Suddivisione degli esseri elementari in: gnomi, ondine, silfidi e salamandre.

O.O. 102 – L’Agire di entità spirituali nell’uomo – 16.05.1908


 

Sommario: La comprensione delle conoscenze teosofiche tramite il sentimento. L’articolazione delle entità superiori, dell’uomo, degli animali e degli esseri elementari. Sugli gnomi. Suddivisione degli esseri elementari in: gnomi, ondine, silfidi e salamandre. Il mito di Ahasver. Le sedici strade della perdizione. Dell’essere dell’anima di gruppo degli animali. Essenza e origine degli esseri elementari, precisamente delle salamandre. Dell’essere delle scimmie. Le manifestazioni di decadenza del tempo attuale e la forza risanante della teosofia.

 

Nella nostra ultima conferenza è già stato fatto notare che in questo periodo di sviluppo del nostro gruppo deve venir detto qualcosa per i teosofi più progrediti, ed è stato detto che quest’espressione di “teosofi progrediti” non deve essere intesa nel senso di possedere una speciale conoscenza teoretica della dottrina teosofica.

Con ciò si intende qualcosa che possiamo chiarirci ponendoci di fronte all’anima il fatto che la vita all’interno di un gruppo teosofico, anche se per un certo tempo è soltanto un attendere, per l’anima umana deve pure avere un significato.

 

• Durante questa vita teosofica del gruppo ci si appropria

non solo delle rappresentazioni e dei concetti sull’entità dell’uomo, sui mondi superiori, sull’evoluzione e così via,

ma, assai più di quello che il singolo si porti a coscienza,

durante questa vita di gruppo ci si appropria di una certa somma di sensazioni e sentimenti

diversi da quelli che come novizi ci si era portati con sé quando si era entrati in principio nella teosofia.

 

Queste sensazioni e questi sentimenti si riferiscono cioè al fatto che in tutta quiete e tranquillità,

con una certa fede interiore, s’imparano ad udire cose e ad accogliere rappresentazioni

senza considerarle fantasticherie e sogni, cose di cui, prima dell’avvicinamento alla teosofia,

probabilmente si sarebbe riso, ci si sarebbe fatti burla,

e che certamente avrebbero tenuto allegra la maggior parte dei nostri contemporanei.

 

• Assai più importante dei particolari singoli della dottrina teosofica e delle teorie,

è questa somma di sensazioni e sentimenti ai quali si abitua un poco alla volta la nostra anima.

Giacché, per mezzo di questi, in realtà noi diventiamo uomini diversi,

esseri che si sono appropriati sensazioni e sentimenti sugli altri mondi

che continuamente pulsano dentro il nostro, ma che non sono percepibili ai nostri sensi.

 

Con “teosofi progrediti” si intende appunto quegli uomini che hanno tali sensazioni e sentimenti,

che possono stare di fronte a questi altri mondi proprio così come è stato detto or ora.

• Dunque, non ci si appella alla vostra conoscenza teoretica, ma al vostro cuore, al vostro sentimento.

 

Ciò che ambedue si sono appropriati, dà la base per il progresso che ci è necessario se vogliamo andare incontro liberi e senza preconcetti a quelle spiegazioni che formavano già il contenuto delle ultime conferenze, e a cui apparterrà anche la conferenza odierna. Se noi parlassimo soltanto di teorie generali, astratte, con le quali verremmo a disturbare il meno possibile il cosiddetto buon senso umano, noi ci faremmo delle illusioni. Non avremmo allora la volontà di aprirci veramente a quel mondo che ci deve venir dischiuso per mezzo del movimento teosofico.

 

Oggi vogliamo fare un po’ di conoscenza con delle entità – e ce ne sono anche sotto di noi, se consideriamo noi stessi come entità spirituali – la cui rappresentazione però, nelle nostre osservazioni precedenti, ha avuto ancora una ben piccola parte.

In tutte le nostre spiegazioni teosofiche, noi abbiamo già posto l’uomo, per così dire, come un microcosmo nel mezzo della nostra concezione. Ma per comprendere l’uomo, per imparare a conoscere la sua evoluzione, abbiamo per lo più elevato lo sguardo su altre entità, su entità spirituali più elevate, su quelle entità spirituali che, in certo modo, riguardo all’evoluzione del nostro pianeta terrestre, hanno sostenuto in passato un ruolo simile a quello che svolge l’uomo oggi in rapporto alla nostra Terra.

 

Abbiamo visto che la Terra, prima di pervenire allo stato attuale, era quella che ormai ci siamo abituati a chiamare l’antica Luna, e ci siamo chiariti che certe entità spirituali che hanno facoltà superiori a quelle dell’uomo attuale – facoltà che l’uomo avrà solo in future condizioni della Terra – a quel tempo, sulla Luna, erano al grado umano – ma in altre condizioni. Esse sono gli Angeli, gli Spiriti del crepuscolo.

Analogamente i cosiddetti Arcangeli, gli Spiriti del fuoco, che oggi stanno due gradini al di sopra dell’uomo, hanno attraversato la loro condizione umana sull’antico Sole, mentre gli Asuras o Spiriti della personalità o Archai, le cui qualità, tanto le buone come le cattive, stanno oggi molto più in su oppure molto più in giù dell’uomo, hanno attraversato il grado umano su Saturno.

Così abbiamo osservato tutta un’intera serie di entità nel corpo del tempo, entità che fanno parte dell’evoluzione di tutta la nostra vita e del nostro essere. Abbiamo imparato a conoscere esseri ai quali, sotto un certo rapporto, dobbiamo elevare lo sguardo. Per chi considera chiaroveggentemente tali cose, risalta una differenza significativa tra queste entità e l’uomo.

