Tre livelli della vita di pensiero: il pensiero astratto, l’immaginazione, l’intuizione.

O.O. 93a – Elementi fondamentali dell’esoterismo – 12.10.1905


 

In occultismo, nell’uomo distinguiamo

• innanzitutto le sue azioni – considerando sue azioni tutto ciò che procede

da una certa attività che sia collegata alle sue mani -,

• in secondo luogo la parola • e in terzo luogo i pensieri.

 

• Tutto ciò che l’uomo compie in questo senso con le proprie mani

coopera nel karma alla sua prossima esistenza fisica.

• Quel che diciamo non riguarda soltanto noi, ma un gruppo di uomini

che condivide la stessa lingua, e agisce sul karma del gruppo o della stirpe.

• Nelle parole c’è una responsabilità maggiore che nelle semplici azioni;

perché con esse prepariamo la configurazione di una prossima stirpe.

• Quel che pensiamo ha effetto perfino sulla riconfigurazione della nostra Terra.

 

Perciò distinguiamo tre livelli:

• primo, l’agire dell’uomo è individuale, eccetto le azioni che egli compie a partire dal nulla.

• Secondo: l’uomo non può parlare soltanto per se stesso, le parole riguardano un gruppo di persone.

• Terzo: i pensieri riguardano l’intera umanità.

 

A questo è connesso dell’altro.

Quando agiamo, ci troviamo del tutto soli dietro le azioni.

Quando parliamo, nelle parole non siamo del tutto da soli.

Dietro le nostre parole co-agisce un’entità spirituale; dunque questa si trova alle nostre spalle.

• Come le nostre parole, le parole che noi pronunciamo, sono riprodotte con assoluta precisione nell’akasha,

• così con ogni parola che pronunciamo intacchiamo il corpo di un essere spirituale

che è incarnato in questa materia akashica, nella quale le nostre parole penetrano.

 

Questa è una cosa che dobbiamo accogliere nel nostro sentimento; è per questo che dobbiamo stare così attenti alle nostre parole. Quando pensiamo, siamo apparentemente del tutto soli in noi stessi, tuttavia nei nostri pensieri coagiscono esseri di tipo spirituale, esseri di tipo ancor più elevato e importante di quelli che coagiscono nella nostra lingua.

In queste cose c’è più che un’intera storia universale. Così diventano comprensibili alcune cose.

 

Osserviamo un pensiero in noi. Dietro questo pensiero c’è un’entità spirituale.

• Se pensiamo di essere completamente avvolti dal corpo di un essere spirituale,

allora il pensiero è soltanto un’espressione del corpo dell’essere spirituale che agisce in noi.

• Ogni volta che un pensiero guizza nella nostra anima,

esso è una traccia, una specie di impronta di un essere spirituale superiore,

così come, quando camminiamo sul terreno umido, lasciamo delle tracce e diciamo:

“Per di qua è passato un uomo”.

 

Questo essere spirituale è costituito della stessa materia di cui è costituito il pensiero.

• In noi il pensiero può diventare traccia di un essere spirituale superiore

solo per il fatto che l’essere superiore ha un corpo fatto della stessa materia

di cui sono costituiti i nostri pensieri.

 

Quando il nostro piede si imprime nella terra bagnata, l’impronta è un negativo, una controimmagine del nostro piede. E così anche coi nostri pensieri. Nel mondo spirituale superiore, per ogni pensiero c’è la controimmagine. Immagine e controimmagine sono tanto incastrate l’una nell’altra, quanto più o meno il sigillo e la ceralacca. La materia è l’essere spirituale superiore, che nella nostra immagine corrisponde alla ceralacca. Ora il pensiero, nella misura in cui corrisponde alla ceralacca, viene chiamato “intuizione”, e l’impronta viene chiamata “pensiero astratto”. Quando si pensa, si può dire: “Sento le impronte di quel che avviene nei mondi superiori”.

 

In considerazione di questo dato di fatto, negli scritti religiosi, per esempio nell’Apocalisse di Giovanni, si usa l’espressione “sigillo”. Essa corrisponde alla realtà. Anche perché un essere superiore co-agisce nelle nostre parole, ogni parola è l’impronta di un sigillo. Per i mistici, la controimmagine della parola si chiama “immaginazione”.

