08 – Terza triade: etere di vita – elemento terra – forza di scissione


 

Nel considerare la dualità elemento terra e etere di vita

il pensare dovrà sostenere una buona prova per cogliere la contrapposizione.

 

L’etere di vita sembra essere l’etere più difficilmente afferrabile

perché non si manifesta in uno specifico ambito sensibile.

Esso è la forza vivificatrice e perciò non è direttamente ritrovabile nell’inorganico.

 

L’elemento terra compare come stato di aggregazione solido.

Il solido è una percezione.

Con la comparsa del solido nel mondo sensibile compare anche la forma.

 

L’acqua e l’aria non generano alcuna forma.

 

Perché ciò sia comprensibile prendiamo ad esempio un blocco di pietra. La pietra ha la sua forma rigida e il suo contenuto rigido. Questo mantenere rigida la propria conformazione costituisce il carattere specifico dell’elemento terra. Con la rigidità si ha pure l’impenetrabilità. Mantenere solida la propria conformazione significa che in quel luogo nessun altro oggetto può trovarvi posto. Un corpo solido conserva il suo spazio. Il suo contenuto solido respinge tutto quanto è esterno. È qualcosa che sta di fronte nella sua rigida oggettività. Ogni oggetto si isola dall’ambiente occupando con la sua forma una parte di mondo. L’elemento terra crea la contrapposizione tra sé e ciò che è estraneo; attraverso la forma produce singoli elementi.

 

Di fronte a tutto questo l’etere di vita costituisce una polarità. Perché ciò risulti evidente ci si raffiguri accanto alla pietra un uomo. Anch’esso ha una forma, e perciò è qualcosa di isolato e particolare, una specie di oggetto; ma la sua forma non è immutabile bensì modificabile; in piedi o seduto egli è sempre lo stesso «singolo» individuo ma la sua configurazione cambia. Nel suo sviluppo l’uomo attraversa dei continui cambiamenti di forma. La conformazione della pietra invece è determinata da condizioni esterne, può essere scolpita o lavorata in altro modo, riceve la sua forma passivamente dall’esterno. Tutt’altro invece per l’uomo e per gli esseri viventi. La sua figura origina da lui stesso, dal suo interno. Gli esseri viventi attraversano una serie di forme, di trasformazioni, di metamorfosi.

 

Rudolf Steiner ha chiamato etere di vita la forza che agisce nella forma.

La sua azione suscita forme volumetriche, plastiche e configurazioni mutevoli, ma provoca ancora dell’altro. Alla pietra è indifferente la sua collocazione, ad esempio non ha in sé un sopra e un sotto. La sua grandezza dipende da fattori esterni. Diverso è negli esseri viventi.

 

L’etere di vita determina negli esseri viventi l’orientamento spaziale.

Dopo la fecondazione esso polarizza l’uovo in un polo vegetativo e uno animale,

creando così le condizioni di separazione tra sopra e sotto.

L’etere di vita configura gli esseri viventi nell’ambiente circostante:

• le piante fra cielo e terra,   • l’animale nell’orizzontale,   • l’uomo nella verticale.

 

Mostra così di agire nelle tre dimensioni modellando dall’esterno verso l’interno.

• L’etere di vita non si manifesta solo nella mutevolezza delle forme,

ma anche nella trasformazione del loro contenuto e quindi nel ricambio delle sostanze.

 

Ciò è in relazione a un’altra sua caratteristica opposta all’elemento terra. Il corpo solido è impenetrabile e nelle condizioni abituali preserva la sua consistenza. L’essere vivente invece, per mezzo dell’etere di vita, può assimilare sostanze esterne integrandole nella propria corporeità e le può anche eliminare.

La capacità di assimilazione ed eliminazione è connessa all’etere di vita.

Un corpo solido, ad esempio una pietra, non è rigido solo nella forma ma anche nel suo contenuto: ogni minuscola particella al suo interno è legata a quelle vicine in modo rigido e meccanico. Le singole parti non risentono di quel che avviene lontano da esse. Spezzando una pietra in due metà sono coinvolte nel cambiamento di forma solo le particelle prossime alla superficie di spaccatura. Una volta spaccata, la pietra resta definitivamente divisa. La pietra si può dividere in parti. La caratteristica dell’elemento terra è proprio questo frantumarsi in parti isolate.

 

Diverse sono le cose in un corpo pervaso dall’etere di vita, in un organismo.

