Sul ritmo dei corpi dell’uomo

O.O. 107 – Antropologia Scientifico-Spirituale Vol. II – 21.12.1908


 

I corsi che vengono svolti in parallelo con queste conferenze seguono un dato ordine, e qui, nel nostro gruppo, la possibilità di ascendere verso ambiti di riflessione sempre più alti dipende appunto dall’ordine che abbiamo adottato per quei corsi. Pregherei di tenerli quindi nel massimo conto. È necessario avere un punto fermo, a partire dal quale potersi spingere sempre più avanti con le conferenze. Altrimenti, bisognerebbe veramente cominciare ogni anno daccapo.

 

Oggi ci occuperemo di qualcosa che, ancora una volta, ha in apparenza ben poco da spartire con le ultime conferenze, ma che pure si innesterà nel ragionamento che stiamo facendo quest’anno. Ci riferiremo a una osservazione contenuta in una delle più recenti conferenze pubbliche, quella su “La superstizione dal punto di vista scientifico-spirituale”.

 

Si trattava di un’osservazione che non poteva essere ulteriormente sviluppata in una conferenza pubblica, poiché, per addentrarvisi più a fondo, occorre basarsi su cognizioni preliminari che non attengono tanto all’intelletto, alla facoltà conoscitiva intellettuale, quanto piuttosto a una facoltà conoscitiva che ha sede in tutto l’insieme della nostra costituzione animica, e che possiamo acquisire solo dopo avere collaborato per anni alla vita di un gruppo. Solo attraverso questo paziente lavoro possiamo arrivare al punto di considerare possibili e plausibili tante cose che prima ci sarebbero sembrate assurde, così da accettarle come parte integrante della nostra vita e constatare quanto si dimostrino rispondenti al vero.

 

L’osservazione da cui prenderemo le mosse era questa: che il settimo giorno rappresenti una crisi nel decorso di talune malattie, fra le quali ad esempio la polmonite, non è una superstizione, ma un normale dato di fatto, tanto che, di fronte a questa crisi che insorge immancabilmente nel settimo giorno e può condurre facilmente alla morte, il medico deve fare di tutto perché il malato ne venga fuori. Questa cosa, oggi, è riconosciuta da qualunque medico dotato di senno, eppure i medici non sono in grado di investigarne le cause, perché non hanno la minima percezione delle ragioni di fondo delle cose, di quelle ragioni che vanno rintracciate nella sfera spirituale. È tempo dunque di riflettere sul fatto che nella polmonite si manifesta, riguardo a quanto s’è detto, un qualcosa di assolutamente singolare, legato al misterioso numero sette.

 

Ora, il nostro modo di considerare l’uomo dev’essere tale da offrirci la possibilità di comprendere questo fatto e molti altri ancora. Voi tutti sapete – giacché se n’è parlato qui un’infinità di volte – che una vera conoscenza dell’uomo è possibile solo a condizione di concepirlo sulla base della sua quadripartizione: corpo fisico, corpo eterico, corpo astrale e io. Fra queste quattro parti costitutive della natura umana c’è un’estrema varietà di correlazioni e di rapporti d’interdipendenza. Ognuna agisce sull’altra, e quindi tutte interagiscono fra loro. Ma l’interazione è assai più complessa. Solo molto lentamente, e per gradi, si può arrivare a conoscere quest’insieme di rapporti, e con esso le relazioni fra le parti costitutive dell’uomo e determinate forze, vicende ed entità del cosmo intero.

 

L’uomo infatti, con tutte le sue parti costitutive, si trova – e anche questo è molto importante – in un rapporto continuo e scambievole con il cosmo. Il corpo fisico, il corpo eterico e le altre parti che conosciamo sono in relazione fra loro, ma sono altresì in relazione con il cosmo, con tutto quanto il mondo che si estende intorno a noi. Difatti, quel che abbiamo in noi è in un certo senso anche all’esterno, è anche al di fuori di noi, e possiamo affermare, in conclusione, che il modo migliore per individuare queste relazioni verso l’interno e verso l’esterno è senz’altro quello di considerare l’uomo nello stato di veglia e nello stato di sonno.

