Trasformazione di corpo astrale in manas, di corpo eterico in budhi, di corpo fisico in atma

O.O. 110 – Gerarchie spirituali – 18.04.1909 mattina


 

In qual modo procede l’evoluzione umana?

 

• Gettiamo uno sguardo indietro all’epoca atlantica, all’epoca lemurica, e poi guardiamo al futuro. L’uomo riceve il corpo fisico, il corpo eterico, il corpo astrale e l’io, poi comincia l’azione dell’io sulle diverse parti costitutive, e si compie la modificazione del corpo astrale, del corpo eterico, del corpo fisico, in manas, budhi e atma, cioè in sé spirituale, in spirito vitale, in uomo-spirito. L’antichissima sapienza ha insegnato in tutti i tempi che l’uomo modifica il suo corpo astrale in modo che all’inizio esso è costituito in parte della primitiva astralità e in parte di manas; ma a poco a poco il corpo astrale si trasforma completamente e viene completamente pervaso dall’io e dalla sua azione.

 

• Prendiamo un uomo che non abbia ancora raggiunto il punto d’evoluzione in cui il suo corpo astrale sia completamente pervaso dall’azione dell’io (e in questo caso si trovano ancora, in sostanza, tutti gli uomini, tranne poche eccezioni);

• quella parte di sé che l’uomo ha già trasformato lo accompagna per l’eternità,

• mentre ciò che non ha ancora trasformato, perché l’io non vi ha ancora preso parte, quando l’uomo è passato per il kamaloka, deve allontanarsi come una specie di guscio astrale, dissolversi nel mondo astrale, non senza causare rilevanti perturbazioni se è un corpo astrale che ha nutrito in sé cattivi desideri e basse passioni.

• Possiamo dunque dire che l’evoluzione dell’uomo consiste nell’abbandonare sempre minor parte di sé nel mondo astrale.

 

Seguiamo il processo.

L’uomo muore: presto dopo la morte si dissolve il corpo eterico, e ne rimane un estratto. L’uomo passa per il kamaloka, e si distacca quel guscio di astralità non ancora trasformato, mentre ciò ch’è già stato elaborato passa con l’io attraverso tutta l’eternità e viene riportato nella nuova incarnazione.

Quanto più perfetto è l’uomo, tanto minori saranno i resti che egli abbandona nel mondo astrale, fino a che raggiungerà il punto in cui nulla più del suo corpo astrale rimarrà nel kamaloka e sarà tanto perfezionato da non poter più danneggiare nessuno sulla Terra, con i resti che abbandona sul piano astrale.

Un uomo siffatto ha anche la possibilità di guardare nei mondi spirituali, poiché non è possibile raggiungere questa condizione senza essere giunti a un certo grado di chiaroveggenza nell’astrale.

 

• L’intero corpo astrale è allora spiritualizzato, è diventato sé spirituale, e l’io lo porta con sé attraverso l’eternità.

• Prima la parte corrotta doveva essere abbandonata;

• ora l’intero corpo astrale può essere conservato per tutto il tempo successivo.

 

Quando il corpo astrale è tanto progredito da essere completamente trasformato, allora l’intera nuova forma del corpo astrale, del sé spirituale, s’imprime nel corpo eterico, sicché il corpo eterico diventa un calco del corpo astrale trasformato.

Non occorre che anche l’eterico sia già del tutto trasformato;il lavoro fatto sul corpo astrale viene impresso al corpo eterico.

Questa sarebbe la condizione di un essere particolarmente elevato che avesse raggiunto un grado eminente avendo sviluppato tutto il sé spirituale.

Un essere del genere vien chiamato dalla saggezza orientale un nirmanakaya, perché il suo corpo astrale, il suo kaya astrale ha raggiunto il grado nel quale non abbandona più dietro di sé alcuna scoria. Questo è un nirmanakaya.

 

Ora procediamo.

L’uomo può progredire sempre più; finalmente trasforma anche il suo corpo eterico, anche il corpo fisico.