 

Per quanto riguarda l’articolazione più fine della sua natura,

noi consideriamo l’uomo in modo differenziato, suddividendolo

• rispetto a quella che chiamiamo la sua corporeità in corpo fisico, corpo eterico e corpo astrale;

• poi nella corporeità distinguiamo l’anima – anima senziente, anima razionale e anima cosciente –

• e come terzo arto riconosciamo lo spirito, che ora si trova soltanto nello stadio iniziale della sua evoluzione.

 

Ma l’uomo, nelle fasi future del nostro pianeta, lo porterà ad un più alto sviluppo.

• Se noi dunque studiamo l’uomo in tale modo, abbiamo tre parti della sua entità:

una corporea, una animica ed una spirituale, le quali formano l’entità tripartita dell’uomo.

 

Se noi ora dall’uomo dirigiamo lo sguardo su in alto alle entità superiori delle quali appunto abbiamo parlato, allora dobbiamo dire che esse si differenziano dell’uomo per il fatto che non hanno sviluppato una corporeità grossolana. Perciò una corporeità grezza, percepibile ai sensi fisici, presso quelle entità che noi chiamiamo Pitris lunari o, come li chiama l’esoterismo cristiano, Angeli, noi non la possiamo vedere. Sono quegli esseri che hanno attraversato il loro grado umano sulla Luna ed ora sono saliti più in alto. Una corporeità grezza come quella dell’uomo non può essere attribuita loro.

Per contro, già oggi, essi hanno elaborato i corpi più alti allo spirito, che l’uomo non ha ancora, di modo che noi possiamo dire che essi sono spirito ed anima, contrariamente all’uomo che è un’entità tripartita (spirito, anima e corpo). Ora noi, nel cosmo, ci siamo occupati di preferenza di quelle entità che hanno spirito, anima e corpo, e che sono precisamente gli uomini, e di quelle che stanno al di sopra dell’uomo e che hanno spirito ed anima.

 

Per l’osservatore occulto vi sono però realmente anche altre entità che, se per l’attuale fase evolutiva dell’uomo sono assai ben celate, pure hanno un ruolo nell’evoluzione del cosmo. Per chi indaga con occhio chiaroveggente il mondo, vi sono entità che egli non può riconoscere per spirituali, perché in esse non può scoprire quello che negli uomini siamo abituati ad indicare come “spirito”, e che consistono di corpo e anima.

Ora, voi conoscete già dalle osservazioni fatte fin qui un intero gruppo di tali entità: gli animali. Essi hanno corpo ed anima. Noi sappiamo però che questi animali sono congiunti verso l’alto con i loro io di gruppo, e questa è già la loro natura spirituale. Così, nel singolo animale che ci sta innanzi nel mondo fisico, abbiamo proprio un essere che ha soltanto corpo ed anima, ma che per così dire si prolunga in alto verso i mondi superiori, e in tal modo si articola nella spiritualità.

 

Ho usato spesso un paragone che dobbiamo adoperare in rapporto all’io di gruppo degli animali: se qui ci fosse una parete ed io facessi passare le mie dieci dita attraverso la parete, in modo che voi non vedeste me, ma soltanto le dieci dita, allora voi dovreste dirvi che le dita debbono provenire da un essere che per voi è invisibile. Cosa identica avviene con gli io-gruppo, che sono invisibili. Per la percezione fisica essi sono nascosti, ma pure esistono. L’animale si collega con il proprio gruppo, e i diversi gruppi di animali sono congiunti insieme in alto con gli io-gruppo. Dunque soltanto qui sul piano fisico possiamo dire che gli animali hanno corpo ed anima, parlando dal punto di vista dell’animalità. Dal piano fisico noi vediamo soltanto un prolungarsi del singolo animale nel mondo astrale.

Ma vi sono altre entità, entità che hanno pure solamente corpo ed anima, ma che per i sensi fisici non sono più visibili. Spesso, nelle diverse dottrine occulte, sono chiamate spiriti elementari. Tale denominazione è la più inadatta possibile, perché la parola “spiriti elementari” indica appunto qualcosa che essi non hanno, dato che sono senza “spirito”. Questi esseri che non hanno spirito è meglio dunque chiamarli “esseri elementari”. Perché il loro corpo non sia visibile, lo capiremo nello svolgersi delle nostre considerazioni. Per ora vogliate prendere in considerazione l’affermazione che tali entità consistono di corpo ed anima e stanno a un gradino inferiore rispetto all’uomo.

 

Naturalmente, nel nostro tempo razionalista queste entità vengono negate, giacché l’uomo nella sua fase odierna evolutiva non le può percepire. Chi le vuole percepire deve essere progredito fino ad un determinato grado della coscienza chiaroveggente. Che una cosa non sia percepibile, non significa però che non sia attiva nel nostro mondo.

L’azione di tali entità, che hanno corpo ed anima,

penetra profondamente dentro al nostro mondo.

Quello che esse fanno, lo si percepisce molto bene, ma esse stesse non sono visibili.

Per noi si tratta di farci dapprima un concetto di tali esseri elementari, per quel tanto che è possibile senza una visione diretta. Questi esseri sono presenti sotto le più diverse sembianze nello spazio spirituale che ci circonda. Si parla di loro anche come di “spiriti della natura”. Si danno loro i nomi più disparati. Ma questi nomi non dicono nulla. Ed è necessario che noi ci facciamo un certo concetto su di essi.

Qui appunto incomincia ciò che si appella alle vostre sensazioni, ai vostri sentimenti progrediti: vorrei proprio una volta raccontarvi, senza velare e abbellire le cose, come queste entità si mostrino alla sguardo chiaroveggente.

