegnamento che d’ora in poi deve penetrare in tutta l’umanità, partendo dalle sorgenti delle scuole segrete, dai misteri, farà brillare in tutta la sua luce e grandiosità l’antichissima sapienza della quale ora non vediamo che un barlume.

 

Dovevamo mostrare una volta, con un esempio relativamente difficile,

come l’antichissima sapienza conoscesse l’azione collettiva di tutti gli spiriti che ci circondano,

che sono dovunque, che entrano nell’uomo e ne escono,

e come sapesse pure che le azioni degli uomini operano uno scambio

tra il mondo spirituale e il mondo dell’interiorità umana.

 

Qui ci appare in tutta la sua importanza l’enigma umano, quando diveniamo consci

che con tutte le nostre azioni, persino col nostro umore, influiamo su tutto un cosmo,

che il nostro piccolo mondo interno è di un’importanza immensa per tutto ciò che avviene nel macrocosmo.

 

Proprio questo accrescimento del senso di responsabilità

è la cosa più bella e più importante che possiamo ricavare dalla scienza dello spirito.

Essa ci insegna a prendere la vita nel suo vero significato e in tutta la sua importanza,

affinché questa nostra vita, che dobbiamo immergere nella corrente dell’evoluzione,

possa avere pregio e valore per l’evoluzione.

 

Tutta la vita umana è un continuo scambio

tra l’uomo e gli spiriti che vivono nell’incantesimo e che devono venire liberati.