Sull’Apocalisse 19,1. Uomini delle nuvole, uomini dell’arcobaleno e uomini del fuoco nel presente.

O.O. 346 – Apocalisse ed agire sacerdotale – 18.09.24


 

Prima di tutto, oggi, desidererei accennarvi ad un’immagine dell’Apocalisse che rappresenta un’immaginazione dello scrittore di questo libro, nel modo in cui voi siete passati più volte in quelle rappresentazioni di visioni che sono nate collegandosi a questo libro.

 

Non si può sempre dire che queste rappresentazioni di visioni, nate collegandosi con l’Apocalisse, siano così fortunate, ma nell’immagine di cui ora si tratterà – e questa, secondo le considerazioni spirituali, rientra per la sua realizzazione proprio nel proprio tempo – si potrebbero riconoscere appena le singole parti perché, nell’Apocalisse, esse vanno incontro a qualcuno in maniera proprio caratteristica.

Ma per afferrare questo quadro è necessario che proprio qui parliamo di un qualcosa di parallelo importante per il nostro tempo e che, anche è già stato toccato nelle connessioni antroposofiche e che, però, qui a questo punto della nostra discussione sull’Apocalisse può trovare una luce particolare.

 

Considerando l’evoluzione dell’uomo e, contemporaneamente, facendo attenzione su come, in primo luogo, questi diviene un essere tripartito proprio nel trapasso della sua coscienza dal mondo fisico-sensibile – nel modo in cui l’ho descritto nei capitoli sui guardiani della soglia nel mio libro “l’iniziazione” – ci si dirà: Nell’entità umana, proprio nella forma dell’entità fisica, è riassunta una triplicità ed un’unità e questo riassunto è propriamente, in fin dei conti, qualcosa di chiaro.

Diviene chiara perseguendo la rappresentazione che viene espressa, all’interno dell’Antroposofia, sull’articolazione dell’uomo. Prendiamo l’uomo come spirito, anima e corpo. Sarà senz’altro chiaro come questa articolazione si rapporti con dell’altro, che viene dato nell’Antroposofia.

 

Ora, in spirito, nel modo in cui l’uomo oggi lo possiede, vivono i pensieri, i pensieri, come li ho rappresentati nella mia “filosofia della libertà”, dove essi non sono impregnati dalle esperienze dei sensi, bensì sono pensieri puri, creati liberamente nella coscienza umana. Qui, per la loro qualità, i pensieri sono solo infine una parvenza, sono tanto poco una piena realtà che non hanno una forza interiore.

Poiché non abbiamo l’immagine riflessa, li possiamo comparare, non per intero, ma certamente in un certo senso, con immagini riflesse. L’immagine che appare nello specchio, nella direzione delle sue linee non ha un dispiegamento di forze, è interamente passiva.

 

Le idee umane nel loro dispiegamento possiedono della forza in modo tale, come ho detto ieri nell’ora esoterica , da potere afferrare questa stessa forza e da potere renderla intrisa di volontà. Nel cosmo, però, nel suo essere pieno di contenuto, questi pensieri che l’uomo ha in vita, si comportano proprio come immagini riflesse, in modo tale da portare certo nell’entità umana lo spirito, però in immagine riflessa.

Ora, miei cari amici, ciò che portiamo in noi deriva dal mondo che, nella mia “Teosofia” ho descritto come mondo dello spirito e mentre pensiamo sulla Terra portiamo in parvenza, in riflesso, gli ingredienti della regione dello spirito giù sulla Terra. Portiamo ciò che la Teosofia chiama il Devachan, giù nel contesto terrestre, anche mentre pensiamo che questo è solo un debole riflesso. Portiamo in noi questi contenuti sulla Terra, in debole riflesso portiamo l’immagine del cielo.

 

Passiamo all’animico: Qui, prevalentemente, vive il sentimento.

Con il sentimento esso vive nella condizione di veglia, nella plasticità dei sogni, vive nella condizione di sonno.

Sogni e sentimenti si differenziano per il fatto

che, i sentimenti sono il contenuto animico della condizione di veglia,

i sogni sono il contenuto animico della condizione di sogno.

 

Ciò che viviamo come uomini terreni, fra nascita e morte, nei nostri sentimenti,

proviene d’altro canto da un altro mondo – che ho descritto nella mia “Teosofia” -,

dal mondo delle anime in cui viviamo nel suo vero aspetto, dopo la morte.