 

• Vi sono entità che voi potete vedere con lo sguardo chiaroveggente in molti luoghi. Possiamo vederle per esempio nelle profondità della Terra, e cioè in quei posti che sono stati ben poco compenetrati dall’elemento vivente vegetale, in quei punti del suolo che sono stati sempre di natura minerale (ad esempio in una miniera). Se voi scavate un terreno metallifero, oppure roccioso, trovate delle entità che dapprima si fanno notare in un modo singolare, come se volessero polverizzarsi. Vediamo che possono stare rannicchiate assieme in quantità straordinaria, e quando la terra viene liberata, esse si sprigionano immediatamente sprizzando via una dall’altra. E la cosa caratteristica è che esse non solo si separano e si allontanano l’una dall’altra in un numero determinato, ma crescono, si gonfiano nella loro corporeità. Ma anche se raggiungono la loro massima grandezza, in rapporto agli uomini rimangono pur sempre delle piccole entità.

L’“illuminato” uomo del presente non le conosce. Però gli uomini che hanno conservato un certo senso della natura – ovvero una certa forza chiaroveggente che tutti gli uomini avevano un tempo, e che dovette andare perduta in cambio dell’acquisto della coscienza esteriore attuale – possono raccontarvi qualcosa di tali entità. A tali esseri furono dati i nomi più disparati, come coboldi, gnomi e così via.

 

A prescindere dal fatto che non sono visibili nella loro corporeità, queste entità si differenziano dagli uomini pure per il fatto essenziale che, con ragione, non si può imputar loro alcuna responsabilità morale. Dunque, quella che per gli uomini si chiama responsabilità morale, esse non l’hanno affatto. Quello che fanno, lo fanno quasi automaticamente. Di conseguenza però, quello che loro fanno, non è molto dissimile da quanto fanno, per esempio, la ragione e l’intelligenza umana. Esse possiedono al massimo grado quello che si chiama buonumore, spirito burlone, e chi arriva a contatto con loro può osservare ottime prove del loro spirito. Sono di natura tale che possono giocare all’uomo ogni sorta di scherzi, come ogni minatore che conservi ancora un po’ di senso della natura può notare. Non tanto il minatore di carbone, quanto quello che scava dei metalli.

Anche queste entità possono essere studiate coi mezzi dell’occultismo in rapporto alla loro struttura di più corpi, come lo si fa per l’uomo. Se studiamo l’uomo, ci si mostra come suo arto inferiore il corpo fisico, cui seguono il corpo eterico, il corpo astrale e l’io. E quanto sarà elaborato dall’io lo chiamiamo sé spirituale, spirito vitale e uomo spirituale. L’essenziale, se si considera l’uomo nella fase attuale della sua evoluzione, sono i quattro corpi su accennati, sì che possiamo dire che l’io è per l’uomo il corpo più alto e il corpo fisico il più basso. Ora, noi cadremmo in inganno se ci rappresentassimo in modo astratto che questo corpo fisico umano non abbia più niente a che fare con l’io umano.

 

Nel corpo fisico umano abbiamo lo strumento per l’io umano.

Abbiamo visto che il corpo umano è un’organizzazione assai complicata.

L’io ha in modo speciale il proprio strumento nel sangue,

il corpo astrale nel sistema nervoso,

l’eterico nel sistema ghiandolare,

il corpo fisico negli organi fisici che agiscono in modo puramente meccanico.

 

Dobbiamo pensare che tutto quello che dalle vicende umane interiori passa nel corpo astrale,

ha la sua espressione materiale nel sistema nervoso,

e tutto quello che passa nel corpo eterico, trova la sua espressione materiale nel sistema ghiandolare.

Così il corpo fisico umano ci offre, in pari tempo, una immagine dell’entità umana quadripartita.

 

Prendete ora il corpo fisico umano, come lo avete dinnanzi a voi, prendete tutto quello che è questo corpo fisico umano in quanto strumento dell’io pensante, intelligente. Vi chiarirete nel modo migliore cosa si intenda con ciò, se pensate che

l’io stesso, di incarnazione in incarnazione, rimane il medesimo,

ma lo strumento dell’io in ogni incarnazione viene costruito di nuovo.

 

Ora, la finissima organizzazione materiale che l’uomo ha al di sopra di ogni altro animale, quell’organizzazione materiale dunque che manifesta l’intelligenza umana, è venuta a sussistere per il fatto che l’io, attraverso lunghi periodi, ha imparato lentamente e poco per volta ad elaborare il corpo astrale.

Noi sappiamo infatti che

il corpo astrale di ciascun uomo consiste in due parti:

• una parte che egli ha ricevuto in dote dal cosmo e alla quale l’io non ha ancora fatto nulla,

• ed una parte alla quale l’io ha lavorato.

In ogni uomo queste due componenti del corpo astrale sono configurate sino a un determinato grado.

 

• Nel sistema nervoso superiore, e cioè nel cervello, che ad ogni nuova incarnazione viene ricostruito,

voi avete l’espressione materiale di ciò che l’uomo ha elaborato del suo corpo astrale col proprio io,

anche se per lo più inconsciamente.

 

Che l’uomo abbia un cervello anteriore molto più elaborato che non gli animali, proviene dal fatto

che il cervello anteriore è l’espressione, la manifestazione del corpo astrale elaborato dall’io.

Dunque il corpo astrale è quello che ha più propriamente la sua espressione esteriore nel sistema nervoso.

 

Ora però, come potete vedere facilmente, nell’istante in cui un qualche arto nel nostro organismo viene portato ad un dato grado di sviluppo, si rende necessario un mutamento in tutto il restante organismo. Tutto il restante organismo deve cambiarsi. Perché l’uomo non può camminare su quattro piedi? Perché le sue membra anteriori sono configurate come strumenti di lavoro? Per il fatto che egli elaborò il proprio corpo astrale, si ebbe come conseguenza necessaria la configurazione delle sue membra anteriori come strumenti di lavoro; e così anche la forma del cervello umano è una conseguenza di questo lavoro interiore. L’esteriore è sempre una manifestazione reale dell’interiore.