Che cosa avviene quando il corpo eterico e quello fisico sono trasformati tanto da venir sottoposti al dominio dell’uomo ?

Quando si è trasformato il corpo eterico, quando dunque l’uomo non ha nel corpo astrale solo il sé spirituale, ma sviluppa a poco a poco anche nel suo corpo eterico il budhi o spirito vitale, quando poi questo s’imprime nel corpo fisico, allora raggiungiamo un gradino successivo dell’evoluzione, una specie di gradino intermedio.

• In questo gradino intermedio l’uomo raggiunge il punto in cui non deve abbandonare dietro di sé più nulla nemmeno del suo corpo eterico, ma può conservare quel corpo eterico nella medesima forma per tutti i tempi, perché è divenuto budhi o spirito vitale.

 

Grazie dunque a influssi del genere l’uomo diventa sempre più capace di signoreggiare il suo corpo astrale e il suo corpo eterico.

Questo gli rende possibile anche di dirigere sotto certi riguardi il corpo astrale e il corpo eterico.

 

• Chi non ha ancora sottoposto l’astrale al dominio dell’io, deve naturalmente attendere fino a che abbia raggiunto quel punto, ma chi già domina il corpo astrale e il corpo eterico può liberamente disporre di entrambi.

• Egli può dirsi: per il fatto di aver trascorso col mio io tutte le incarnazioni che mi hanno insegnato a trasformare fino a questo punto il mio corpo astrale e il mio corpo eterico, per quando dovrò far ritorno sulla Terra, ho acquistato il potere di foggiarmi con la sostanza eterica e con quella astrale un nuovo corpo astrale e un nuovo corpo eterico altrettanto perfetti.

• Appunto perché un tale essere ha imparato a costruirseli da sé, è in grado di offrire in sacrificio (come si dice) il proprio corpo astrale ed eterico, di trasmetterli ad altri.

•Quando poi vorrà nuovamente far ritorno alla Terra, si costruirà a nuovo un corpo astrale e un corpo eterico con la sostanza astrale ed eterica corrispondente.

 

Ciò che tali esseri hanno portato alla perfezione, è trasmesso ad altre personalità che hanno certi compiti da eseguire nel mondo.

Così tali corpi astrali ed eterici appartenenti a esseri di epoche precedenti vengono incorporati in personalità di epoche successive; quando ciò accade vediamo un essere di tempi precedenti agire non solo là dove si trova, ma agire con quel che esiste in lui anche nel futuro.

 

• Così ad esempio Zaratustra, che era capace di dominare il suo corpo astrale, e che più tardi lo trasmise a Ermete, poteva dirsi: io vivo, ma la mia azione non si limiterà a questa che svolgo ora come personalità esterna, ma compenetrerò inoltre il corpo astrale di Ermete, dell’iniziatore del periodo di civiltà egizia.

Una personalità del genere ha un corpo, un kaya, che non agisce solamente nel luogo dove esso sì trova, ma anche nel futuro, indirizzando anche l’evoluzione futura.

• La legge per il futuro si chiama dharma un corpo siffatto si chiamerà dharmakaya.

Sono espressioni che spesso si ritrovano nella saggezza orientale. Qui ne abbiamo la vera spiegazione, quale è sempre stata data dalla saggezza antichissima.

 

Consideriamo ora tutta la molteplicità di ciò che in questi giorni si è svolto dinanzi a noi. Una domanda potrà sorgere impellente nella nostra anima: che cosa abbiamo in realtà chiamato finora « uomo »?

Abbiamo chiamato uomo un certo gradino di evoluzione.

 

Abbiamo visto che gli spiriti della personalità furono uomini sull’antico Saturno; abbiamo visto che persino i troni debbono essere stati uomini una volta; abbiamo visto che l’uomo procede nella sua evoluzione, che sale a entità superiore; abbiamo persino imparato a conoscere le prime tappe della vita ascendente, negli angeli e negli arcangeli; in essi abbiamo imparato a conoscere esseri capaci di offrire qualcosa in sacrificio; abbiamo veduto l’inizio del sacrificio che si manifesta nel senso più alto nei troni.

