Stato di sonno in relazione agli elementi: solido, liquido, aereo e di calore

O.O. 202 – Il Ponte tra la spiritualità cosmica – 17.12.1920


 

Il modo di pensare materialistico, volendo rimanere ancorato solo alla struttura solida, affermando come una cosa ovvia che l’acqua non può essere organizzata (essa è invece organizzata nell’organismo), deve arrivare da parte sua al punto da ritrovarsi di fronte al mondo animico senza alcuna capacità di comprensione; infatti il mondo animico è direttamente presente appunto in questi altri organismi.

 

Il vero e proprio organismo solido, vorrei dire,

è in fondo solo una specie di sostegno per gli altri organismi.

Abbiamo l’organismo solido che, essendo formato da ossa, muscoli e così via,

forma come una specie d’impalcatura di sostegno.

 

Entro questa impalcatura di sostegno s’inserisce poi l’organismo liquido

che è in sé differenziato e in sé parimenti configurato;

in esso vibra il corpo eterico, in esso si producono i pensieri.

 

In che modo si producono i pensieri?

Si producono per il fatto che nell’organismo liquido si manifesta in una certa metamorfosi

quel che altrimenti conosciamo nel mondo esterno come suono.

Il suono è in realtà qualcosa che, si può dire, inganna in grande misura il modo di pensare umano.

 

In quanto uomini terrestri noi percepiamo il suono in modo che l’aria ne è la portatrice.

Sì, ma l’aria in realtà è solo una mediatrice per il suono che vive nel suo interno.

 

Chi vede l’essenza del suono solo nelle vibrazioni dell’aria assomiglia a chi dica:

l’uomo ha solo il suo organismo fisico, dentro non c’è nessun’anima.

• È proprio come considerare solo l’organismo fisico dell’uomo, e non vedervi dentro nessun’anima,

il considerare come essenza del suono solo le vibrazioni dell’aria:

esse sono in realtà solo la manifestazione esteriore.

 

Il suono che vive nel loro interno è essenzialmente un elemento eterico.

• Il nostro suono aereo trae la sua origine solo dal fatto

che l’aria è compenetrata dall’etere suono, che è lo stesso dell’etere chimico.

• Questo etere, compenetrando l’aria, la rende partecipe di tutto quel che vive

al suo interno, e per la nostra percezione ne risulta quel che chiamiamo suono.

 

Lo stesso etere suono, che al tempo stesso è l’etere chimico

(ne parleremo con maggiore precisione in una prossima occasione),

vive essenzialmente nel nostro organismo liquido.

 

Pertanto possiamo distinguere:

• nel nostro organismo liquido abbiamo la vita del nostro corpo eterico;

• inoltre vi penetra da tutte le parti l’etere del suono che sta alla base del suono.

 

Prego di fare una distinzione molto precisa.

Abbiamo in noi stessi il corpo eterico che, producendo dei pensieri, agisce entro il nostro organismo liquido.

• Ma in questo organismo liquido entra ed esce continuamente quel che possiamo chiamare etere chimico.

 

Considerando dunque il nostro organismo,

• abbiamo un organismo eterico completo che consiste di etere chimico, etere di calore, etere di luce e etere di vita,

• e inoltre abbiamo in modo del tutto particolare l’etere chimico che entra ed esce attraverso il corpo liquido.

Il corpo astrale, che si manifesta nel sentimento, vive grazie all’organismo aeriforme.

 

Un altro tipo di etere, che compenetra in modo particolare l’aria,

ha a sua volta una particolare affinità con l’organismo aeriforme: è l’etere di luce.

• Antiche visioni del mondo sottolinearono infatti sempre in modo particolare

questa affinità dell’aria fisica espansibile con l’etere di luce che la compenetra.

 

L’etere di luce, che in certo qual modo viene portato proprio dall’aria, che in realtà è più affine all’aria del suono,

penetra in modo particolare nel nostro organismo aeriforme

e sta alla base di tutto quel che esce ed entra nell’organismo aeriforme.

 

• Abbiamo dunque il nostro corpo astrale: esso vive in sé la vita di sentimento,

si mostra particolarmente attivo nell’organismo aeriforme

e lì si trova di continuo messo a confronto in modo particolare con l’etere di luce.

• Abbiamo poi l’io dell’uomo.

L’io dell’uomo è attivo con la volontà nell’organismo di calore

ed è a sua volta in collegamento con il calore esterno,con l’etere di calore esterno che entra ed esce.

 

Ne derivano quindi le seguenti relazioni:

 

 

Pensiamo dunque:

il corpo eterico rimane entro di noi anche quando dormiamo,

anche dal momento in cui ci addormentiamo fino a quando ci svegliamo.