• Tutto quanto vediamo nel corpo fisico, nella fase attuale della evoluzione,

è un risultato specifico dell’evoluzione spirituale.

 

• Ora vedete che tutto quanto esiste di materiale è, fin dentro nella forma, un prodotto di ciò che agisce dietro l’elemento materiale. Se dunque vi sono entità come quelle che ho descritto prima, cui manca la possibilità di modificare il proprio corpo astrale – dato che manca loro la spiritualità, e quindi nessun io lavora al loro corpo astrale -, quel corpo astrale, che è formato da una somma di esperienze animiche quali appunto può avere un corpo astrale, deve pur giungere ad espressione in una figura materiale.

Ma la figura materiale di una tale entità non compenetrata da un io, non può essere visibile nella nostra fase evolutiva. Essa non può essere visibile per il fatto che sta a un grado al di sotto della nostra materia visibile.

Vi prego di comprendere bene cosa si vuol intendere con questo.

 

Se voi volete spiegare cos’è che caratterizza il vostro corpo fisico, potreste dire che è il fatto che lo si vede. Il corpo eterico non lo si può più vedere, perché la sua sostanzialità sta ad un grado più su del corpo fisico. L’astrale, poi, lo si può vedere anche meno, perché sta ancora più in alto rispetto al corpo eterico.

 

Ma anche al disotto della materia fisica vi è sostanzialità,

e anch’essa non può essere veduta, perché di ogni materia è percepibile soltanto una striscia mediana,

appunto quella che forma la materia fisica, che viene vista con l’occhio fisico.

Allo stesso modo in cui la sostanza continua verso l’alto, quale base dell’eterico e dell’astrale,

ugualmente continua verso il basso e diviene di nuovo invisibile.

 

Ed ora che ci siamo posti davanti agli occhi l’articolazione del corpo umano,

saremo anche in grado di metterci di fronte l’articolazione dei corpi di queste altre entità.

 

Abbiamo visto che l’uomo ha il corpo fisico, il corpo eterico, il corpo astrale e l’io.

• A quelle entità che noi chiamiamo esseri elementari manca l’io, e perciò manca loro anche la responsabilità.

Essi hanno invece sviluppato un principio al di sotto del corpo fisico;

lo potremmo chiamare “meno uno”,

per cui possiamo dire che in loro sono elaborati i princìpi tre, due, uno e meno uno.

 

Proseguendo, vediamo però che non vi sono soltanto entità che cominciano col corpo astrale e arrivano a meno uno,

ma abbiamo anche entità che cominciano con il secondo elemento [il corpo eterico],

e che di conseguenza hanno due arti al di sotto del corpo fisico umano, cioè meno uno e meno due.

E ne abbiamo ancora delle altre, in cui l’elemento più alto è quello che nell’uomo è il più basso.

Esse hanno elaborato l’uno, il meno uno, il meno due e il meno tre.

 

A questo punto possiamo anche farci un concetto più chiaro del perché queste entità non siano visibili.

Si potrebbe infatti obiettare: se esse hanno un corpo fisico, dovrebbero essere visibili.

 

Ora, se gli arti costitutivi superiori dell’uomo non esistessero,

se l’uomo avesse esclusivamente un corpo fisico, questo apparirebbe del tutto diverso.

Quando l’uomo muore, il corpo fisico rimane solo.

Esso allora si dissolve, si disgrega in ogni possibile atomo. Questa è la sua figura naturale.

Che esso sia tale quale voi lo vedete, dipende dal fatto

che è compenetrato dal corpo eterico, dal corpo astrale e dall’io.

 

Certamente le entità che chiamiamo gnomi o coboldi hanno un corpo fisico,

ma mancano loro l’io, il corpo astrale e il corpo eterico.

Proprio le entità che hanno un corpo fisico quale principio più alto, sono quegli esseri che chiamiamo gnomi.

Essi hanno tre princìpi al di sotto del corpo fisico,

e questo porta di conseguenza che i loro corpi siano molto meno visibili di quelli degli uomini.

Le forze di queste entità giacenti sotto il piano fisico fanno sì che in loro

anche quello che è il principio del corpo fisico non possa mai essere visto dall’occhio comune.

 

Che abbiano qualche cosa di vicino, di somigliante alla materia fisica, può accadere soltanto per effetto di una forte pressione, come quella che si ha quando la materia esteriore li comprime insieme. Allora la loro corporeità viene talmente compressa che essi si ritrovano pigiati in gran numero, schiacciati l’uno contro l’altro, e si sviluppano in quel modo straordinario che vi ho descritto poco fa. Se allora, scavando la terra, si annulla la pressione esterna, ne segue in generale un processo di dissoluzione che si compie con una rapidità spaventosa, superiore a quella del processo di dissoluzione del corpo umano dopo la morte. Per questo tali entità non possono mai diventare visibili, anche se hanno un corpo fisico.

Soltanto a chi è in grado di guardare attraverso la terra fisica, esse mostrano un piccolo corpo fisico, il quale ha in sé qualcosa che nella sua struttura, nella sua organizzazione è simile allo strumento del pensiero umano, allo strumento dell’intelligenza umana. Non senza ragione coloro che grazie a un particolare senso della natura descrivono gli gnomi, ne tratteggiano in modo speciale proprio la testa. Tutti i simboli che ci vengono disegnati hanno il loro fondamento reale nella verità.