 

Se quello che abbiamo davanti è l’uomo dormiente, vuol dire che di fronte a noi giacciono coricati nel letto il corpo fisico e il corpo eterico, mentre il corpo astrale e l’io si trovano sotto un certo aspetto fuori dei primi due. Questa non è tuttavia che una descrizione approssimativa. Ed è vero che per molte cose una certa approssimazione può indubbiamente bastare, ma noi oggi vogliamo acquisire una nozione un po’ più precisa dei fatti in questione.

 

A prima vista, dunque, il corpo astrale e l’io non sono attivi nel corpo fisico. Tanto il corpo fisico però, con il suo sistema nervoso e il suo sistema sanguigno, quanto il corpo eterico, non possono assolutamente esistere se non sono compenetrati da un corpo astrale e da un io comunque strutturato. Né il corpo eterico potrebbe sussistere se non fosse compenetrato da entità superiori.

 

Nell’istante in cui l’uomo esce da sé con il proprio corpo astrale e il proprio io, le attività di queste due parti costitutive della natura umana devono pur venire surrogate. Il corpo umano non può rimanersene lì senza che in esso siano attivi un io e un corpo astrale, e pertanto anche nell’uomo dormiente dobbiamo avere un io e un corpo astrale attivi.

Per essere precisi, dovremmo dire così:

• l’io e il corpo astrale che agiscono nel corpo fisico dormiente dell’uomo sono nell’uomo anche durante il giorno, ma la loro attività è completamente scalzata dal corpo astrale e dall’io dell’uomo desto, i quali annullano con la propria azione quella delle altre entità, delle entità superiori.

Se vogliamo rappresentarci l’io, l’io umano di oggi, così com’è nell’uomo desto, dobbiamo dirci: nell’uomo desto, questo io umano è all’interno del corpo dell’uomo e, con l’attività che esercita nel periodo di veglia, sottrae a un io ben più esteso la sua sfera d’azione.

Nel sonno, invece, che cosa fa propriamente questo nostro io limitato?

 

Per parlare con sufficiente precisione, possiamo in verità dire così:

• questo io, che di giorno si è liberato del grande io cosmico e vive nel corpo umano rispondendo solo a se stesso, di notte sprofonda nell’io cosmico, rinuncia ad agire in proprio.

• E in virtù di questo immergersi, di questo calarsi dell’io diurno nell’io cosmico, l’io cosmico può agire indisturbato e rimuovere tutta la fatica accumulata dall’io diurno.

• L’io notturno è possibile, nella sua pienezza, solo in quanto l’io diurno si inabissa nell’io cosmico, solo in quanto vi sprofonda.

 

Se volete raffigurarvelo, potete rappresentarvi questo rapporto dell’io diurno con l’io notturno immaginando che l’io diurno descriva un cerchio, per così dire, e ne percorra il tratto più lungo fuori del grande io, mentre di notte vi sprofonda.

Per sedici ore, ad esempio, è fuori dell’io notturno, e per otto ore vi sprofonda.

 

 

Potrete capire la cosa come si deve solo se intenderete in un senso assolutamente rigoroso ciò che ho appena detto, ossia che il vostro io non è mai lo stesso durante le sedici ore – quelle che possiamo assumere come periodo normale di veglia -, che durante questo periodo l’io subisce in continuazione delle modificazioni, che descrive un dato tratto di un cerchio e poi sprofonda, e che anche durante la notte continua a subire delle modificazioni, delle quali l’uomo comune non sa nulla. Queste modificazioni trapassano sempre più nell’inconscio, fino a un momento culminante, a partire dal quale l’io comincia piano piano a ridiventare cosciente.

 

Dobbiamo dire perciò che l’io umano, nel corso di ventiquattro ore, subisce di continuo determinate modificazioni, modificazioni che noi, rappresentandocele con un simbolo esteriore, immaginiamo si susseguano in un circolo, come si trattasse di una lancetta d’orologio che descrive un cerchio e periodicamente sprofonda nel grande io cosmico.

 

In modo del tutto simile, anche il corpo astrale dell’uomo subisce delle modificazioni. E anch’esso si modifica in una maniera tale da farci pensare a un circolo, se rappresentiamo la cosa in termini simbolici. Anche nel corpo astrale le modificazioni sono tali, in effetti, che dobbiamo parlare sotto un certo aspetto dello sprofondare in un corpo astrale cosmico.