 

Così abbiamo tre livelli del mentale: l’intuitivo, l’immaginativo e l’ordinario astratto.

Quando l’uomo si evolve ulteriormente, quando il pensiero astratto stesso si evolve fino al livello nel quale sono incarnati gli esseri che co-agiscono quando si parla, allora quell’uomo è un chela, un discepolo dell’occultismo.

 

Essere maestri significa: agire nella materia

nella quale sono incarnati gli esseri che co-agiscono nei nostri pensieri.

 

L’immaginazione dà l’immagine.

Perciò i grandi maestri religiosi dei tempi passati hanno parlato a mezzo di immagini,

perché l’immaginazione dà l’immagine, non il pensiero astratto.

In tutte le religioni si parla per immagini.

 

Inizialmente, per l’uomo, l’immagine è secondaria,

ma quando una persona diventa capace di ritrasformare da sé ogni pensiero in un’immagine,

allora vuol dire che ha raggiunto un livello superiore.

• Questa è la condizione preliminare per un tipo di percezione totalmente nuovo.

• Di fatto, per l’uomo si tratta di evolversi fino a non pensare solo astrattamente,

ma ad avere tutti i suoi pensieri in immagine.

 

Di regola l’uomo forma solo pensieri. L’uomo che si evolve ulteriormente deve pensare in immagini, cioè “immaginare”. L’espressione contiene già ciò di cui si tratta: imprimere (immaginare) qualcosa su una cosa con una certa forza. Nella fantasia, nei poeti e negli artisti, troviamo solo una copia debolissima dell’immaginazione.

Quando l’uomo che cerca di continuare ad evolversi in questo modo parla, in particolari occasioni cercherà, parlando, di avere di fronte a sé la controimmagine, l’imago. Da ciò le grandi, possenti immagini delle scritture religiose. Chi si eleva a questa produzione di immagini ha raggiunto il livello degli esseri spirituali che sono creatori di epoche.

Colui che non solo sviluppa in sé immagini, ma intuizioni, non è solo creatore di epoche, ma collabora alla creazione della prossima esistenza planetaria. Nelle immagini risuonerà l’eco di quel che dunque è realizzato sulla Terra, ma chi crea a partire dalle intuizioni crea qualcosa che non esiste affatto, che non è realizzato da nessuna parte, vale a dire crea dal nirvana. Questo è il concetto di ogni apocalisse: quel che sarà realizzato solo in futuro, lo si può creare solo a partire dall’intuizione.

 

Per mezzo del pensare astratto si crea una copia di quel che c’è.

Nell’immaginazione l’uomo si lascia fecondare nella propria interiorità dallo spirito formante.

All’immaginazione corrispondono realtà occulte

che hanno avuto origine grazie alla fecondazione di esseri spirituali superiori;

allora sul piano astrale si possono vedere questi esseri spirituali superiori.

 

La condizione necessaria perché ciò avvenga è lo sviluppo di una lingua

che non sia l’espressione di pensieri astratti, ma l’espressione di immagini.

• Perciò anche i medium si esprimono in immaginazioni, in immagini e simboli, però inconsciamente.

• Dietro di loro c’è lo spirito che forma i simboli.

Il discepolo dell’occultismo fa la stessa cosa con piena coscienza,

tuttavia non in modo arbitrario. Lo fa lasciandosi fecondare dallo spirito.

 

Proprio nella stessa maniera in cui l’uomo si eleva alla creazione di immagini e di intuizioni, così il mondo esterno ha agito prima della sua esistenza, e precisamente in modo che in tutta quella che è l’essenza minerale intorno a noi, in tutto quel che dunque è di natura puramente fisica agiscano, come forze creative, delle intuizioni.

 

Esteriormente, il cristallo è così come si presenta ai sensi; però è stato creato per mezzo di intuizioni.

• Dietro tutto il mondo fisico c’è un cosmo di intuizioni e infine un essere,

lo spirito planetario, che produce le intuizioni.

• Dietro tutto il linguaggio cooperano esseri dell’immaginazione, coopera lo spirito dell’epoca.