È nei confronti di questo vero aspetto del mondo animico che poi compare di fronte a noi

– l’ho descritto dopo un certo punto nella “Teosofia” –

che il nostro mondo del sentimento – che da noi viene solo sognato,

perché sogniamo questo mondo animico nei nostri sentimenti –

si comporta proprio come una immagine riflessa,

però come un’immagine mantenuta nell’anima da forze elementari creative.

Qui dentro non c’è la realtà.

 

Ciò che sviluppa il nostro corpo, nel modo in cui siamo ora come uomini terreni, non è coscienza archetipica, porta però in sé le più forti realtà dell’essere. Siamo realmente attivi nel nostro corpo, ma soltanto nel mondo terrestre fisico. Così, le tre membra della nostra entità umana appartengono a mondi diversi. E voi, miei cari amici, volendo agire sull’entità dell’uomo, dovrete perciò avere, nel vostro sentimento, un’attenzione a ciò che si trova nell’esser dell’uomo. Dovete sviluppare, su tali cose, una giusta visione.

Mi sono stati portati malintesi su malintesi, da parte di buonissimi filosofi, proprio riferendosi a questa articolazione, malintesi su malintesi, che indicano com’è difficile per un uomo del presente capace di pensare benissimo di penetrare in maniera giusta nell’Antroposofia. Così, un filosofo, in una discussione, concepiva l’articolazione dell’uomo in modo tale che essa fosse una qualsiasi ripartizione fatta dalla ragione e significante solo un mero formalismo.

 

Naturalmente, si può anche suddividere un tavolo in piatti, gambe e così via dicendo, ma il tavolo intero è di legno, o lo si potrebbe suddividere anche da sinistra a destra. Ma una simile suddivisione arbitraria non ha nulla a che fare con l’articolazione dell’uomo, bensì diciamo così: Si ha ossigeno ed idrogeno nella realtà, che danno l’acqua, non uno schema artificioso.

Così le membra dell’entità umana non sono articolate arbitrariamente, ma sono sorte in una maniera tale, nella realtà della natura umana, che si possa dire:

• Lo spirito deriva dal mondo dello spirito, l’anima dal mondo animico, il corpo fisico dal mondo fisico; questi arti dell’uomo derivano da tre mondi differenti e sono nell’uomo legati l’uno all’altro. E quando l’uomo, con la coscienza, esce dal mondo fisico, la sua interiorità si divide, da una diviene trina.

Ciò che accade con il singolo uomo, senza che il singolo uomo ne prenda parte come individuo, accade anche con l’intera umanità, attraverso gli sviluppi di razza e di popolo.

 

Possiamo dire: L’umanità che si sviluppa,

che vive nel subcosciente di ogni uomo, ma che non affiora nella coscienza abituale,

attraverso la sua evoluzione fa tappe analoghe al singolo uomo.

E proprio nel nostro periodo si compie nel cammino di sviluppo dell’umanità,

qualcosa di simile al trapasso della soglia e nella divisione in tre parti.

Ciò che, per il singolo uomo, è il presentarsi al cospetto del guardiano della soglia nell’epoca dell’anima cosciente,

l’uomo, se lo vuole avere lo deve proprio fare.

L’umanità, però, in maniera incosciente al singolo, nel nostro periodo,

passa di fronte il guardiano della soglia.

 

L’intera umanità compie ciò che è il trapasso della soglia.

Mentre la corporeità fisica, sempre attraverso gli esseri elementari che vi abitavano dentro,

ha dato ancora qualcosa all’uomo sulla Terra, sino alla fine del diciottesimo secolo,

in futuro l’uomo dovrà prendere dal mondo spirituale

tutto ciò che egli troverà interiormente produttivo, anche le sue virtù, non come singolo uomo, bensì come umanità.

 

Siccome alla base dello sviluppo dell’intera umanità si trova un passaggio della soglia, l’uomo, poiché si pone nei confronti di ciò seguendo il suo tempo appare allo scrittore dell’Apocalisse, prima che si presenti ai suoi occhi la visione della donna rivestita di Sole che ha il drago ai suoi piedi.