Oggi tuttavia l’uomo non si rende più conto di questo sprofondare nel corpo astrale cosmico, mentre una volta se ne rendeva conto perfettamente. Egli, in quel lontano passato, provava alternativamente, per così dire, veri e propri sentimenti astrali in un dato momento e, in un altro momento, sentimenti completamente diversi.

Così, in un certo momento il suo sentire era più vivo nel rapporto col circostante mondo esterno, mentre in un momento diverso sentiva di più la propria interiorità.

 

Si poteva cogliere quindi una estrema varietà di sfumature nel modo di sentire del corpo astrale, in quanto

• il corpo astrale, nel corso di sette giorni, cioè di sette volte ventiquattro ore, (7×24)

• subisce ritmicamente delle modificazioni, rappresentabili di nuovo con un circolo.

• Così come l’io subisce ritmicamente delle modificazioni entro un periodo di ventiquattr’ore,

(24) modificazioni che oggi si manifestano ancora nell’alternarsi di veglia e sonno,

• allo stesso modo il corpo astrale le subisce in sette volte ventiquattr’ore. (7×24)

 

Nell’uomo dei primordi queste modificazioni ritmiche si manifestavano con grande vivezza.

Nel corpo astrale avvengono quindi delle modificazioni ritmiche che si susseguono in sette giorni, e a partire dall’ottavo giorno il ritmo si ripete.

Per una parte del tempo in cui l’uomo soggiace a questo ritmo, il corpo astrale si immerge in effetti in un corpo astrale cosmico, universale.

Prevalentemente è invece fuori di questo corpo astrale cosmico.

 

• Movendo da simili premesse potete farvi un’idea di quanto siano importanti, per la vita dell’uomo,

• il corpo astrale universale e l’io universale che si manifestano nell’uomo dormiente.

 

Quell’io nel quale egli sprofonda dormendo, quell’io che di notte fa pulsare il sangue, è il medesimo io che, durante il sonno, agisce nel suo corpo.

Egli sprofonda in questo io universale anche quando dorme di giorno e, così facendo, introduce nel suo ritmo una certa irregolarità, la quale avrebbe avuto effetti distruttivi in passato, mentre oggi non è più così deleteria perché, sotto questo aspetto, nel nostro tempo la vita umana è significativamente cambiata.

 

E il corpo astrale dell’uomo, nel corso dei sette giorni, sprofonda effettivamente in quella medesima componente del corpo astrale cosmico, universale, che durante il sonno compenetra il corpo fisico e il corpo eterico. Per conseguenza, i sentimenti e le sensazioni interiori si modificano. Oggi, è difficile che questo richiami la nostra attenzione, mentre una volta non si sarebbe potuto assolutamente evitare di notarlo.

• Oltre all’io e al corpo astrale, d’altronde, anche il corpo eterico subisce delle modificazioni ritmiche ben precise.

 

Come queste avvengano lo potremmo descrivere, in termini simbolici, dicendo che

• il corpo eterico dell’uomo gira in un certo senso intorno al proprio asse in quattro volte sette giorni, (4×7) per tornare infine a quelle stesse condizioni di partenza nelle quali si trovava il primo giorno.

In questo periodo di quattro volte sette giorni si dispiega un ritmo ben preciso.

Qui, però, entriamo già in un ambito del quale bisognerebbe parlare più dettagliatamente per riuscire a comprendere tutto.

 

Ho detto, come ricorderete, che il corpo eterico dell’uomo è femminile, mentre quello della donna è maschile. Il ritmo non è lo stesso per il corpo eterico maschile e per quello femminile, ma oggi non vogliamo addentrarci nei particolari. Limitiamoci a rilevare l’esistenza di questo ritmo e, tenuto conto della differenza che presenta nell’uomo e nella donna, specifichiamo che si dispiega pressappoco in quattro volte sette giorni.

Con questo però non abbiamo ancora finito.

 

• Anche nel corpo fisico si ripetono ritmicamente dei processi ben precisi, per quanto inverosimile possa sembrare all’uomo di oggi.

Certi processi, oggi, sono quasi completamente oscurati perché l’uomo doveva rendersene indipendente, eppure l’occultista è ancora in grado di osservarli.