In tutto ciò che vive coopera lo spirito dello stesso livello.

• Dietro tutte le piante agisce l’immaginazione.

La pianta formata proviene dall’immaginazione e dietro di essa c’è un essere spirituale.

E tutto ciò che ha coscienza e che è senziente è sorto dal pensiero stesso.

 

• E ora osservate l’intero universo, prima come un qualcosa di fisico: Terra, Sole, Luna e stelle, la Via Lattea, e così via. Ma dietro tutto questo c’è un grande spirito intuitivo. È lo stesso spirito che si esprime nelle nostre azioni; esso si trova anche dietro l’intero universo. Il cristianesimo lo chiama “il Padre”. Essendo pochissimo conosciuto, viene chiamato anche “il dio sconosciuto”, e nella letteratura teosofica “il primo Logos”.

• Dietro tutto ciò che vive c’è lo spirito dell’immaginazione. È lo stesso spirito che coopera anche nel nostro linguaggio, perciò la religione cristiana lo chiama “la Parola”. Con ciò si intende qualcosa di ben preciso, di reale. Questo spirito, che sta dietro tutto il vivente, agisce ancora oggi nel nostro linguaggio, in ogni nostra parola, e quindi viene a ragione chiamato “la Parola”; un’altra denominazione è: il Figlio o Cristo. È lo spirito che vive in tutta la vita come immaginazione.

Poi ascendiamo a ciò che è cosciente, a ciò che ha un qualche grado di sensazione, di coscienza, a tutto ciò che è animale e a ciò che nell’uomo… [lacuna negli appunti]. Questo lo si può già cogliere in pensieri. Ciascuno lo ha in sé. Ciò che avviene nell’animale, avviene prima dentro di lui: la coscienza astratta.

 

• Tutta la coscienza del mondo vive anche nell’uomo, nel pensare astratto. In se stesso l’uomo lo chiama “spirito”, e in quanto esso agisce all’esterno nella natura creante egli lo chiama “Spirito Santo”. Questo è ciò che sta alla base di tutta la sensazione e di tutta la coscienza. La malattia c’è solo nella separatezza. Lo spirito di per sé non può essere ammalato, può esserlo solo quando è incarnato nei corpi inferiori. La parola “santo” significa “essere sano”; questa parola esprime il fatto che lo spirito che pervade il mondo esterno è sano. Lo Spirito Santo non è altro che lo spirito completamente sano; perciò chi si unisce realmente allo Spirito Santo riceve la forza di guarigione. Essa deve avere a che fare con lo Spirito Santo che pervade il mondo. Questo è lo spirito che agisce da uomo a uomo come vero guaritore.

 

• Ora osservando il mondo fisico esterno, abbiamo per prima cosa ciò che percepiamo coi sensi. Dietro tutto questo c’è il grande spirito intuitivo. Tutto ciò che esiste fisicamente è stato fatto da questo spirito. Dietro tutto ciò che vive nella pura forma, dietro ciò che può essere percepito con i sensi, c’è dunque lo spirito del Padre, il primo Logos. Guardando ciò che esiste fisicamente, non lo cambiamo. Ma avviene un cambiamento se agiamo. Allora non cambiamo solo quel che è fuori nel mondo, ma anche le forze che agiscono fuori nel mondo.

 

Nel momento in cui agiamo, creiamo un cambiamento sul piano fisico. Dietro a questi cambiamenti però c’è anche il cambiamento della forza fondamentale di ciò che corrisponde al primo Logos. Noi influenziamo tale cambiamento con le nostre azioni ed esso permane, sussiste, non può più passare, a meno che non venga distrutto dalla stessa forza che lo ha provocato. E i cambiamenti che vengono provocati nelle grandi intuizioni cosmiche dalle nostre azioni sono ciò che torna a travolgerci come karma. Ciò che riporta l’uomo nel mondo fisico, se si considera il karma, lo si chiama rupa. Lo si chiama rupa per il fatto che egli lo ha compiuto nel rupa, attraverso il corpo, attraverso la sua esteriorità. Noi agiamo qui nel corpo, nel rupa, quando operiamo sulle intuizioni esterne.