Questi gnomi hanno una specie di intelligenza che agisce in modo chiaramente automatico. E’ proprio come se il vostro cervello fosse tolto fuori dalla compagine del vostro essere e non fosse penetrato dai vostri arti; in tale condizione il cervello non agirebbe più secondo l’intelligenza superiore, ma contro di essa. Ecco in qual modo possiamo porci davanti agli occhi queste entità che chiamiamo gnomi. Più avanti potremo riversare ulteriore luce sugli esseri che stanno più giù dell’uomo.

 

Ma prima dobbiamo farci un’idea di dove stiano tali entità nel corso dell’evoluzione. Questa domanda in realtà è assai importante ed è legata non soltanto alla nostra evoluzione passata, ma anche a quella futura. Questo è l’essenziale. E come è legata alla nostra evoluzione futura? A tale scopo vogliamo osservare l’evoluzione dell’uomo.

 

Noi sappiamo che l’uomo passa di incarnazione in incarnazione;

sappiamo che in ogni nuova incarnazione egli porta dentro di sé i frutti della precedente.

• Sappiamo che, in fondo, in ogni nuova incarnazione l’uomo è compartecipe della propria creazione,

tanto per la forma quanto per le qualità e per il destino.

• Quanto gli viene incontro come destino è tratto dalle azioni che egli stesso ha immesso nel mondo esteriore.

Ed esse ritornano come suo destino.

Proprio quello che durante la sua vita egli vi ha immesso, gli torna incontro in forma di capacità e talenti.

Così l’uomo partecipa alla creazione del proprio destino esteriore, come pure della propria organizzazione interna.

 

Ora chiediamoci: che cos’è che ci porta a un gradino più progredito dell’evoluzione (dato che oggi ciascun uomo si trova su un gradino superiore, rispetto a condizioni precedenti dell’umanità)? È ciò che noi stessi ci siamo appropriati di incarnazione in incarnazione.

 

Non invano noi percepiamo il mondo, non invano guardiamo coi nostri occhi,

non invano udiamo con le nostre orecchie: in ciascuna incarnazione noi ci appropriamo certi frutti della vita.

Dopo la morte li portiamo con noi, e quanto lì diviene attivo

produce le forze germinali che opereranno costruttivamente nella prossima incarnazione.

 

Ora, diverse cose possono intervenire. La lancetta della bilancia può oscillare verso l’una o l’altra parte. La condizione ideale sarebbe che l’uomo, in ogni incarnazione, facesse uso della propria vita in modo ordinato, che egli non lasciasse inutilizzato tutto quello che egli può sperimentare, tutto quel che può vivere e che gli può portare frutti per la successiva incarnazione, bensì che portasse con sé tutto ciò che s’è appropriato precedentemente. Di regola però questo non avviene.

L’uomo va fuori strada, o da una parte o dall’altra.

O egli non utilizza correttamente la propria vita per cogliere tutto quello che potrebbe cogliere, e allora talune forze rimangono inutilizzate, ed egli porta nella nuova incarnazione meno di quello che gli sarebbe stato possibile;

oppure penetra troppo profondamente nella propria incarnazione e si collega troppo con la propria corporeità.

 

Ci sono in effetti due specie di uomini.

• Gli uni vorrebbero vivere soltanto nello spirito e collegarsi poco con la corporeità.

Le nature ordinarie chiamano tali uomini sognatori, fanatici e così via.

• Gli altri uomini invece entrano troppo profondamente nella corporeità.

Essi non solo utilizzano quanto è da prendersi da una incarnazione, ma sono tutt’uno con la loro incarnazione.

A loro piace ed è caro essere tutt’uno con l’incarnazione; non serbano quanto passa di incarnazione in incarnazione,

ma lo lasciano affondare in ciò che dovrebbe essere soltanto lo strumento del nocciolo essenziale ed eterno dell’uomo.

 

Vi ho già fatto notare una volta che c’è un mito, una saga molto importante, che ci pone dinnanzi ciò che possono vivere quegli uomini che penetrano troppo profondamente nell’elemento temporale e passeggero di una incarnazione. Se pensiamo in modo da portare la cosa agli estremi, possiamo rappresentarci un uomo che dice: “Cosa me ne importa di dover portare qualche cosa in una prossima incarnazione! Io voglio essere tutt’uno con questa incarnazione, mi piace, mi conviene! Di quel che dovrà essere in futuro, non me ne importa un bel niente”.

Rappresentiamoci quest’uomo seduto all’angolo di una strada. Davanti a lui passa una delle grandi guide dell’umanità. Quell’uomo però non ha alcun interesse per il futuro, e respinge da sé la guida pensando: “Non voglio saper niente di te, che vuoi portare il nocciolo del mio essere in future incarnazioni, nelle quali l’umanità sarà più perfetta. Io voglio essere tutt’uno con la mia figura attuale!” Un uomo simile, che allontana da sé una tale guida dell’umanità, riapparirà nella medesima figura. E se questo modo di pensare indurisce in lui, allora, anche nell’incarnazione seguente egli allontanerà da sé le guide dell’umanità e riapparirà sempre nella medesima figura.

Ora invece rappresentiamoci degli uomini che ascoltino le grandi guide dell’umanità: essi serberanno sempre il nocciolo eterno dell’anima, e quando l’umanità sarà progredita, anch’essi appariranno con una figura ulteriormente evoluta.

Ma chi allontana da sé le grandi guide dell’umanità, quello deve ritornare sempre identico, poiché ha potuto dare vita a un’unica figura.

Questa è la saga di Asvero, che deve ripresentarsi sempre nella medesima figura perché ha respinto da sé la mano della più grande delle guide, del Cristo.

 

Dunque, due sono i casi:

• o l’uomo è tutt’uno con l’essere di una incarnazione e respinge da sé la guida dell’umanità,

• oppure matura in sé la possibilità di evolversi a gradi superiori.