Se il corpo fisico fosse lasciato totalmente a se stesso, questo ritmo si dispiegherebbe,

• nella femmina, in dieci per sette per quattro giorni, (10x7x4)

• e, nel maschio, in dodici per sette per quattro giorni. (12x7x4)

 

Si dispiegherebbe così se l’uomo fosse tuttora integralmente ed esclusivamente soggetto alle sue specifiche leggi dei ritmi.

Un tempo in effetti era così, ma l’uomo è diventato più libero rispetto agli influssi cosmici circostanti.

 

Abbiamo, dunque, un susseguirsi ritmico di dati processi in ciascuna delle quattro parti costitutive dell’essere umano. E ognuno dei quattro ritmi potete rappresentarvelo, se volete, sotto forma di un circolo. Certo, oggi il ritmo che l’uomo seguirebbe ad esempio nel suo corpo fisico se questo fosse totalmente lasciato a se stesso coincide solo approssimativamente con i processi fisici esteriori, con i processi puramente spaziali che corrispondono a tale ritmo, perché, con il prevalere della libertà su tutti gli altri aspetti della condizione umana, questi rapporti con il cosmo si sono modificati.

 

Avrete notato, considerando il numero dato da dieci per sette per quattro, o da dodici per sette per quattro, che il ritmo del corpo fisico corrisponde pressappoco al corso di un anno.

In termini non più che simbolici, potete rappresentarvi le modificazioni che intervengono nel corpo fisico esteriore immaginando che l’uomo, nel corso di un anno, compia in qualche modo un’orbita: una volta è da questa parte del Sole, una volta dall’altra.

 

Immaginiamo adesso che abbia sempre il viso rivolto al Sole: significa che, nel corso di un anno, deve girare una volta su se stesso e una volta intorno al Sole.

Se uno la considera da un punto di vista soltanto esteriore, gli sembrerà che la cosa sia del tutto irrilevante, mentre ha invece una grande importanza.

 

I ritmi che si dispiegano nei quattro corpi sono stati innestati nell’uomo in tempi lunghissimi, e il fatto che i vari corpi possano entrare reciprocamente in rapporto è disposto dalle gerarchie, da entità delle quali abbiamo già molte volte parlato. Noi sappiamo di essere attorniati da entità superiori. E proprio l’attività di queste entità spirituali, che permeano con le loro azioni lo spazio fisico e spirituale, ha generato questi precisi rapporti.

D’altronde, se riflettete su ciò che abbiamo detto ora, ritroverete, giungendovi per altra via, un pensiero sul quale ci siamo spesso soffermati, qui, lo scorso inverno.

 

• La determinazione del ritmo del corpo fisico ha avuto inizio già sull’antico Saturno.

L’accorpamento del corpo eterico, per cui corpo eterico e corpo fisico si armonizzano nel loro ritmo, dipende dal fatto che altri spiriti, gli spiriti del Sole, hanno stabilito questo ritmo.

Dalla combinazione dei diversi ritmi si origina un rapporto, nello stesso modo in cui il rapporto fra le due lancette di un orologio è determinato dal loro ritmo.

Sull’antica Luna è stato incorporato a sua volta un altro ritmo, quello del corpo astrale.

 

Ora, gli spiriti che hanno organizzato tutto quanto il nostro cosmo – tutto ciò che è fisico è infatti un’espressione di queste entità – dovevano strutturare il movimento fisico esteriore in conformità con i rapporti interiori degli esseri.

Il fatto che attualmente la Terra giri intorno al Sole in un anno dipende dal ritmo che è stato impresso nel corpo fisico molto tempo prima che il sistema esistesse nella sua dimensione fisica. In queste sfere celesti, l’ordine conferito alla dimensione spaziale trae quindi origine dalla dimensione spirituale.

 

La Luna è fatta in modo da girare intorno alla Terra in quanto il ciclo lunare doveva corrispondere al ciclo del corpo eterico dell’uomo, che si compie nel corso di quattro volte sette giorni; in quanto, cioè, questo ritmo doveva trovare la sua espressione nel moto lunare.

Alla diversa illuminazione della Luna da parte del Sole, ai quattro quarti lunari, corrispondono i diversi ritmi del corpo astrale, così come al corso del giorno, nel quale si compie la rotazione della Terra, corrisponde il ritmo dell’io.