 

Qui, egli ha un’altra visione, una visione che riproduce chiaramente ciò che lo scrittore dell’Apocalisse vuole dire:

Arriva il tempo in cui l’intera umanità, nella sua parte civilizzata,

deve passare oltre la soglia, dove appare una Trinità, come immaginazione cosmica di ciò che l’umanità compie.

Vi saranno sempre più uomini che, accanto al sentimento che l’uomo può sviluppare,

quando il sano confina con il patologico, avranno un’altra sensazione:

I miei pensieri mi corrono via, i miei piedi vengono attratti verso il basso, attraverso la pesantezza della Terra.

 

Esistono, nel presente, molti uomini che possiedono proprio questo sentimento molto forte, che i loro pensieri gli volino via, che i loro piedi vengano attratti dalla Terra in maniera esagerata. Ora la qual cosa viene sconsigliata all’uomo dalla attuale nostra civilizzazione nello stesso modo in cui si dissuadono i bambini, nel caso questi abbiano qualche visione che si basi su reali fondamenta.

Però ciò che vive fortemente nel nostro tempo, appare di fronte all’occhio chiaroveggente dello scrittore dell’Apocalisse come quella figura che si forma dalle nuvole, ha un viso simile al Sole, che sovrasta un arcobaleno e che ha piedi di fuoco, di cui uno sul mare e l’altro sta sulla terra (Apocalisse 10, 1-2).

 

Si desidererebbe dire che questa, in effetti,

è l’apparizione più importante che si deve presentare all’uomo del presente.

Perché

• in ciò che sopra è il volto nato dalle nubi, si trovano i pensieri che appartengono al mondo dello spirito;

• in ciò che è l’arcobaleno, si trova il mondo del sentimento dell’anima dell’uomo

che appartiene proprio al mondo animico;

• nei piedi di fuoco che prendevano la loro forza dalla forza della Terra ricoperta dal mare,

si trova ciò che è contenuto nel corpo dell’uomo, appartenente al mondo fisico.

 

Qui, desidererei dire, veniamo indirizzati al vero segreto della cultura del presente che si esprime, infine in modo tale, che gli uomini appaiano ugualmente divisi in tre parti, bensì appaiono – cosa che nel nostro periodo si può afferrare solo con le mani – in maniera tale che

• abbiamo uomini delle nuvole che possono solo pensare,

mentre le altre due parti si immiseriscono: Arcobaleni e piedi di fuoco;

• abbiamo uomini arcobaleno, in cui il sentimento è formato in maniera prevalente

che anche, per esempio, possono concepire l’Antroposofia solo con il sentimento, non con la ragione.

 

Non sono presenti però solo nella Società Antroposofica bensì anche fuori nel mondo.

• Questi uomini possono afferrare il mondo solo con il sentimento;

il loro pensare e volere sono miseri ma il sentimento è particolarmente formato.

• Poi, oggi, vi sono uomini che agiscono proprio in maniera tale,

come se avessero formato la volontà in maniera ipertrofica.

•  Il loro pensiero ed il loro sentimento sono miseri:

Uomini che agiscono come i tori, dediti soltanto ai diretti impulsi esteriori – gli uomini con i piedi di fuoco.

 

E la visione di Giovanni, lo scrittore dell’Apocalisse, già rappresenta anche tre tipi di uomini che troviamo nella vita. Dobbiamo già prendere conoscenza di questo segreto dell’attuale epoca di civilizzazione in modo da trattare gli uomini nel modo giusto. D’altronde, tutto ciò risulta osservando i grandi avvenimenti mondiali.

Guardate a tutto ciò che ora accade in Russia.

Abbiamo l’influsso degli uomini delle nuvole prevalentemente uomini pensanti, in cui sentimento e volontà sono immiseriti. Essi desidererebbero trasmettere la volontà al meccanismo sociale, il sentire viene richiesto dalle potenze arimaniche perché gli uomini stessi non lo hanno in proprio potere. Essi sono dei pensatori, ma siccome l’uomo terrestre è configurato arimanicamente e lucifericamente, il suo pensare è tale che si può dire – userò un’immagine che apparirà a qualcuno che conosce la Scienza dello Spirito come un’immagine ovvia; la cosa distoglierà solo chi deve vivere in tali cose -: Prendendo le idee di Lenin e degli altri e considerando queste idee come un’immagine, come appare quello che è una confluenza delle idee di Lenin, Trotzki, Lunacerski così via dicendo?