Ogni minuscola parte è in rapporto a tutto il resto. Ciò è possibile perché non è la rigidità che colma l’interno ma uno stato di eccitamento. Questo eccitamento, diverso dal movimento del calore, dal fluire dei liquidi o dal vibrare di un suono, è piuttosto suscitato da un’azione plasmatrice che agisce ed è sempre attiva in tutte le singole parti.

Siamo così indirizzati a una delle principali caratteristiche dell’etere di vita: la sua attività coordinatrice dell’intero. Questo è particolarmente visibile quando ad esempio si ha una frattura ossea. Cosa avviene dopo la rottura di un osso in un essere vivente? Avviene la guarigione, o almeno il tentativo di apportare la guarigione. Guarire significa ristabilimento della totalità. Una totalità così autopreservantesi si dovrebbe in verità chiamare: unità risanatrice. La forza autonoma dell’etere di vita crea una totalità e la risana in caso di lesioni.

Questo complesso unitario si può chiamare corpo, e in esso ogni parte è integrata nel tutto. Non c’è nessuna parte, né cellula del corpo, che non sia inclusa in tale unità risanatrice. Se così non fosse si formerebbe un corpo estraneo, un tumore, o una vita estranea.

 

La totalità creata dall’etere di vita

è essenzialmente una unità individuale, inscindibile, chiamata organismo.

Ciò vale anche nell’ambito microscopico. Un essere vivente unicellulare è un’unità distinta paragonabile a un singolo granello di polvere. L’essere unicellulare mostra in modo particolarmente evidente i fenomeni dell’etere di vita: cambiamenti di forma, integrazione e eliminazione di sostanze. Il processo di divisione cellulare descritto con l’etere del suono trova il suo completamento nell’azione dell’etere di vita, che delimita con la membrana cellulare i nuovi individui (cellule) facendone delle unità distinte.

Mentre la pietra ci mostra semplicemente la sostanza di cui è composta, tutti gli esseri viventi sono racchiusi in una pelle. Ogni cellula, ogni organo, ogni corpo ha una delimitazione che lo separa dall’ambiente circostante e solo grazie ad essa può estrinsecare la sua vita. Una pelle salutare avvolge e protegge l’interno, ma è pure espressione dell’interiorità. Un esempio è l’incarnato della pelle umana. Gli animali hanno piume, pelame, corazze ecc., solo l’uomo ha una pelle nuda in cui si rispecchia la sua interiorità. Per tale motivo è possibile indovinare dalla pelle la caratteristica dell’interiorità e la condizione di salute di un uomo.

 

Riepilogando possiamo caratterizzare l’etere di vita

come la forza vivificatrice, individualizzatricecreatrice di conformazioni unitarie,

forza che apporta guarigione quando si producono lesioni.

• Formando la pelle esso configura plasticamente gli esseri viventi

ed è fondamento della peculiarità loro propria in ogni parte dell’organismo.

L’etere di vita crea corpi.

 

In contrapposizione a ciò l’elemento terra crea corporeità solide, isolate, frantumabili.

• Diversamente dall’etere di vita in esso agisce una forza fisica che sopraffà

la forma, il volume e la solidità dell’oggetto terreno, e ciò mediante separazione, scissione, frammentazione.

• Si tratta di una forza, collegata all’elemento terra che agisce meccanicamente

e in genere non è considerata una forza in se stessa.

 

È la forza che disgrega la montagna in pietrisco e sabbia. L’enorme quantità di sabbia e polvere nel mondo è stata prodotta dalla sua azione. La meta di questa forza è di svincolare il frammento più piccolo, l’atomo. In natura ciò non è pienamente raggiungibile, ma qualcosa di simile è presente ad esempio nei nuclei di condensazione dell’atmosfera, che consistono di cristalli salini infinitamente piccoli. È sempre questa forza che decompone il cadavere distruggendo la sua forma e spargendo le sue sostanze nella terra. Si tratta della forza contraria all’etere di vita: una forza fisica frantumante e atomizzante.

 

OSSERVAZIONI

I cristalli occupano una posizione intermedia tra i corpi senza vita e quelli viventi. Hanno una forma che risulta dalle sostanze di cui sono composti. Non assimilano nulla, ma aggregano sempre le medesime sostanze mediante apposizione. Non sono dotati di una pelle, né mostrano cambiamenti plastici della forma.

Si deve inoltre fare distinzione tra le unità viventi nella natura e quelle realizzate invece dall’uomo in campo meccanico, ad esempio un orologio o una macchina. Un orologio è certamente anch’esso un’unità completa, ma non per mezzo di se stesso bensì per l’attività dell’uomo dall’esterno.