 

Proprio considerando il ritmo dell’io ci si può spiegare una cosa che, nonostante rientri da sempre nell’insegnamento di tutta la scienza occulta, agli uomini d’oggi sembrerà un’assurda fantasticheria, mentre invece è vera.

La Terra, in età lontanissime, non ruotava intorno al proprio asse; il moto di rotazione è cominciato solo nel corso dei tempi.

Quando ancora lo stato dell’uomo sulla Terra era un altro, questo moto non esisteva.

 

Il moto rotatorio è stato impresso inizialmente all’uomo, non alla Terra.

• L’io umano ha ricevuto dagli spiriti cui è soggetto l’impulso a ruotare

• e, in seguito, trascinata sostanzialmente dall’io dell’uomo, anche la Terra ha preso a ruotare intorno a se stessa.

La rotazione terrestre è la conseguenza del ritmo dell’io. 

Per quanto possa lasciare stupiti, questa è la verità.

Prima, le componenti spirituali dell’uomo, le quali venivano costituendosi nell’io, dovevano ricevere l’impulso a ruotare; poi, esse hanno trascinato con sé la Terra.

 

Certo, in seguito le cose sono cambiate.

L’uomo, sulla Terra, è diventato libero; la situazione è mutata nel senso che egli si è reso libero dalle potenze cosmiche circostanti.

Ma in origine era così.

Vedete dunque come tutto ciò che di fisico esiste intorno a noi sia propriamente un efflusso dell’elemento spirituale, che viene sempre e dappertutto per primo. Tutte le condizioni di fatto esistenti al mondo fluiscono dall’elemento spirituale.

 

• E adesso considerate il corpo astrale, che nel corso di sette giorni completa, per così dire, un giro. Pensate a come le malattie siano connesse con certe disfunzioni del corpo astrale, nel senso che tali disfunzioni si trasmettono, attraverso il corpo eterico, fino al corpo fisico.

Supponiamo allora che nel corpo astrale sia presente una data patologia. Nell’agire sul corpo eterico, il corpo astrale gli comunica questa patologia, che si trasmette pertanto al corpo fisico. Anche il corpo fisico cade in uno stato patologico. A questo punto, l’organismo comincia a ribellarsi allo stato patologico, a mettere in campo delle forze protettive.

Questa ribellione si concreta di norma nella febbre, che è l’appello rivolto alle forze di guarigione presenti nell’uomo.

 

• La febbre non è malattia, ma è il modo in cui l’uomo chiama a raccolta da tutto il suo organismo l’insieme delle forze capaci di rimediare allo stato patologico.

La ribellione dell’intero organismo a una determinata patologia si manifesta di regola nella febbre.

Nella malattia, la febbre è il fattore più benefico, il più salutare.

La singola parte affetta da una patologia non può curarsi da sola, ma deve giovarsi del concorso delle forze che vengono da altre parti, e questo trova la sua espressione nella febbre.

 

Immaginate, allora, che la febbre compaia in occasione di una polmonite. Per una qualche causa, i polmoni sono rimasti danneggiati. Ma, se un uomo è stato colpito da un danno ai polmoni, vuol dire che il danno lo aveva subito inizialmente il corpo astrale, e che soltanto dopo si è trasmesso, attraverso il corpo eterico, al corpo fisico.

• La causa originaria di una polmonite risiede sempre nel corpo astrale; diversamente, non insorgerebbe la polmonite.

 

Pensate ora al ritmo del corpo astrale.

Nel giorno in cui compare la polmonite, il corpo astrale agisce sul corpo fisico. A questo punto, il corpo comincia a ribellarsi con la febbre. In capo a sette giorni, il corpo astrale e il corpo eterico si trovano nuovamente nella medesima posizione reciproca; parti dell’uno e dell’altro si incontrano nuovamente. Ma il corpo astrale non s’incontra con la medesima parte del corpo eterico, perché, nel frattempo, anche il corpo eterico ha seguito il proprio ritmo. Il corpo astrale s’incontra adesso con una parte successiva del corpo eterico. Questa altra parte del corpo eterico subisce ora a sua volta l’influsso del corpo astrale, ne viene influenzata, e, per la precisione, ne viene influenzata in maniera opposta. La febbre, adesso, viene repressa.