 

Le razze non decadrebbero, non tramonterebbero, se non vi fossero anime che non possono e non vogliono avanzare verso gradi superiori. Oggi non posso dire di più su ciò che viene inteso dicendo che l’uomo “è tutt’uno con la razza”. Vi è tutta una serie di razze, durante il corso della nostra evoluzione terrestre, che sorgono e decadono.

 

Gli Atlantidei sono progrediti attraverso le razze.

Queste sono scomparse, ma le anime umane sono passate ad altre forme.

Per le anime però che vogliono restar ferme, che vogliono essere tutt’uno con la razza,

v’è la possibilità di cadere “sotto il proprio peso” e di consacrarsi alla materialità.

• Vi sono sedici possibilità di restare impigliati nella razza. Sono chiamate le “sedici vie della rovina”.

• Col suo progredire, invece, l’uomo potrà elevarsi a gradini sempre più alti.

 

Così vediamo che è realmente possibile che l’uomo si impigli talmente in un’incarnazione da rimanere, per così dire, indietro nel corso dell’evoluzione. Gli altri suoi fratelli d’anima si troveranno ad un grado superiore, quando egli riapparirà in una nuova incarnazione. Allora egli dovrà accontentarsi d’una incarnazione di livello inferiore, quale gli è data da una razza decadente. Questo fatto però non deve spaventare. Per nessuno oggi le cose stanno in modo che non possa recuperare e perciò debba poi cadere fuori dalla linea dell’evoluzione. Ma questa eventualità dobbiamo porcela davanti all’anima.

 

Ora consideriamo per una volta il caso estremo, e poniamo che un uomo si impigli totalmente nell’essere di una incarnazione e che sia poi costretto a compiere in sedici incarnazioni quello che non è stato in grado di compiere in una; poniamo cioè che egli percorra le sedici vie della rovina. La Terra non lo aspetta; essa prosegue oltre. E così alla fine egli perverrà ad un grado in cui non troverà più possibilità alcuna di incarnarsi in un corpo umano, poiché non vi saranno più corpi nei quali tali anime, impigliatesi troppo densamente nella corporeità, possano incarnarsi (dato che l’elemento materiale è sempre espressione dell’elemento animico). Tali anime perderanno perciò la possibilità di incarnarsi e non vi saranno per loro altre opportunità.

Pensate un po’ a cosa perderanno tali anime, anche se soltanto in casi eccezionali sarà possibile che tale condizione si realizzi appieno nella futura evoluzione della Terra.

 

• Solo uomini del tutto particolari avranno già durante l’evoluzione terrestre

la possibilità di aderire talmente al male da non avere più l’opportunità di incarnarsi,

poiché non vi saranno più corpi sufficientemente guasti per loro.

 

Supponiamo che tali entità rimangano sulla Terra quando questa si sarà trasformata in Giove: siccome quel che avviene più tardi è il risultato di quanto si è svolto prima, anche allora esse non troveranno nessun corpo adatto a loro, perché per quei corpi che saranno ad un ordine più basso dell’uomo esse risulteranno, per così dire, troppo buone, e per i corpi umani troppo malvagie. Esse dovranno quindi crearsi un’esistenza senza corpo, dovranno proprio scindersi da quello che è il corso dell’evoluzione umana.

Per qual motivo esse hanno meritato questo? Per il fatto che non hanno utilizzato la vita. Il mondo stava attorno a loro: esse non hanno utilizzato i sensi per percepire il mondo e con ciò arricchire il nocciolo dell’essere e portarlo ad una perfezione maggiore. Esse dunque non progrediscono col progredire dell’universo, restano indietro ad un determinato gradino.

 

Tali entità, rimaste indietro a un dato gradino, riappaiono, in un’epoca successiva,

circa con il medesimo carattere del tempo precedente, poiché sono state tutt’uno con esso.

Ma non riappaiono nelle forme e nelle figure della nuova epoca, bensì quali spiriti subordinati della natura.

Nella seconda metà dell’evoluzione di Giove,

la stirpe umana fornirà un’intera serie di tali nuovi spiriti della natura, giacché l’uomo, al grado di Giove,

avrà elaborato completamente il quinto arto fondamentale della propria entità, il manas.

 

Ma per quelli che sulla Terra non hanno utilizzato la possibilità di elaborare questo quinto arto,

per quelli non vi sarà più figura; essi appariranno quali spiriti della natura,

e avranno quattro arti fondamentali, di cui il quarto sarà il più alto.

Mentre su Giove l’uomo normalmente evoluto avrà i corpi fondamentali 5, 4, 3, 2,

essi avranno il 4, 3, 2, 1 e non potranno ottenere una figura esteriore.

Questo sarà il destino di quegli uomini che non hanno fruito della vita terrestre

per sviluppare un poco alla volta i loro arti superiori.

Essi saranno, per così dire,

gli invisibili spiriti elementari attivi di un futuro periodo evolutivo.

 

Con gli attuali esseri elementari è andata così in epoche evolutive passate,

solo che il carattere delle singole epoche evolutive cambia continuamente.

Noi siamo saliti tutti al grado della responsabilità morale, e di conseguenza

gli Spiriti naturali sorti dagli uomini avranno su Giove una certa responsabilità morale,

dato che noi già sulla Terra l’abbiamo, e per questo si distingueranno dagli attuali esseri della natura.

 

Ora ricordiamoci quanto ho detto riguardo al modo in cui Giove si differenzierà dalla nostra Terra.

• Noi abbiamo descritto l’essere della Terra come il pianeta dell’amore,

a differenza dell’essere della Luna che abbiamo chiamato il pianeta della saggezza.

Come sulla Terra si è sviluppato via via l’amore,

così sulla Luna si è sviluppata la saggezza che troviamo intorno a noi.

