Tutto si trasforma – tutto evolve

O.O. 112 – Il Vangelo di Giovanni in relazione agli altri 3 – 02.07.1909


 

Se avete ascoltato attentamente quanto è stato detto in questi ultimi giorni nei modi più diversi, vi ricorderete che lo stato di coscienza dell’uomo si è andato trasformando durante il corso della nostra evoluzione umana.

 

Abbiamo rivolto lo sguardo ad epoche antichissime; abbiamo visto che, nella loro evoluzione, gli uomini non sono derivati da uno stato puramente animale, bensì da una forma in cui possedevano come facoltà naturali delle doti chiaroveggenti.

 

• Anticamente gli uomini erano chiaroveggenti,

anche se la loro coscienza non era ancora tale da permettere loro di dire « io sono ».

• L’uomo ha dovuto conquistarsi a poco a poco la facoltà dell’autocoscienza,

ma in cambio ha dovuto rinunziare all’antica chiaroveggenza.

• In avvenire ritornerà un tempo nel quale tutti gli uomini saranno chiaroveggenti,

pur conservando l’io-sono, l’autocoscienza.

 

• Questi sono i tre gradini che l’umanità ha in parte passato, e che in parte dovrà ancora percorrere.

  • Nell’Atlantide gli uomini ancora vivevano in una specie di stato di coscienza di sogno,

ma era una coscienza chiaroveggente.

 •  Più tardi essi conquistarono gradatamente l’autocoscienza,la coscienza oggettiva esteriore,

ma in cambio dovettero rinunziare all’antica facoltà ottusa di chiaroveggenza;

  • e finalmente, nell’avvenire, l’uomo avrà una coscienza chiaroveggente collegata all’autocoscienza.

 

• Così l’uomo passa da un’antica, ottusa chiaroveggenza,

attraverso una coscienza oggettiva non chiaroveggente,

per risalire poi ad una chiaroveggenza autocosciente.

 

Ma oltre alla coscienza, tutto si è trasformato nell’umanità.

È soltanto il risultato della miopia umana credere che le cose si siano sempre svolte come si svolgono oggi.

Tutto si è evoluto.

Niente è rimasto stazionario: perfino le relazioni fra uomo e uomo non sono state sempre quelle che sono oggi.

 

Abbiamo già potuto rilevare, dagli accenni degli ultimi giorni, che nei tempi antichi, e fino al momento in cui l’impulso-Cristo penetrò nell’evoluzione umana, l’influenza che un’anima poteva esercitare su un’altra era molto più grande di oggi.

Gli uomini avevano quella predisposizione; un uomo non udiva soltanto ciò che il suo interlocutore gli diceva con parole esteriormente udibili, ma se quest’ultimo aveva qualche vivo sentimento, pensava vivamente qualcosa, il primo in certo qual modo lo sentiva, lo sapeva.

 

Nei tempi antichi l’amore, indubbiamente più legato alla consanguineità, era qualcosa del tutto diverso da ciò che è oggi; oggi ha acquistato certamente un carattere più animico, ma è diventato più debole; riacquisterà la sua forza soltanto quando l’impulso-Cristo penetrerà in tutti i cuori umani.

 

• Quando agiva nei tempi antichi, l’amore esercitava al contempo come una forza risanatrice, balsamica sull’altra anima.

• Con lo sviluppo dell’intelletto, dell’intelligenza, che si è andato formando gradatamente,

sono svaniti questi antichi influssi di un’anima sull’altra.

• La facoltà di esercitare un’azione nell’anima di un’altra persona, di far fluire in essa la forza della propria anima,

era una dote insita nei popoli dell’antichità.

• Si deve perciò pensare che la forza, che un’anima poteva a quei tempi ricevere da una altra, era possente,

che l’influsso che un’anima poteva esercitare su un’altra era molto più grande.

 

Sebbene nessun documento storico esteriore ce ne parli, sebbene le pietre e i monumenti non dicano niente, pure l’indagine chiaroveggente mostra nella cronaca dell’akasha che a quei tempi antichi le guarigioni di malati potevano in generale verificarsi per esempio attraverso l’influsso psichico di un uomo su un altro.

L’anima, a quei tempi, era capace di ben altro ancora.

 

Quello che oggi sembra una fiaba, che per esempio la volontà umana avesse il potere, se lo voleva, se vi si esercitava appositamente, di rallentare la crescita delle piante, di accelerare o di ritardare la crescita delle piante, pure a quei tempi era un fatto vero; oggi di tutto ciò non sono rimasti che pochi residui.

Allora la vita degli uomini era dunque del tutto diversa. Nessuno a quei tempi antichi si sarebbe meravigliato, ove in un posto qualsiasi fosse esistito il giusto rapporto da uomo a uomo, che un’influenza animica siffatta avesse potuto agire da una persona su un’altra.

 

Dobbiamo però stabilire che occorrevano sempre due, o anche più persone,

perché siffatta influenza animica potesse venir esercitata.

Anche ai nostri tempi si potrebbe pensare che un uomo dotato della forza del Cristo venisse tra gli uomini; ma quelli che avrebbero forza di fede in lui sarebbero ben pochi, ed egli non potrebbe compiere ciò che può venire effettuato per mezzo dell’influenza di un’anima su un’altra.

Per questo non basta che un’azione venga esercitata,

occorre anche che vi sia qualcuno maturo per accoglierla.

 

Poiché nei tempi antichi erano più numerose le persone capaci di accogliere quelle influenze, non dovremo meravigliarci se vien detto che allora, per guarire le malattie, vi erano mezzi attraverso i quali si agiva mediante l’influsso psichico, e anche altre influenze che non possono agire oggi che per via meccanica, ma che operavano a quei tempi mediante l’influsso psichico.

 

In quale epoca dell’evoluzione umana si è verificato l’evento del Cristo?

• Esso si verificò in un’epoca ben determinata; dobbiamo tenerlo presente.

• Non esistevano allora più che gli ultimi residui delle correnti animiche che scorrevano da un uomo all’altro:

erano come i residui ereditati del periodo atlantico.

 

• L’umanità si preparava appunto a penetrare più profondamente nell’elemento materiale,

e ad avere sempre meno la possibilità di far agire tali correnti animiche.

• Proprio allora doveva cadere l’impulso del Cristo; Egli, proprio attraverso la sua entità,

poteva esercitare una grandissima azione su chi ancora era ricettivo a quell’influenza.