 

In quanto la parte del corpo astrale che sette giorni prima coincideva con il precedente quarto del corpo eterico coincide ora con il suo quarto successivo, si instaura il processo opposto a quello di sette giorni prima, ovvero la reazione alla febbre.

Il ritmo opposto del corpo reprime di nuovo la febbre.

Giacché il corpo umano è fatto per essere sano, e il ritmo tende appunto a questo scopo.

Determinati effetti crescono nei primi sette giorni, e devono decrescere nei sette giorni successivi.

Per l’uomo sano è perfettamente normale che questo crescere e decrescere si alternino.

Ma, se l’uomo è malato, la repressione della febbre ne mette a repentaglio la vita.

 

• Mentre nell’uomo sano un processo ascendente il settimo giorno si inverte, lo stesso processo, nell’uomo malato, dovrebbe perdurare. Un’ascesa veemente provoca tuttavia una veemente caduta. Ecco la ragione della crisi che insorge nel settimo giorno di decorso della polmonite.

Si può avere un riscontro di questo fatto considerando che i polmoni si sono formati in un’epoca nella quale la Luna si era già separata e si apprestava a sviluppare il proprio ritmo, e nella quale cominciava già a svilupparsi anche il ritmo del giorno. Perciò i polmoni sono tuttora connessi con il corpo astrale e con il ritmo del corpo eterico.

 

Voi vedete come la vita umana, e proprio nelle sue condizioni anormali, si possa spiegare in base alla scienza dello spirito, come si possa conoscere l’uomo, nella totalità della sua natura, soltanto a condizione di investigare a fondo i nessi di cui stiamo parlando. Le scienze, pertanto, potranno tornare ad essere feconde di risultati solo se l’uomo sarà permeato dalle grandi conoscenze della scienza dello spirito.

 

Un tempo, fino pressappoco a metà della nostra evoluzione terrestre, l’uomo, con tutti i suoi ritmi, era molto più in armonia con i ritmi esteriori della natura. Dopo di allora, però, e quindi dalla metà dell’epoca atlantica in poi, le cose sono andate fuori ordine.

• L’interiorità dell’uomo si è resa indipendente dal ritmo esteriore.

• Dentro, egli ha mantenuto il suo antico ritmo.

• E proprio in virtù della disarmonia dei ritmi si è guadagnato la sua indipendenza e la sua libertà;

• l’evoluzione verso la libertà che si è avuta nella storia dell’umanità non sarebbe stata possibile ad altre condizioni.

 

Il ritmo dell’uomo, cioè il ritmo della Terra, si è spostato in avanti rispetto a quello del Sole.

Lo stesso vale per gli altri ritmi, ad esempio per quello del corpo astrale.

Prima, nel corso di sette giorni l’uomo provava una gamma di stati d’animo nettamente differenziata.

Per un certo tempo, erano tutte le cose esteriori a esercitare su di lui una grande impressione; in un altro momento, invece, egli viveva immerso nella propria interiorità.

 

Poiché oggi i ritmi non sono più in armonia fra loro, le condizioni dell’esperienza interiore perdurano anche quando l’uomo prova più gioia per il mondo esterno, e viceversa.

Le differenti esperienze si mescolano e si bilanciano, e il corpo astrale ne viene per così dire equamente temperato.

Negli uomini che vivono maggiormente nel loro corpo astrale è ancora possibile cogliere, disponendo di una sottile capacità di osservazione, questo oscillare degli stati d’animo.

In quanti soffrono di malattie psichiche o mentali è possibile accertare le differenze negli stati del corpo astrale.

 

Il ritmo dell’io ha origini molto più recenti, eppure anche qui le cose sono già fuori ordine.

L’uomo, infatti, può anche dormire di giorno e stare sveglio di notte, mentre prima il suo ritmo coincideva sempre con quello esteriore.

Nell’Atlantide, se mai l’uomo avesse voluto dormire durante il giorno e stare sveglio la notte, ne sarebbero derivate gravissime conseguenze. Tutta quanta la sua vita ne sarebbe stata sconvolta.

 

Oggi il ritmo è in qualche modo rimasto, ma è divenuto indipendente dal mondo esteriore.