L’amore è germogliato nella forma più bassa già nella lontana epoca lemurica,

e si è trasformato via via a gradi più elevati fino alla sua più alta forma spirituale.

• Allorché il pianeta Terra riapparirà quale Giove,

gli abitanti di Giove guarderanno all’amore così come gli abitanti della Terra guardano alla saggezza.

 

Quando l’uomo guarda alla saggezza che lo circonda, ad esempio a quella intessuta nell’osso del femore superiore, di cui ammira la meravigliosa costruzione, deve dirsi: nessun ingegnere sarebbe oggi in grado di fare quello che la saggezza cosmica ha fatto in quel pezzo di osso.

 

L’intero pianeta terrestre, sotto un certo aspetto, è saggezza cristallizzata,

che si è venuta formando a poco a poco sulla Luna.

• Ugualmente sulla nostra Terra, un po’ alla volta, si formerà l’amore.

E come noi uomini ammiriamo la saggezza in tutto quello che qui ci attornia,

così l’abitante di Giove sentirà esalare intorno a sé l’amore che fluirà da tutti gli esseri.

Questo amore fluirà da tutti gli esseri e ci parlerà

come ci parla la saggezza celatasi nella Terra durante l’antica esistenza lunare.

Così progredisce la Terra, di grado in grado.

 

• La Terra è il cosmo dell’Amore.

Ciascuna esistenza planetaria ha il suo compito specifico.

Come la saggezza universale governa la nostra Terra, altrettanto l’amore governerà Giove.

E come le forze distruttrici presenti nella saggezza

provengono dagli esseri dell’antica Luna che sono rimasti indietro,

così su Giove vi saranno forze distruttrici dell’amore

che verranno poste entro la trama generale dell’esistenza come forme decadute degli esseri terrestri rimasti indietro.

Come spiriti della natura essi avranno egoistiche pretese d’amore,

e saranno le forze devastatrici entro l’esistenza di Giove.

 

• Il rimanere indietro degli uomini nelle singole incarnazioni foggia le potenze distruttive della natura.

• Così vediamo come il mondo venga tessuto sia di elementi utili che di elementi dannosi.

• Così abbiamo collegato un elemento morale al processo universale.

 

Gli gnomi sono dunque quegli spiriti della natura che hanno una sola parte costitutiva dell’uomo e tre al di sotto;

le ondine hanno due parti al di sotto;

le silfidi hanno tre parti costitutive dell’uomo e una al di sotto.

Tutti questi esseri sono rimasti indietro in precedenti epoche planetarie

e non hanno sviluppato uno spirito.

Essi sono dunque “sotto-spirituali” e consistono unicamente di corpo ed anima.

Sono entità bipartite, e le chiamiamo gnomi, ondine e silfidi.

 

Gnomi                                     1      parte al di sopra  e     3     al di sotto

Ondine                                   2      parti          “ “                2            ” “

Silfidi                                      3         “               “ “                1            “ “

Salamandre                         4          “              “ “                0            “ “

 

Ora voi mi chiederete: da dove provengono le salamandre?

Esse infatti costituiscono una quarta specie.

Se voi mi chiedete da dove provengono le prime tre specie di entità,

posso rispondere che sono entità rimaste indietro da precedenti stati della Terra.

Le salamandre, invece, hanno elaborato in parte (solo in parte) il quarto principio,

ma non sono così progredite da aver potuto assumere figura umana.

Da dove provengono dunque? Alla fine voglio chiarirvelo.

 

Se voi comprenderete questa quarta specie di entità, allora potrete comprendere molto dei segreti della natura che ci circonda.

Se noi risaliamo la scala dell’evoluzione umana, giungiamo via via a forme sempre più spirituali.

Sappiamo che le singole specie animali si sono via via separate

quali fratelli rimasti indietro durante la progressiva evoluzione umana.

 

L’uomo è arrivato tanto in alto nella sua evoluzione,

per il fatto che è entrato per ultimo nell’esistenza fisica.

Gli altri esseri sono diventati tali perché non hanno potuto attendere e sono penetrati prima nell’incarnazione fisica.

Gli animali hanno anime di gruppo, le quali esistono solo sul piano astrale ma che però lavorano entro il mondo fisico.

• Ciò che la Luna ha dato alla nostra evoluzione, la saggezza,

la vediamo perfezionata nel senso più vasto nel regno animale per opera delle anime di gruppo.

 

L’uomo non deve attribuire esclusivamente a se stesso la saggezza; per mezzo di essa egli foggia la propria civiltà, ma la saggezza è presente in ben più vasta misura in tutto il pianeta terrestre. Un uomo orgoglioso dell’umanità può dire: “Quanto hanno progredito gli uomini nella saggezza! Le nuove invenzioni ne sono una prova”.

Già a scuola viene insegnato che tutto è opera della saggezza umana; ad esempio la carta. Certamente la carta fu una conquista della saggezza umana, la vespa però era capace di farla molto tempo prima! I nidi di vespe sono costruiti con lo stesso materiale della carta fatta dagli uomini. In tal modo possiamo osservare l’intera natura, e ovunque vedremmo regnare la saggezza. L’io di gruppo delle vespe ha scoperto la carta molto prima dell’uomo! Non è la singola vespa a fare la carta, ma l’anima di gruppo.

Così vediamo come la saggezza umana sia intessuta e impressa in tutto il pianeta terrestre. Potremmo ispezionare pezzo per pezzo la Terra e troveremmo ovunque questa saggezza.

Però, soltanto fino ad un determinato punto il rapporto degli animali con le loro anime di gruppo è tale, se così posso dire, quale dev’essere da un punto di vista puramente cosmico. Qual è questo rapporto delle anime di gruppo verso il singolo animale?

