Tre fonti di conoscenza per i segreti cristiani: i Vangeli, l’indagine dei chiaroveggenti e l’autoconoscenza – I

O.O. 131 – Da Gesù a Cristo – 07.10.1911


 

È necessario anzitutto esaminare il nesso della coscienza religiosa comune con quel sapere, con quella conoscenza dei mondi superiori che l’uomo si può procurare in generale (e per il nostro tema è quello che più importa), con quella conoscenza della relazione del Cristo Gesù con i mondi superiori, con la conoscenza che si può acquistare per mezzo di forze chiaroveggenti elevate.

 

Risulta infatti a tutti evidente che

fino ad ora, per la maggioranza degli uomini, l’evoluzione del cristianesimo

non è stata tale da permettere agli uomini di arrivare,

per virtù della propria conoscenza chiaroveggente, ai segreti dell’evento cristiano.

 

In altre parole si deve ammettere che il cristianesimo è penetrato in innumerevoli cuori umani e che nella sua essenza è stato anche riconosciuto fino a un certo grado da innumerevoli anime, senza che questi cuori e queste anime abbiano potuto essere in grado di guardare in alto nei mondi superiori, per ottenere dalla conoscenza dei mondi superiori una visione chiaroveggente di ciò che effettivamente si è verificato per l’evoluzione dell’umanità col mistero del Golgota e con tutto quello che vi si connette.

 

Dalla tendenza delle religioni verso il Cristo e dalla tendenza conoscitiva verso il Cristo stesso che può avere un uomo ancora del tutto all’oscuro dell’indagine soprasensibile, dovremo perciò distinguere esattamente ciò che può essere soltanto saputo per mezzo della coscienza chiaroveggente stessa, oppure per il fatto che, per un motivo qualunque, si sia ricevuta una comunicazione sopra i segreti del cristianesimo dall’investigatore chiaroveggente.

 

Tutti ammetteranno che dal mistero del Golgota in poi, nel corso dei secoli, uomini di ogni grado di cultura spirituale professarono in senso intimo e profondo i segreti del cristianesimo; da quanto è stato poi detto nelle varie conferenze proprio in questi ultimi tempi, si sarà ricevuta l’impressione che in ultima analisi questo sia un fatto del tutto naturale.

 

Però solo nel secolo ventesimo, su questo si è sempre insistito,

si verificherà in certo modo un rinnovamento dell’evento del Cristo,

in quanto inizierà una determinata evoluzione superiore

di tutte le forze conoscitive umane in generale;

vi sarà così la possibilità che nel corso dei prossimi tre millenni,

anche senza una speciale preparazione chiaroveggente,

un numero sempre maggiore di uomini acquisti la diretta visione del Cristo Gesù.

 

Fino ad ora questo non si verificava.

Fino ad ora vi erano per così dire, circa i segreti cristiani,

due o tre fonti di conoscenza (e forse oggi ne presenteremo un’altra)

per gli uomini che non salivano artificialmente a osservazioni chiaroveggenti.

 

• Una di quelle sorgenti si trovava nei Vangeli

e in tutto ciò che proviene dalle comunicazioni dei Vangeli e della tradizione che ad essi si riconnette.

• L’altra sorgente di conoscenza fluiva per il fatto che sempre vi furono

uomini chiaroveggenti i quali potevano guardare nei mondi superiori

e, per loro propria conoscenza, comunicavano i fatti dell’evento del Cristo;

ad essi sempre si univano degli uomini come in un Vangelo perenne

che poteva incessantemente giungere al mondo attraverso i chiaroveggenti.

 

Queste sembrano essere state a tutta prima

le due sole fonti per l’evoluzione passata dell’umanità cristiana.

• Dal secolo ventesimo in poi ne comincia una nuova.

 

Essa sorge per il fatto che, presso un numero sempre crescente di uomini, si sta verificando un allargamento, un’elevazione delle forze conoscitive che non sono frutto di meditazioni, di concentrazioni o di esercizi di altro genere.

Sempre più crescerà il numero degli uomini che, come già spesso abbiamo detto, potranno rinnovare in loro stessi l’evento di Paolo Damasco.

Comincerà così un’epoca della quale si può dir che essa offre un modo diretto di visione del significato dell’entità del Cristo Gesù.

 

……………………………………………………….

 

Osserviamo ora quale fosse l’evoluzione cristica sul piano fisico per la coscienza non chiaroveggente e chiediamoci se oltre le due vie indicate non vi sia forse una terza via.

Una terza via in realtà vi fu sempre per ogni evoluzione cristiana, e doveva esistere, perché l’evoluzione obiettiva dell’umanità non si regolava secondo quelle che erano le opinioni degli uomini, ma secondo i fatti obiettivi.