Troviamo il primo albore dell’attività creatrice in coloro che sono le guide dei popoli e delle razze, che furono capaci di elaborare i loro corpi in modo che qualcosa potesse emanarne.

 

Come i troni emanarono la loro essenza, così, in altra misura, i nirmanakaya emanarono i loro stessi corpi per individualità future che non avrebbero potuto raggiungere un punto così elevato della loro evoluzione se non fosse stato incorporato in essi ciò che da entità precedenti era stato emanato.

Così si va organizzando in noi il concetto dell’evoluzione, dal punto nel quale si riceve, fino a quello nel quale si emana, si crea.

Vediamo sorgere dinanzi ai nostri occhi spirituali il concetto del creatore e possiamo dire che  ogni essere si evolve da creatura a creatore.

 

• Gli arcangeli sono divenuti uomini sull’antico Sole;

• gli spiriti della personalità sull’antico Saturno;

• gli angeli sull’antica Luna;

• noi uomini sulla Terra.

 

Così si procederà nel futuro: sempre nuovi esseri si evolveranno a diventare uomini.

Ma questo processo dovrà dunque continuare all’infinito?

Avviene davvero solo un succedersi di cicli, attraverso i quali si ripete ad esempio sul Sole quanto già esisteva su Saturno, con la sola differenza che una quantità di esseri giunge più tardi al proprio turno, come gli spiriti del fuoco vengono un gradino dopo gli spiriti della personalità?

Si tratta davvero soltanto della trasformazione di creature, che hanno bisogno di ogni aiuto, in esseri capaci di sacrificarsi?

 

Non è questo il caso; non è assolutamente così!

Ma si può veramente porre la grande domanda: lo stato umano di Saturno in cui vissero gli spiriti della personalità, lo stato umano degli arcangeli sul Sole; quello degli angeli sulla Luna è forse uguale al nostro, a quello in cui viviamo noi qui sulla Terra?

Considerando la natura degli angeli possiamo vedere in essi solo l’immagine di ciò che noi saremo nell’epoca successiva, nell’epoca di Giove? dobbiamo vedere negli spiriti del fuoco solo l’immagine di ciò che saremo noi su Venere?

Abbiamo davvero ragione di dirci: noi, che ora stiamo qui sulla nostra Terra, raggiungeremo più alti gradini dell’evoluzione cosmica, ascenderemo nella gerarchia; però gli esseri che noi potremo divenire esistono già e il nostro stato attuale stesso è già stato attraversato precedentemente da altre entità? Ma è veramente così?

 

Questa è la grande domanda che logicamente deve sorgere nell’anima di chiunque senza pregiudizio abbia lasciato agire su di sé il contenuto di queste conferenze.

Si tratta solo d’uno sviluppo umano ch’eternamente si ripete?

In tal caso noi siamo uguali agli spiriti della personalità dell’antico Saturno, agli arcangeli dell’antico Sole, agli angeli su Marte. Per noi ciò potrebbe essere importante, ma per le entità superiori non sarebbe che un moltiplicarsi delle loro creature, ed esse non avrebbero raggiunto nessuno speciale progresso.

 

Ma diversa è invece quest’altra domanda:

• potranno forse gli uomini una volta, appunto perché raggiungono lo stato umano sulla Terra, svilupparsi così da potere ciò che gli angeli non possono, ciò che non possono neppure gli arcangeli né gli spiriti della personalità?

• Non si è forse aggiunto qualcosa a tutto il creato, non ha esso forse imparato qualcosa per il fatto che dopo gli arcangeli e gli angeli esso ha prodotto gli uomini?

• Non ha forse il creato compiuto un progresso?

• L’uomo, avendo consentito a discendere più in basso, non ha forse acquistato il diritto di salire più in alto?