 

Pensate l’anima di gruppo d’una specie di insetti:

• quando il singolo insetto muore, per l’anima di gruppo è come per noi la caduta di un capello che poi ricresce.

Gli animali che sempre di nuovo si formano sono soltanto nuovi arti dell’anima di gruppo.

 

Potete osservare ulteriormente la specie animale, e sempre constaterete che ciò che di essa sta sul piano fisico si comporta come una nube che si scioglie e poi di nuovo si riforma. Si metamorfosa l’esistenza fisica, e dallo spirito di gruppo si rinnovano soltanto le membra fisiche. La cosa procede così fino a un determinato grado, poi entra in gioco qualcosa d’altro. E, ciò che è più importante, questo avviene proprio quando arrivate agli animali più progrediti. Qui proprio interviene qualcosa che non sembra più simile a quanto ho descritto or ora.

Prendiamo, per esempio, le scimmie. La scimmia, nella singola figura, prende troppo dal proprio spirito di gruppo. Mentre dall’animale inferiore tutto torna di nuovo all’anima di gruppo, la scimmia – essendo più complessa – trattiene qualcosa nella propria organizzazione fisica. Quel che vi è fluito in eccesso dallo spirito di gruppo, non può più tornare indietro.

 

• L’animale inferiore è un arto che lo spirito di gruppo crea e riaccoglie in sé.

Persino per il leone è così.

• La scimmia invece, dopo essere stata creata dallo spirito di gruppo,

ne cava fuori qualcosa che non può più tornare indietro.

Quando il leone muore, la sua componente fisica si dissolve e quella animica torna allo spirito di gruppo;

• la scimmia invece trattiene ciò che ha svincolato dallo spirito di gruppo.

 

L’io degli uomini va di incarnazione in incarnazione, ed è capace di evoluzione per il fatto che può reincarnarsi.

La scimmia non si reincarna, ma nemmeno può tornare indietro.

Per questo la scimmia ci appare così strana, poiché in realtà è un essere svincolato dallo spirito di gruppo

tanto da non potervi far ritorno; ma neppure può reincarnarsi.

Anche i marsupiali fanno parte di quegli animali che cavan fuori qualcosa dallo spirito di gruppo.

 

Ciò che rimane di queste cosiddette anime individuali di animali e che non può reincarnarsi

costituisce l’origine vera di un quarto gruppo di spiriti elementari.

• Esso è formato dalle parti svincolate di quegli animali che non possono ritornare indietro allo spirito di gruppo,

perché hanno sorpassato il punto normale della loro evoluzione.

 

Di parecchi animali rimangono indietro tali entità simili all’io. Esse vengono chiamate “salamandre”.

Questa è la forma più alta tra gli spiriti della natura,

perché in qualche modo essa ha in sé qualcosa di simile all’io.

 

Con ciò vi ho iniziati alla natura d’una serie di entità che impareremo a conoscere con sempre maggior precisione. Oggi abbiamo imparato soltanto la natura e il fondamento del loro essere ed il loro speciale rapporto. Ma esse agiscono nel nostro mondo, e le loro manifestazioni possono essere percepite.

 

Adesso vogliamo procurarci un ulteriore concetto di questi spiriti elementari.

• Le cosiddette salamandre vengono ad esistenza anche oggi in modo straordinario,

quando certe nature umane che si trovano ad un livello specialmente basso,

e che però continuano ad incarnarsi, lasciano indietro una parte della loro natura inferiore.

 

• Divengono degli elementi particolarmente cattivi dentro alla nostra evoluzione,

queste nature umane rimaste indietro come una specie di spiriti della natura

e che attraversano la nostra esistenza.

• Queste entità spirituali hanno tutte una qualche parentela con l’uomo

e intervengono nell’evoluzione umana, seppure in modo perturbativo.

 

Molto di quanto attraversa il nostro spazio spirituale, e di cui neppure ci possiamo sognare, si mostra anche troppo nei fenomeni esteriori.

• Molti cattivi fenomeni della civiltà, che oggi appaiono quasi naturali, diverrebbero chiari agli uomini

se essi sapessero con quali forze perturbative e ritardanti hanno a che fare.

Gli effetti si manifestano in alcuni fenomeni decadenti della nostra civiltà.

Soltanto perché ciò viene riconosciuto da coloro che riescono a decifrare i segni dei tempi, è stata chiamata a vita la nostra società teosofica. Chi sta nel mondo senza conoscenza, è costretto a lasciare le cose agire intorno a sé facendosene fantasiose rappresentazioni. Chi invece riconosce le attività di queste entità sarà anche in grado di riconoscere l’utilità del movimento teosofico.

• Esso vuole liberare l’uomo dalle forze che vogliono trattenerlo indietro.

 

Se noi non volessimo addentrarci nella conoscenza di tali cose, la civiltà cadrebbe nella completa decadenza.

Nel prossimo futuro si potranno sperimentare ogni sorta di densi fenomeni culturali.

• Vedrete che quelli che chiamano le cose col loro nome saranno chiamati sognatori.

• Il mondo prenderà sempre più un’impronta tale,

che quelli che conoscono la verità saranno chiamati sognatori e fantasticoni,

mentre gli autentici fantasticoni sono quelli che vogliono attenersi soltanto all’apparenza esteriore.

 

Il vero progresso della nostra civiltà sta però nel penetrare con conoscenza in quelle che sono le potenze nemiche.

Conoscenza è quella che, per opera della corrente spirituale teosofica,

porterà nel giusto senso a verità reale quella sentenza che la Guida della vita cristica proclamò ai suoi:

 

«Voi conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi».

 

Ma solo una verità che abbracci la piena realtà

potrà rendere gli uomini completamente liberi.