È proprio come se regolaste un orologio ben funzionante secondo l’ora del Sole, sull’ora segnata dal Sole. Vi leggereste allora precisamente le stesse ore del Sole. Ma supponiamo che, intorno alle sette pomeridiane, mettiate l’orologio sulle dodici. Il ritmo dell’orologio, in questo caso, si manterrebbe perfettamente invariato, solo che sarebbe spostato rispetto a quello del Sole. Lo stesso avviene anche nell’uomo.

 

L’antico ritmo, nel quale l’uomo era accomunato un tempo al cosmo intero, è rimasto invariato. Si è solo spostato. Se l’orologio fosse un essere vivente, avrebbe ragione nello scostare il proprio ritmo dai ritmi circostanti. In un futuro lontanissimo l’uomo deve arrivare, sulla base della sua evoluzione interiore, a far defluire di nuovo il suo ritmo nel mondo.

 

Come un tempo vi sono stati esseri che hanno fatto muovere Sole, Luna e Terra al proprio ritmo, così anche l’uomo in futuro, quando avrà raggiunto lo stadio divino, trasfonderà il proprio ritmo nel mondo.

È questo il senso del progressivo emanciparsi del ritmo dell’uomo. E questo può farci presagire quali siano le basi profonde dell’astrologia, anche se per oggi tralasceremo di occuparci dell’argomento. Oggi abbiamo inteso semplicemente mostrare come la scienza dello spirito non sia un insieme di idee astratte, volte a soddisfare un egoistico interesse, ma come possa invece gettar luce fin sugli aspetti più quotidiani della vita.

 

Bisogna, però, che ci sia la volontà di passare dai fenomeni esteriori alle ragioni di fondo che stanno dietro di essi.

Il ritmo è impresso alla materia per opera dello spirito, e il ritmo che oggi l’uomo porta dentro di sé è un lascito della sua origine spirituale.

Questo ritmo, in effetti, lo si può riconoscere soltanto risalendo ai rapporti che lo determinano all’origine, e ciò sia per l’essere umano, sia anche per gli altri esseri della natura.

 

Già nei diversi animali i singoli corpi – corpo fisico, corpo eterico, corpo astrale e io di gruppo – si trovano fra loro in un rapporto completamente diverso. Per ciascuna specie animale vi è un ritmo differente. Il ritmo del corpo fisico è più o meno lo stesso, ma nel corpo eterico e nel corpo astrale dei vari animali scorrono ritmi del tutto diversi. Si può classificare il mondo animale, allo stesso modo in cui lo si classifica oggi in base alle forme esteriori, in base ai ritmi, ossia valutando caso per caso il rapporto fra il ritmo del corpo astrale e quello del corpo eterico.

 

Non crediate che questi ritmi non siano mai stati chiaramente riconosciuti. Avremo ancora modo di mostrare che non è affatto passato così tanto tempo da quando se ne serbava per lo meno una oscura coscienza. Chi gira per il mondo tenendo gli occhi aperti scoprirà che in molti calendari di uso comune in campagna vengono riportate certe regole con riferimento a determinati rapporti fra animale e terra. Una volta, l’agricoltore organizzava tutto il suo lavoro seguendo per l’appunto le regole di questi calendari rurali. Nel sapere contadino si era segretamente radicata la coscienza dei ritmi naturali.

 

Fatti come questi possono documentarci l’avvento, a partire dal quindicesimo, sedicesimo secolo, di un’età in cui predomina l’astrazione: l’età della scienza esteriore, di una scienza che assolutamente non è più capace di addentrarsi nelle ragioni di fondo delle cose. Ciò è evidente soprattutto nel campo della medicina. In questo campo, oggi, è ormai tutto un procedere tastoni, mentre le solide basi della patologia e della terapia restano confinate in epoche lontanissime.

 

Sono personalmente testimone del martirio subito dall’intelletto e dai sensi allorché si è sperimentata la fenacetina. Questo andare per tentativi, senza neppure la minima guida, mostra che la scienza ha perduto, assieme allo spirito, anche la sua serietà. Una serietà che verrà riacquistata attraverso la conoscenza spirituale.

 

È assolutamente indispensabile distinguere fra una scienza ridotta a caricatura e una conoscenza realmente fondata sullo spirito. Una volta scolpita nell’anima questa distinzione, si vedrà quanto la conoscenza scientifico-spirituale sia necessaria, e come essa debba penetrare in ogni campo del sapere e della vita.