• Anche in questo periodo, da quando ci addormentiamo fino a quando ci svegliamo,

è presente entro di noi l’azione reciproca dell’etere chimico col corpo eterico, grazie all’organismo liquido.

 

Le cose stanno diversamente per quanto riguarda il corpo astrale e la vita di sentimento.

• Dal momento in cui ci addormentiamo fino a quando ci svegliamo

il corpo astrale è al di fuori dell’organismo umano;

allora non è il corpo astrale con la sua vita di sentimento

ad agire nell’organismo aeriforme, ma quest’ultimo,

di cui abbiamo già dovuto sottolineare i rapporti con tutto l’ambiente circostante, viene intrattenuto dall’esterno.

 

L’uomo stesso, per quanto tiene vivo il corpo astrale con la vita di sentimento,

va al di fuori del corpo fisico, si trova dunque al di fuori del corpo umano

ed entra nel mondo con cui è correlato a tutta prima dall’etere di luce.

• Dal momento in cui s’addormenta fino a quando si sveglia

l’uomo vive direttamente nel mondo che durante lo stato di veglia gli viene mediato,

in rapporto al corpo astrale, dall’organismo aeriforme.

• Un caso analogo avviene per l’io e l’organismo di calore.

 

Vediamo così come si acquista una comprensione del rapporto dell’uomo con l’ambiente solo quando si passa a considerare realmente la costituzione dell’uomo, quella costituzione che in realtà non viene assolutamente presa in considerazione dal comune modo di pensare meccanicistico.

 

Nell’uomo tutto si compenetra:

l’io, vivendo nell’organismo di calore e compenetrando

anche l’organismo aeriforme, l’organismo liquido e l’organismo solido,

li compenetra proprio anche con l’organismo di calore che quindi vive in tutto quanto.

• Pertanto l’organismo di calore vive nell’organismo aeriforme,

e pervaso di forze dell’io vive anche nell’organismo liquido.

 

Questa è la via per ricercare, ad esempio nella circolazione del sangue, il modo di agire dell’io.

• Il modo d’agire dell’io nella circolazione del sangue è presente

in quanto l’io agisce nella circolazione del sangue tramite l’organismo di calore.

L’io agisce come entità che in certo qual modo spinge la volontà partendo dal calore attraverso l’aria fin nel liquido.

Così nell’organismo s’intessono tutte le azioni reciproche.

 

Non ne veniamo a capo fintantoché abbiamo soltanto le comuni rappresentazioni astratte delle azioni reciproche; ne veniamo a capo solo potendoci rappresentare concretamente com’è costituito l’uomo e come tutto quel che gli si trova attorno prende parte alla sua organizzazione.

Anche alla comprensione dello stato di sonno si arriva solo prendendo esattamente in considerazione queste cose.

 

Si pensi che nello stato di sonno in realtà sono presenti soltanto il corpo fisico e il corpo eterico come nello stato di veglia; l’io e il corpo astrale sono al di fuori. Quindi, essendo presenti nell’uomo dormiente solo il corpo fisico e il corpo eterico, anche per quanto riguarda l’organismo aeriforme e l’organismo di calore può agire in lui quel che si trova entro il corpo fisico e il corpo eterico.

 

• In base a quanto ho detto, nell’organismo sveglio vediamo il rapporto tra l’io e il corpo astrale e l’intero organismo.

Anche se nel sonno l’io e il corpo astrale sono al di fuori,

pure abbiamo nell’organizzazione umana i quattro elementi:

l’impalcatura di sostegno solida, l’organismo liquido,

ma anche l’organismo aeriforme in cui di solito agisce il corpo astrale,

e l’organismo di calore in cui di solito agisce l’io.

 

Li abbiamo dentro l’organismo dormiente:

lì essi agiscono in modo altrettanto organizzato come nello stato di veglia grazie all’azione dell’io e del corpo astrale.

 

Nel nostro stato di sonno, invece dell’io che è fuori,

abbiamo in noi lo spirito che di solito compenetra il mondo

e che nella veglia abbiamo respinto fuori di noi grazie all’io, che è una parte dello stesso spirito.

 

Abbiamo il nostro corpo di calore compenetrato dallo spirito universale,

abbiamo il nostro organismo aeriforme compenetrato

da quel che possiamo chiamare anima universale, astralità universale,

quella che respingiamo fuori di noi allo stato di veglia.

 

• Possiamo dunque considerare ora veglia e sonno anche da questo punto di vista.

Nel sonno il nostro organismo di calore è compenetrato dalla spiritualità universale

che nella veglia respingiamo fuori di noi con l’io: l’io è una parte della stessa spiritualità

e provvede, nel periodo da quando ci svegliamo fino a quando ci addormentiamo,

a quel che altrimenti viene provocato nell’organismo di calore dalla spiritualità universale.