 

Ci si faccia la rappresentazione di un mondo da queste idee e così si ottiene ciò che, nella fisica, si chiama un sistema di forza, un sistema di forze. Si, miei cari amici, se si fosse un gigantesco spirito elementare, con tali forze si potrebbero formare su una vasta regione delle nuvole, causare tuoni e fulmini, considerando le forze proprio nelle regioni delle nuvole. Ma esse non appartengono alla Terra. Questa è un’immagine che forse vi stupirà, ma colui che scruta nei sottofondi occulti dell’esistenza, lo deve dire.

Nei capi dei russi al comando agiscono e vivono le stesse forze che sono nel lampo, che vengono formate nelle nuvole sui nostri capi e che irraggiano verso il basso i fulmini, che fanno rumoreggiare i tuoni. Là dentro vi sono queste forze, esse agiscono in maniera inopportuna negli uomini a capo del bolscevismo.

 

Vedete, qui avete ciò che, in riferimento a molte cose che sono presenti nel nostro tempo, per lo scrittore dell’Apocalisse, nello sguardo preveggente, sono proprio chiare. Ed egli sapeva, che un tale tratto epocale, che abbraccia sempre un periodo, il quale si può anche già indicare con un numero. Io stesso ho indicato approssimativamente, miei cari amici, un certo numero di anni per quel periodo che, circa, comprende cose come lo sviluppo dell’anima cosciente e lo sviluppo dell’anima affettiva e razionale. Lo ho indicato come la dodicesima parte di 25.920 anni, che corrispondono ad un tale tratto.

Ora, per me, fu realmente per lungo tempo una croce particolarmente pesante, venire proprio a capo del punto dell’Apocalisse di cui ora parlo. In effetti, qui viene indicata dallo scrittore dell’Apocalisse la predizione: 1260 giorni. Si parla spesso di giorni quando realmente si intendono anni. Ma come la mettiamo con lo scrittore dell’Apocalisse sul numero 1260? C’è stato bisogno di una ricerca approfondita per venire a capo del fatto che questi 1260 giorni (Apocalisse 11,3 e 12, 3) – scusatemi dell’espressione triviale – erano un reale sbaglio di stampa nel tramandare l’Apocalisse.

 

Qui si deve intendere “2160 giorni”, allora ciò combacia con ciò che si può vedere ancora oggi. Ed è facilmente possibile che una volta, in una scuola dove ci si occupava della trascrizione, proprio perché nel vedere si vedono molti numeri in immagine riflessa, sia sorta una confusione. Però ciò è qualcosa che nel vivere più approfonditamente l’Apocalisse si considera di meno.

D’altro canto, a quegli uomini ora che si trovano così all’interno della razza, da essere propriamente uomini delle nuvole, stanno dirimpetto altri che sono uomini dell’arcobaleno. In questi il pensiero è misero, vivono preferibilmente con i pensieri tradizionali, hanno un certo timore di accostarsi con i pensieri al mondo spirituale.

Proprio nei territori del Centro Europa incontriamo parecchi uomini arcobaleno.

 

Tanto più ci rechiamo ad ovest, tanto più pensare e sentire sono immiseriti e perveniamo alle formazioni morbose di uomini con i piedi di fuoco. Tali uomini con i piedi di fuoco, si trovano proprio numerosi nei territori occidentali dell’Europa e, presumibilmente in America, in modo tale che possiamo articolare anche la Terra in questa direzione:

Ad est si sono molti uomini delle nuvole, al centro molti uomini dell’arcobaleno,

ad ovest molti uomini con i piedi di fuoco.

 

E possiamo dire: Guardando la Terra spiritualmente dall’esterno, su di essa è distesa qualcosa di simile all’immagine della figura che ci viene incontro con lo scrittore dell’Apocalisse quando prendiamo in considerazione lo sviluppo delle razze. Se ci alzassimo un po’ dalla Terra – spiritualmente, non lo si può fare in mongolfiera o con un dirigibile -, ci si eleverebbe spiritualmente in alto, da un punto che si trova in Vestfalia, e se si gettasse lo sguardo sulla Terra l’Asia avrebbe un volto a forma di Sole, simile ad una nuvola; sull’Europa si vedrebbero diffusi i colori dell’arcobaleno, e più in là ad occidente si vedrebbero dei piedi di fuoco di cui uno sta nell’Oceano Pacifico e l’altro nelle Ande sudamericane. Sotto questa immagine si avrebbe la stessa Terra.

