Triade – Lucifero, Cristo, Arimane

O.O. 194 – La Missione di Michele – 12.12.1919


 

Abbiamo nella coscienza moderna dell’umanità il sentimento

di un contrasto tra cielo e inferno, o come altri lo chiamano tra spirito e materia.

Ci sono solo delle differenze di grado tra il cielo e l’inferno dei contadini nelle campagne,

e la materia e lo spirito dei cosiddetti filosofi illuminati dei nostri giorni,

ma gli impulsi di pensiero che vi stanno alla base sono proprio gli stessi.

Il vero contrasto è tra Dio e il diavolo, tra paradiso e inferno.

 

Per gli uomini è sicuro che il paradiso è bene, ed è terribile che gli uomini ne siano stati cacciati: il paradiso è perduto e deve di nuovo venir ricercato; il diavolo è un terribile oppositore che si contrappone a tutte le potenze che colleghiamo con il concetto di paradiso.

 

Gli uomini che non hanno alcuna idea

degli antagonismi animici che dominano fino nelle più estreme ramificazioni

dei nostri contrasti sociali e delle nostre aspirazioni sociali,

non possono immaginare di quale portata sia questo dualismo tra cielo e inferno,

oppure tra il paradiso perduto e la Terra.

 

Oggi si devono dire proprio dei paradossi volendo presentare la verità; quasi non si può dirla su certi fatti, senza che tale verità sembri spesso una follia ai nostri contemporanei.

Ma come in senso paolino la saggezza degli uomini può essere una stoltezza davanti a Dio, così la saggezza o meglio la stoltezza degli uomini di oggi potrebbe essere stolta per gli uomini futuri.

 

Gli uomini si sono sognati di essere nel mezzo del contrasto tra Terra e paradiso,

collegando il paradiso con la meta umano-divina cui aspirare,

senza sapere che questo tendere in modo assoluto al paradisiaco

è altrettanto malefico per l’uomo quanto lo sarebbe l’aspirare al contrario.

 

• Quando infatti ci si rappresenta la struttura del mondo come in sostanza è presentata nel Paradiso perduto di Milton, si ribattezza una potenza che è nociva per l’umanità quando si tenda a lei unilateralmente, col nome di potenza divina buona e le si contrappone un contrario che non è un vero contrario: quello del diavolo che sta nella natura umana come oppositore del bene.

 

Il rifiuto di tale concezione è espresso nel gruppo che dovrà essere posto nella parte verso oriente all’interno del nostro edificio, un gruppo ligneo alto nove metri e mezzo nel quale,

• invece del contrasto luciferico tra Dio e il diavolo,

• verrà posto quanto deve essere alla base della coscienza umana del futuro:

la trinità fra l’elemento luciferico, l’umanità che segue il Cristo e l’elemento arimanico.

 

Del mistero che vi sta alla base, la civiltà moderna sa tanto poco che si può affermare quanto segue: per determinate ragioni di cui tornerò forse a parlare, abbiamo chiamato questo edificio « Goetheanum », perché ci basiamo su principi artistici e conoscitivi goethiani, ma nel contempo dobbiamo affermare che nella contrapposizione che Goethe ha stabilito nel suo Faust tra le potenze buone e Mefistofele vi è lo stesso errore del Paradiso perduto di Milton: da una parte le potenze buone, dall’altra la potenza malefica di Mefistofele nel quale Goethe ha mischiato alternativamente l’elemento luciferico con quello arimanico; per chi sa discernere i fatti, nella figura del Mefistofele goethiano compaiono due individualità spirituali mescolate una nell’altra inorganicamente.

 

L’uomo deve riconoscere che la sua vera essenza può venir espressa solo mediante l’immagine dell’equilibrio:

• da un lato egli è tentato a volere superare se stesso,

a tendere al fantastico e al fanatico, al falso misticismo, a perdersi nel fantasioso, e questa è una potenza.

• L’altra è quella che tira giù l’uomo nella materialità, nell’arido e così via.

 

Comprendiamo l’uomo considerandolo secondo la sua essenza

come tendente verso l’equilibrio tra il piatto della bilancia arimanico e quello luciferico (vedi disegno seguente).

L’uomo ha da tendere continuamente alla posizione di equilibrio tra entrambe queste potenze,

tra quella che vorrebbe sollevarlo al di sopra di se stesso e quella che lo vorrebbe abbassare al di sotto di se stesso.

 

 

La civiltà moderna ha però scambiato l’elemento fantastico-fanatico luciferico con l’elemento divino

e così in quello che vien designato come paradiso

è presente effettivamente una descrizione dell’elemento luciferico;

si commette la terribile confusione tra Dio e Lucifero,

poiché non si conosce l’importanza di raggiungere la posizione di equilibrio

tra le due potenze che tirano l’uomo verso due direzioni opposte.

 

Questo fatto dovette prima venir scoperto. Se l’uomo deve tendere verso quello che si chiama elemento cristico, sotto il cui nome vengono però oggi intese spesso cose strane, egli deve aver chiaro che ciò consiste solo nel tendere alla posizione di equilibrio tra l’elemento luciferico e quello arimanico, che specialmente i tre o quattro ultimi secoli hanno eliminato la conoscenza del reale essere umano, che si sa poco dell’equilibrio e che si è ribattezzato l’elemento luciferico con il nome di divino nel Paradiso perduto, creandogli un opposto nell’elemento arimanico; questo a sua volta non è più Arimane, ma un diavolo moderno o la materia moderna o qualcosa di simile.

 

Questo dualismo, che in realtà è quello tra Lucifero e Arimane,

vaneggia nella coscienza dell’umanità moderna come contrapposizione tra Dio e il diavolo.