 

Allo stesso modo, quando ci addormentiamo,

restituiamo la capacità d’azione nel nostro organismo all’astralità universale,

per poi respingerla fuori di noi quando ci svegliamo.

 

Possiamo pertanto dire:

quando dormendo abbandoniamo il nostro corpo,

facciamo penetrare nel nostro organismo di calore lo spirito universale

e nel nostro organismo aeriforme l’anima universale, l’astralità universale.

 

Si arriva non solo a una comprensione dei rapporti dell’uomo col mondo fisico che lo circonda, ma se solo si è abbastanza spregiudicati nella considerazione dell’uomo si arriva anche a comprendere il rapporto dell’uomo con la spiritualità universale e con l’astralità universale.

 

Con la veglia in certo modo si incorporano nell’organizzazione umana l’io e il corpo astrale;

essi scacciano la spiritualità universale e l’astralità universale.

Così stanno le cose considerate da un lato.

Possiamo considerarle ora dal lato gnoseologico e si vedrà come le due considerazioni si riuniscano.

 

Di solito si procede considerando conoscenza solo quel che si sperimenta in modo conoscitivo,

dal momento in cui ci svegliamo fino a quando ci addormentiamo,

tramite la percezione e tramite l’elaborazione concettuale della percezione.

Solo che in questo modo si viene a conoscere esclusivamente l’ambiente fisico che circonda l’uomo.

 

Naturalmente non saremmo corretti se procedessimo in senso scientifico-spirituale

e ci abbandonassimo a ogni sorta di fantasticherie

vedendo qualcosa di direttamente essenziale nelle immagini dei sogni:

perciò non cercheremo nei sogni una conoscenza allo stesso modo in cui

la cerchiamo nella vita di rappresentazione e di percezione allo stato di veglia.

 

Pure in certo modo meno elevato il sognare è una forma di conoscenza.

Infatti è una forma particolare di autoconoscenza fisica.

 

Da un punto di vista grossolano si può ad esempio vedere come l’uomo sogni in un certo modo degli stati interni:

quando ci si sveglia avendo sognato una stufa bollente al cui calore ci si è trovati esposti,

al risveglio si ha uno stato di estremo calore o qualcosa del genere nel proprio interno.

 

Anche in altri casi i sogni sono configurati in un certo modo.

Si sognano dei serpenti quando qualcosa negli intestini non è in ordine.

Si sognano delle specie di caverne in cui bisogna rimpiattarsi quando si ha mal di testa, e così via.

 

In un modo oscuro, crepuscolare, il sogno fa riferimento alla vita organica interna dell’uomo,

e possiamo già parlare di una certa conoscenza più bassa nella vita di sogno.

Questo fenomeno si amplifica in uomini particolarmente sensibili:

nei loro sogni si può realmente avere un preciso rispecchiarsi dell’organismo.

 

Nel sonno profondo, nel sonno senza sogni, crediamo di regola di non conoscere nulla.

Dal punto di vista gnoseologico consideriamo il sonno senza sogni privo d’importanza. Ma non è così.

Esso ha un suo compito conoscitivo, anche se è individuale, personale per ogni uomo.

 

Se non potessimo dormire, se la nostra vita non fosse continuamente interrotta dal sonno,

noi non potremmo pervenire a una chiara rappresentazione dell’io, a una chiara vita interiore.

• Vivremmo sperimentando continuamente il mondo esterno e ci esauriremmo nell’esteriorità.

 

Solo che l’uomo non considera queste cose a sufficienza,

non essendo abituato a prendere in considerazione in modo realmente spregiudicato

le cose che vive animicamente e organicamente.

 

Guardiamo all’indietro:

possiamo seguire le immagini delle nostre esperienze di vita fino al punto in cui ci ricordiamo.

Ma tutta questa corrente di manifestazioni

è continuamente interrotta ogni notte dal sonno, e nel ricordo trascuriamo il sonno.

 

Non pensiamo che la corrente dei ricordi dell’uomo è interrotta di continuo dal sonno.

L’interruzione determina questo fatto: in un certo modo del tutto incosciente,

oltre a vedere in un campo pieno noi vediamo anche in un nulla.

 

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Se abbiamo qui un campo bianco con il centro nero, vediamo il bianco, e il nero al centro (il disegno era su una lavagna nera), ma il nero nei confronti del bianco è un nulla. Che le cose non stiano proprio così non ci deve interessare in questo momento. Vediamo il campo nero, vediamo che con il bianco non si è coperto tutto il campo; ma questa è un’impressione altrettanto positiva, pur non essendo un’impressione analoga alle impressioni del campo bianco. Il campo nero è un’impressione altrettanto positiva. Allo stesso modo è un’esperienza positiva quando, guardando all’indietro, nello sguardo all’indietro non fluisce nulla dei periodi di tempo in cui abbiamo dormito.