 

Vedete, miei cari amici, queste profezie dello scrittore dell’Apocalisse, che incidono profondamente nel nostro tempo sono qualcosa, che è di straordinaria importanza per l’agire sacerdotale, perché in tutto ciò si trova questo grande enigma del nostro tempo, che si sviluppa a partire da Napoleone. Sotto l’influsso del napoleonismo, del primo Napoleone, nacque solo per la prima volta con piena chiarezza questa tendenza dell’uomo verso la razza, verso la nazione, tendenza che oggi è venuta ad espressione in maniera così incomprensibile attraverso il wilsonianismo.

È qualcosa di propriamente spaventoso il modo in cui oggi gli uomini si immergono nelle razze e nei popoli e come, in fin dei conti, vogliono seppellire ogni cosmopolitismo.

 

Da ciò, però, deriva che c’è proprio questo passaggio attraverso la soglia. E come l’uomo nella sua evoluzione nel mondo spirituale si divide, così gli uomini terreni si dividono nelle regioni, che rimangono incoscienti al singolo individuo umano, secondo uomini delle nuvole, uomini dell’arcobaleno, uomini con i piedi di fuoco.

Questa divisione in tre parti, nel modo in cui l’ho descritta per il singolo uomo ne “L’iniziazione” ha fatto ora la sua comparsa per l’umanità terrena, ora è qui. Il quadro potente che lo scrittore dell’Apocalisse disegna è presente in Asia, in Europa, in America. E, in primo luogo, gli uomini non possono trovare la consonanza fra le tre parti; invece di trovare la consonanza nell’unione, cercano la frammentazione e, nel dettaglio, ciò fa la sua comparsa in maniera del tutto particolare.

Per esempio, si può vedere in questo pensare del tutto esteriore che afferra gli uomini, nel modo in cui gli stessi uomini non si ritrovano assieme nella comprensione interiore, bensì spesso si associano in esteriorità.

 

Per esempio possiamo vedere come, fra la selva boema e i monti Fichtel, dai monti metalliferi nelle catena montuosa di arenaria di Politz-Aderbach in giù fino a March, fino all’attuale Pressburg, Bratislava – in Ungheria si dice Pozsony, non so come si dica oggi -, prendendo i monti Mannhart come limite meridionale, qui, nei cechi, si trova un popolo di uomini delle nuvole nel senso più eminente, un popolo che ha formato solo il pensare e che non è stato riunito in piena comprensione, bensì saldato assieme con gli slovacchi, articolati in maniera del tutto diversa, in cui non è presente il pensare ma che sono degli uomini dell’arcobaleno nel senso più spiccato della parola.

D’altro canto, vediamo, come di nuovo viene sciolto in maniera del tutto esteriore un altro rapporto che si è formato poco prima. In tutto ciò non domina più nessun spirito, bensì l’attività degli uomini terreni che vogliono escludere lo spirito. Vediamo che poco tempo fa la Slovacchia era staccata dalla Boemia, dalla Moravia e dalla Slesia, che è il territorio che ho prima citato. Vediamo che prima l’intera Slovacchia era unita con il paese magiaro e coi i puri magiari.

 

Ora dovete fare una distinzione fra i puri magiari e i magiari immigrati, che si riconoscono già dal nome. Il puro magiaro si parla in modo tale che da non potersi pronunciare in occidente anche quando in particolar modo è più antico; si chiama però Hirschfeld quando è uno dei magiari agitatori del presente che urlano in maniera particolare. Bisogna andare a ritroso fino ai puri magiari. Con essi si ha che fare con degli spiccati uomini dai piedi di fuoco, che poco tempo fa erano uniti con gli uomini dell’arcobaleno della Slovacchia. Il non-spirito attuale del mondo gioca a dadi in maniera tale, che la Slovacchia, sia stata riunita prima con i magiari ed ora con i cechi.