 

Nel corso dei secoli vi furono molte e diverse opinioni riguardo al Cristo Gesù; altrimenti nei concili, nei sinodi e fra i teologi non vi sarebbe stato tanto da disputare; forse nessun altro tempo ha avuto così grande numero di persone con tante diverse opinioni sul Cristo, quanto il nostro.

I fatti non si svolgono però secondo le opinioni degli uomini, ma secondo le forze realmente esistenti nell’evoluzione dell’umanità.

Tali fatti potrebbero essere riconosciuti da un maggior numero di persone, per esempio anche per mezzo della semplice osservazione di quel che ci viene trasmesso dai Vangeli, purché gli uomini avessero la pazienza e la perseveranza di considerare le cose in modo veramente spregiudicato e non fossero precipitosi e partigiani; nell’osservazione obiettiva dei fatti.

Gli uomini per lo più tendono però a crearsi un’immagine del Cristo non corrispondente ai fatti, ma corrispondente a quello che essi stessi desiderano, a quello che si propongono come ideale.

 

…………………………………………………………………………

 

Se nei secoli precedenti la fede era ancora richiesta come una necessità, il secolo diciannovesimo ha attaccato la fede appunto perché essa si trova in opposizione al sapere che deve derivare dall’anima umana e avere valore generale.

Appare allora il filosofo Soloviev che riconosce in un certo modo il concetto di fede per acquistare un nesso fino allora impossibile col Cristo, che considera però la questione in modo da riconoscere la fede, in quanto essa si riferisce al Cristo, come un fatto di necessità, di dovere interiore.

Per Soloviev la formula non è infatti più « credere o non credere »; per lui la fede diventa ormai per se stessa una necessità. Egli ritiene che si abbia il dovere di credere al Cristo, perché altrimenti annulleremmo noi stessi e dovremmo considerare la nostra esistenza una menzogna.

 

Come la forma cristallina in una sostanza minerale, così la fede si presenta nell’anima umana come la vera sua natura. L’anima deve perciò dire: se riconosco la verità di me stessa e respingo la menzogna, devo realizzare la fede proprio in me stessa; sono costretta alla fede, ma non vi posso arrivare che attraverso una mia libera azione.

Soloviev vede in questo la caratteristica dell’evento del Cristo, e cioè che la fede è una necessità e al contempo una libera azione morale. Viene in certo modo detto all’anima: tu non puoi fare diversamente, se non vuoi spegnere te stessa; devi acquistarti la fede, ma deve essere per libera azione tua!

 

Allo stesso modo di Pascal, questo filosofo mette in rapporto ciò che l’anima sperimenta, per non sentire se stessa come menzogna, col Cristo Gesù storico, così come attraverso gli eventi di Palestina il Cristo è entrato nell’evoluzione dell’umanità.

Soloviev dice perciò che se il Cristo non fosse penetrato nell’evoluzione umana, così come lo si deve pensare storicamente, Egli non avrebbe fatto sì che l’anima sentisse tanto l’azione libera interiore, quanto la legittima necessità della fede; l’anima umana sarebbe stata allora obbligata nel periodo cristiano ad estinguere se stessa; non avrebbe potuto dire: « Io sono », ma avrebbe dovuto dire: « Io non sono! ».

Nel senso di Soloviev, l’evoluzione nel tempo post-cristiano sarebbe stata tale, che una coscienza interiore avrebbe compenetrato l’anima umana dell’« Io non sono ».

 

Dal momento in cui l’anima si scuote all’azione,

per attribuire a se stessa l’esistenza,

essa non può che ricondurre se stessa al Cristo Gesù storico.

 

Nello stabilirsi di una terza via,

abbiamo così anche per l’exoterismo esteriore un progresso sulla via della fede.

 

• Per mezzo delle comunicazioni dei Vangeli

può arrivare al riconoscimento del Cristo

anche un uomo che non abbia visione propria e diretta nel mondo spirituale.

• Per mezzo di quello che i chiaroveggenti gli hanno sempre potuto dire,

l’uomo può ugualmente arrivare al riconoscimento del Cristo.

 

Ma vi erano propriamente tre vie:

vi era anche quella dell’autoconoscenza,

e i testimoni ricordati possono dire che essi stessi, e molte migliaia di uomini,

hanno sperimentato e riconosciuto che nel tempo post-cristiano

l’autoconoscenza umana, se non pone il Cristo Gesù a fianco dell’uomo, è un’impossibilità;

l’anima deve negare se stessa oppure, se vuole affermarsi,

assieme alla propria deve affermare l’esistenza del Cristo Gesù.