 

• La seconda cosa nella quale attualmente l’uomo non è ancora tanto autonomo, e perciò vi collabora ancora un altro spirito, sono le parole. Con esse noi lasciamo delle impronte in un mondo dietro il quale non c’è soltanto il fisico, ma la vita. Nel mondo della vita permangono le immaginazioni di ciò di cui parliamo, forze formatrici che creano le nuove stirpi umane. L’umanità attuale è stata creata da quel che stava dietro le parole delle stirpi precedenti. Questo ha preso forma nell’umanità attuale. Oltre a ciò entra in merito tutto ciò che in genere è solo immaginazione. Questo ci mostra che noi con le nostre parole suscitiamo delle impressioni nel regno del Figlio, nel regno del secondo Logos. Queste ritornano indietro come karma collettivo di tutta l’umanità. Infatti noi non creiamo la parola da soli: coopera lo spirito della stirpe. Qual è il fondamento di questa forma del karma? Dove opera lo spirito della stirpe? Lo spirito della stirpe coopera nel sentimento dell’uomo, riempie l’intero mondo di sentimento. Qui risuona quanto l’uomo ha in comune con il suo gruppo.

 

Ciò che agisce sul karma in un senso molto più ampio è il sentimento = vedana. Dunque abbiamo per primo: rupa, la corporeità; secondo: vedana, il sentimento. Per l’uomo che non è ancora diventato chela, il sentimento è qualcosa di molto importante nella percezione del secondo Logos e in tutto ciò che è vivente. La scienza vuole osservare l’animale e la pianta senza la vita. Anche il più grande erudito oggi non va oltre al poter comprendere la vita col proprio sentimento. Solo la comprensione immaginativa lo rende capace di vedere nella vita.

 

• Nel mondo circostante, al pensiero corrisponde tutto ciò che ha sensazione, coscienza. Questo ha una cosa in comune con noi: la percezione. Il fatto che noi, poi, siamo in grado di percepire il mondo esterno nello spazio fisico come un mondo colorato e risuonante, è possibile perché siamo in grado di convertirlo in pensieri. Noi accogliamo la percezione; ci riflettiamo sopra. Se non ci fossero pensieri nelle percezioni, sarebbe del tutto stupido, da parte dell’uomo, volersi fare dei pensieri su di esse. Allora i pensieri sarebbero pure illusioni, se le percezioni non avessero avuto luogo per mezzo di pensieri.

Ciò che risulta dalla combinazione delle percezioni è che le percezioni sono state precedentemente costruite per mezzo di pensieri che noi estrapoliamo: le leggi di natura. Queste non sono altro che pensieri; è lo spirito creativo, lo Spirito Santo.

 

La percezione è il confine fra i due,

dove i nostri pensieri vengono a contatto con i pensieri creanti esterni.

Così, dunque, con un pensiero che abbiamo, non possiamo agire sulla vita,

ma su tutto ciò che ha coscienza e che all’esterno è esso stesso pensiero.

 

In tutti gli esseri spirituali che hanno determinato la coscienza, noi lasciamo delle tracce con i nostri pensieri. I pensieri che l’uomo si forma sulla base delle percezioni, e quel che egli trasforma in pensieri, ha a sua volta effetto su tutto ciò che rende necessarie le percezioni. Perciò distinguiamo ancora una terza cosa: percezione o sanjna, che agisce sul karma come terza cosa.

Con ogni azione noi suscitiamo, come karma, delle controazioni, perché interveniamo sul mondo intuitivo: rupa. Con le parole interveniamo nel mondo dei sentimenti creativi, per creare così dei contro-sentimenti intorno a noi: vedana. Con quel che pensiamo sulle percezioni, interveniamo in tutto il mondo dei pensieri esterni: sanjna.

 

Ciò che percepiamo intorno a noi non ci sarà più, quando ritorneremo sulla Terra. Perciò tutto ciò che pensiamo sulle percezioni non potrà esercitare assolutamente alcun influsso sulla prossima incarnazione, avrà una forza formativa del karma solo in questa incarnazione. Il pensiero agisce sul nostro attuale carattere.