Questo è il modo in cui oggi, soprattutto, si gioca a dadi. Ciò si esprime anche in sintomi che vanno in profondità, nel fatto che Masaryk che sta a capo della repubblica cecoslovacca sia proprio uno slovacco e non un ceco. Ma chi conosce Masaryk, sa che è un uomo dell’arcobaleno, che proprio non può pensare. Si leggano i suoi libri e si vedrà che nei suoi libri pensa il tempo. È un uomo dell’arcobaleno, un vero slovacco.

 

Si devono già osservare attentamente, secondo queste categorie, gli uomini del presente per vedere quale casuale gioco di dadi venga propriamente praticato, il quale, naturalmente, ha il suo fondamento nel karma del cosmo. Qui, dobbiamo gettare uno sguardo a quel periodo – che è propriamente il nostro – che può dire riguardo se stesso di penetrare sempre più nella coscienza dell’uomo, nell’anima cosciente.

Prima gli uomini vedevano scritta all’esterno la scrittura delle stelle, vedevano scritto tutto all’esterno, ciò che è il contenuto dell’antica tradizione, dell’antica sapienza. Ciò che si trova negli antichi libri porta in se, come ricordo, questo uomo tripartito. Si veda in diversi luoghi, e di conseguenza si osserva questa figura, che si estende sull’Asia, l’Europa e l’America. Tutto ciò che veniva annunciato nei posti ricchi di misteri di Macedonia, Grecia, Asia minore, tutto ciò che veniva annunciato sul mondo a Efeso, in Samotracia, a Delfi, ed in altri luoghi, è il libro ricevuto dai tempi antichi; esso è in mano a quell’angelo che forma il suo volto dalle nuvole, il suo petto dall’arcobaleno, e i suoi piedi dal fuoco e che se ne sta lì potentemente.

 

Ma tutto questo oggi esiste, per gli uomini di coscienza, in modo tale che noi lo possiamo ricevere soltanto così vivo e vivente, cercando nella nostra interiorità la sorgente attraverso cui impariamo lo sguardo spirituale. Dobbiamo “inghiottire”, portare in noi il libro che prima poteva venire preso dall’esterno,. Questo libro, che contiene i segreti del mondo per qualcuno è dolce solo in bocca.

La gente, giunge già con una grande predilezione a ciò che vuole dare la visione spirituale, e la cosa per loro ha il sapore del miele. Quando, però, giungono le vere e profonde esigenze di vita che sono connesse con la concezione spirituale del mondo, allora, accostandoci all’uomo odierno divenuto materialista, ciò che, secondo le parole dello scrittore dell’Apocalisse è dolce come il miele, diviene una colica nel ventre, che è dolorosa quando deve digerire ciò che è così necessario agli uomini come alimento spirituale.

Gettando uno sguardo a tutto ciò, dobbiamo già riconoscere quanto segue: In questo giocare a dadi, in questo buttare all’aria, diviene necessario che proprio dalla potenza spirituale di colui che ci indica l’uomo triarticolato, venga quella forza che deve misurare tutto a nuovo.

 

Viene data dal cielo una canna, propriamente un’asticella per misurare, con cui tutto deve venire misurato a nuovo (Apocalisse, 11,1 e seguenti). Ora osservate il nostro tempo, miei cari amici. Non deve essere tutto misurato a nuovo? Non dobbiamo disegnare, in aggiunta a quel prodotto astratto delle carte geografiche, qualcosa di simile all’Asia come figura nuvolosa, l’Europa colorata a mo’ di arcobaleno e l’America con i piedi di fuoco? Non dobbiamo misurare tutto a nuovo dal punto di vista della vita dello spirito? Non stiamo proprio nel mezzo dell’esposizione che ci rappresenta l’Apocalisse?

Concepiamo queste cose, all’interno delle quali si deve stare con piena coscienza e veniamo fuori dalla laicità che oggi deve tanto avere a che fare con una coscienza inferiore, con una concezione assolutamente non razionalistica dei compiti del tempo attraverso ciò che il nuovo sacerdozio deve fare. Questo è ciò che deve venire detto proprio appoggiandosi ai capitoli, ora presenti dell’Apocalisse. Le cose concordano sino nei particolari. Potremo poi dire bene ciò che abbiamo da dire sullo sviluppo delle razze e sullo sviluppo individuale se domani daremo ancora ascolto a queste cose.