 

Il tempo in cui abbiamo dormito è sì nel nostro sguardo all’indietro, solo che non appare direttamente alla soglia della coscienza, perché la coscienza si rivolge solo alle immagini che risultano dalla vita passata allo stato di veglia.

Ma la scienza viene rafforzata interiormente proprio dal fatto che il campo visivo interiore rivolto all’indietro ha anche delle zone oscure; da ciò deriva la nostra capacità di coscienza interiore.

 

• Ci perderemmo nel mondo esterno se fossimo solo svegli, se la veglia non fosse continuamente interrotta dal sonno.

• Acquistiamo una conoscenza interiore di noi stessi col sonno senza sogni.

Mentre il sonno ricco di sogni ci rispecchia in immagini caotiche determinate singole parti,

il sonno senza sogni ci fornisce la coscienza della nostra umanità complessiva in quanto organismi,

quindi anche una conoscenza.

 

Possiamo dire:

• con la coscienza di veglia percepiamo il mondo esterno.

• Con i sogni, anche se in modo crepuscolare e indeterminato, percepiamo singoli stati organici nel nostro interno.

• Col sonno senza sogni sappiamo qualcosa della nostra organizzazione complessiva,

anche se in modo oscuro e ottuso;

pure proprio col sonno veniamo a sapere qualcosa della nostra organizzazione complessiva.

 

Abbiamo dunque in certo qual modo tre gradi di conoscenza:

• il sonno,      • il sonno pervaso da sogni,      • lo stato di veglia.

• Poi arriviamo ai tre stadi superiori,    • all’immaginazione,   • all’ispirazione,     • all’intuizione.

Essi sono gli stati superiori, al di sopra della coscienza di veglia,

e diventano sempre più chiari man mano che gli stati di coscienza forniscono conoscenze sempre più chiare.

 

• Invece, andando al di sotto della coscienza ordinaria,

perveniamo a conoscenze caotiche, necessarie per la vita ordinaria.

• Le cose stanno dunque così, se viste dal campo della coscienza.

 

• Non possiamo dire di portare in noi soltanto l’ordinaria coscienza di veglia,

e non possiamo nemmeno dire di portare in noi soltanto l’ordinario organismo solido.

• Dobbiamo dire di avere l’organismo solido come qualcosa che sta nello spazio con una forma ben determinata

e che, pensando in modo del tutto materialistico, comprendiamo come l’organizzazione umana.

 

• Dobbiamo pensare che la coscienza ordinaria è chiara,

tanto che le rappresentazioni che ne ricaviamo hanno dei contorni ben precisi.

• Ma non possiamo pensare di avere solo il corpo solido, né di avere solo la coscienza di veglia:

abbiamo invece il corpo solido compenetrato dal corpo liquido, con un’organizzazione sfumata, fluttuante,

e abbiamo poi la chiara coscienza di veglia compenetrata dalla coscienza di sogno.

• Quest’ultima non ha immagini con contorni ben precisi, ma con contorni sfumati:

in certo qual modo la vita di coscienza diventa liquida.

 

• Oltre all’organismo liquido abbiamo l’organismo aeriforme

che, durante il sonno, viene addirittura intrattenuto da qualcosa d’altro che non da noi stessi,

che quindi in fondo è in correlazione con la nostra vita animica non totalmente, ma solo parzialmente,

provvisoriamente, e solo allo stato di veglia; lo abbiamo entro noi come un organismo particolare.

 

Abbiamo una terza coscienza, una coscienza oscura, la coscienza del sonno senza sogni,

in cui le rappresentazioni non solo diventano sfumate, ma s’ottundono fino al buio interiore:

ì la coscienza in certo modo cessa di venir vissuta interiormente da noi come stato di coscienza,

così come in certe circostanze il corpo aeriforme cessa di venir sperimentato da noi stessi quando dormiamo.

 

Se consideriamo l’uomo interiormente ed esteriormente

arriviamo così a una visione sempre più ampia dell’entità umana.

 

 

• Passiamo dal corpo solido al corpo liquido, al corpo aeriforme, al corpo di calore ed entriamo nella vita dell’anima.

• Passiamo dalla chiara coscienza di veglia alla coscienza di sogno ed entriamo nel corpo.

• Entriamo ancor più profondamente nel corpo fisico se ci sappiamo lì dentro con la coscienza del sonno senza sogni.

 

• Abbassando la coscienza di veglia fino alla coscienza di sonno entriamo nella corporeità,

considerando l’uomo in base alle parti costitutive della sua coscienza.

• Considerando la corporeità stessa, dal suo stato solido in alto fino al suo stato di calore, usciamo dalla corporeità.

 

Se ne ricava la necessità di non accontentarsi in realtà semplicemente

di quel che si manifesta a una considerazione esteriore prevenuta.