Ciò che sgorga dal sentimento, ciò che ha a che fare in modo significativo con l’ambiente che ci circonda, ciò che fluisce nel mondo dell’immaginazione, ci ritorna indietro nell’incarnazione successiva, apparendo in noi stessi sotto forma di inclinazioni e fuori di noi sotto forma di occasioni. Attraverso le inclinazioni, dunque, si evocano le occasioni del mondo che formano il destino, attraverso le inclinazioni che sono predisposte karmicamente.

 

I pensieri formano il carattere, le inclinazioni richiamano karmicamente le occasioni.

Le azioni provocano il destino esteriore, tutte le circostanze corporee nelle quali l’uomo nasce.

• Ciò che compiamo realmente con il rupa, con la nostra corporeità,

è il nostro reale destino, che ci ritorna indietro karmicamente.

• L’uomo può creare consapevolmente le inclinazioni per l’incarnazione futura

solo elevandosi, adesso, all’immaginazione. Questo spiega il misterioso fatto

che i grandi fondatori di religioni hanno agito oltre la propria epoca.

 

Le immagini che essi hanno dato agli uomini hanno suscitato inclinazioni per le incarnazioni successive. Ogni immagine che essi immettono nell’anima si manifesta nell’intero mondo di sentimento dell’uomo.

O l’uomo acquisisce da sé queste immaginazioni, oppure le riceve da una guida. Le abbiamo da noi stessi a partire dal momento in cui prendiamo in mano l’intera nostra vita del sentimento; cosi è per il discepolo dell’occultismo. Questi sente nel modo in cui lui si ripromette di sentire; agli altri provvedono i fondatori di religioni.

 

Una religione è il mondo di sentimento di umanità future; perciò una religione può tramontare esteriormente, perché continua a vivere nelle inclinazioni. Attualmente sono presenti le inclinazioni che sono state impiantate nell’umanità nei secoli XIII e XIV. E importante che nei cuori degli uomini non prendano posto le immagini materialistiche del tempo presente, perché esse darebbero agli uomini delle epoche future le inclinazioni più brutali, orientate soltanto al mondo dei sensi, se non si compensa a ciò con rappresentazioni spirituali.

Nell’uomo vivono quelle brame e quei desideri che provengono dall’immaginazione. Questa è la sua brama = samskara. Tutto ciò che negli uomini è intuitivo, i grandi impulsi che essi ricevono dai più grandi iniziati, in realtà è ciò che supera il karma dei fatti. Chi si eleva alle intuizioni vere e proprie si innalza dal mondo fisico allo Spirito Padre. Chi ha una conoscenza intuitiva può agire sul karma oggettivo. Egli comincia a ridurre consapevolmente il proprio karma.

 

All’uomo ordinario paiono comprensibili solo gli esseri che sono anch’essi coscienti. Se perviene all’immaginazione, gli diventa comprensibile anche la vita; se giunge all’intuizione, può spingersi fino alle forze intuitive.

Nella stessa misura in cui l’uomo riesce ad agire sul proprio karma, deve avere intuizioni, oppure deve riceverle, come grandi precetti morali, dai grandi iniziati. Si chiama vijnana la coscienza necessaria per il superamento del karma. E ora ci si immagini l’uomo che vive, agisce, muore nel mondo. Quando poi è morto, però, qui in questo mondo rimane qualcosa di lui, qualcosa che egli ha intessuto in questo mondo. E cioè: rupa, vedana, sanjna, samskara e vijnana. Queste cose sono il suo conto: il destino personale come rupa; il destino del popolo in cui egli nasce come vedana; il fatto che egli, in generale, nasca su questa Terra come sanjna. Inoltre cooperano samskara, il bramare, e vijnana, la coscienza. Questi sono i cinque skandha.

 

Quel che l’uomo immette nel mondo vi permane sotto forma dei cinque skanda. Questi sono il fondamento della nuova esistenza. Essi vanno perdendo in efficacia, di livello in livello, quando l’uomo sviluppa consapevolmente uno degli ultimi. Quanto più egli assume consapevolmente il controllo sul vijnana, tanto più riesce a controllare in modo consapevole la sua incarnazione in un corpo fisico. Gli skandha in realtà sono sostanzialmente identici al karma.