Il Paradiso perduto dovrebbe effettivamente essere inteso come una descrizione del regno perduto di Lucifero;

si tratta solo di cambiargli il nome.

Bisogna indagare a fondo nello spirito della civiltà moderna,

perché è necessario che l’umanità porti a chiarezza che essa si trova su una traiettoria in discesa,

(è una necessità storica, ma le necessità vanno pure comprese);

essa è giunta a questo punto e, come è già stato rilevato,

può riprendere a salire solo mediante una cura molto radicale.

 

• Spesso oggi si intende come descrizione del mondo spirituale l’esposizione di qualcosa di soprasensibile che però non vive qui sulla nostra Terra; con una concezione spirituale si vorrebbe fuggire da quanto ci circonda sulla Terra.

 

Non ci si rende conto che, nel fuggire in un regno spirituale astratto,

non si trova lo spirito, ma la regione di Lucifero.

Una parte di quel che oggi si indica con il termine di misticismo, o di teosofia, è una ricerca della regione luciferica.

La pura cognizione che esiste uno spirito non può stare alla base dell’attuale tendenza dell’uomo verso lo spirito,

perché invece questo attuale tendere allo spirito deve riconoscere il rapporto

tra i mondi spirituali e il mondo nel quale siamo nati, per vivere in esso tra la nascita e la morte.

 

Quando dirigiamo lo sguardo verso i mondi spirituali ci dovrebbe interessare prima di tutto questo problema:

perché scendiamo dai mondi spirituali per nascere nel mondo fìsico?

Domani e dopodomani preciserò la risposta che oggi soltanto abbozzo:

nasciamo nel mondo fìsico perché qui sulla Terra ci sono da imparare e da sperimentare cose

che non possono venir sperimentate nel mondo spirituale;

bisogna cioè scendere nel mondo fisico per sperimentarle

e quindi portare nei mondi spirituali i risultati di tali esperienze.

 

Ci si deve immergere nel mondo fisico per raggiungere questo scopo,

ci si deve immergere conoscitivamente con il proprio spirito nel mondo fisico.

Per amore del mondo spirituale ci si deve immergere nel mondo fisico.

 

Per esprimere radicalmente quello che intendo, prendiamo un uomo normale del tempo presente che si nutre bene, dorme il giusto numero di ore, fa colazione, mangia a mezzogiorno e alla sera e così via; ha inoltre interessi spirituali, persino elevati, tanto da farsi membro di una società teosofica appunto perché ha interessi spirituali e fa di tutto per sapere che cosa avviene nei mondi spirituali. Prendiamo dunque un uomo come questo che sa a memoria, per così dire, tutto ciò che si trova nei diversi libri teosofici, ma che per il resto si comporta secondo gli usi correnti della vita. A che serve tutto il sapere che egli acquisisce in funzione dei suoi alti interessi spirituali? Gli serve qui sulla Terra per procacciarsi un po’ di godimento interiore animico, un godimento proprio luciferico, seppure raffinato e sottile. Nulla di ciò viene però portato oltre le porte della morte, proprio nulla.

 

Vi sono molte persone le quali, nonostante sappiano per filo e per segno che cosa sia un corpo astrale, un corpo eterico e così via, non hanno la minima idea di quel che avviene quando una candela brucia. Così non hanno alcuna idea di quali magici artifici debbano essere compiuti affinché il tram passi davanti a casa; si servono magari del tram, ma non ne sanno niente. C’è ancora di più: sanno tutto del corpo astrale, del corpo eterico, del karma, della reincarnazione, ma non hanno idea di quello che si dice e si vuole, per esempio, nelle attuali riunioni proletarie; non hanno interesse per cose simili. Si occupano solo dell’aspetto del corpo eterico o del corpo astrale, ma non hanno interesse per le vie che percorre il capitale, da quando a partire dall’inizio del secolo diciannovesimo esso è divenuto il potere dominante. Il sapere del corpo eterico e astrale non serve all’uomo quando è morto, ecco quello che si può affermare per conoscenza reale del mondo spirituale.

 

Questo conoscere spirituale ha valore solo quando diventi lo strumento per immergersi nella vita materiale,

per accogliervi quello che non può essere preso nei mondi spirituali stessi, ma che deve venirvi portato.

 

Abbiamo oggi una scienza naturale, insegnata nei più diversi settori delle nostre università: si fanno esperimenti, ricerche ecc. e così si forma la scienza naturale. Con la scienza alimentiamo la nostra tecnica, curiamo la gente, facciamo di tutto. Vi sono poi le confessioni religiose; mi chiedo se qualcuno conosce i contenuti di certe prediche della domenica nelle quali si parli per esempio del regno di Cristo o di altro del genere. Che nesso c’è tra quello che vi si dice e la scienza naturale? Per lo più non ve n’è alcuno. Le due cose procedono parallele: gli uni credono di avere la giusta forza per parlare di Dio e dello Spirito Santo e di tutto il resto; anche se dicono di sentire le cose, ne parlano tuttavia in forme e concezioni astratte. Gli altri parlano di una natura priva di spirito, e non si gettano ponti tra i due gruppi.

 

Nell’epoca moderna abbiamo ogni sorta di concezioni teosofiche, di concezioni mistiche. Esse parlano di fatti lontani dalla vita e non della vita dell’uomo, perché non hanno la forza per immergervisi. Vorrei chiedere una buona volta se sarebbe una maniera corretta di parlare di un creatore del mondo, se lo si pensasse come uno spirito bello e interessante, ma incapace di giungere alla creazione del mondo. Le potenze spirituali di cui si parla spesso oggi, non sarebbero certo potute arrivare alla creazione del mondo, perché i pensieri che sviluppiamo su di esse non sono in grado di far presa sulla nostra conoscenza della natura o della vita sociale degli uomini.