Verso la metà e l’ultimo terzo dell’epoca atlantica l’uomo ricevette la disposizione a sviluppare la sua autocoscienza

O.O. 112 – Il Vangelo di Giovanni in relazione agli altri 3 – 07.07.1909


 

Nel periodo atlantico vi erano delle entità allora compagne dell’uomo; egli stesso allora era ancora costituito di una materia molle. Ciò che oggi è carne, allora non esisteva nella forma attuale. Nell’antica Atlantide, in cui l’aria era ancora riempita di dense e pesanti masse di acqua e di nebbia, e in cui l’uomo era un essere acquatico, se lo si fosse guardato, si sarebbe potuto dire che aveva una conformazione simile a quella di certi odierni animali gelatinosi del mare che si possono appena distinguere dall’acqua che li attornia. Così era fatto l’uomo. Tutti gli organi esistevano già in germe; soltanto a poco a poco gli organi si indurirono, e l’uomo ebbe le ossa e il resto. Esistevano cioè i tenui germi materiali, ma si solidificarono solo nel corso del tempo.

 

Al principio dell’evoluzione atlantica vi erano ancora degli esseri per così dire compagni dell’uomo, in quanto l’uomo era allora ancora chiaroveggente e poteva vedere anche le entità che in sostanza avevano la loro residenza sul sole, ma che gli venivano incontro nei raggi solari. Non soltanto una luce solare fisica si faceva incontro all’uomo, ma nella luce solare fisica gli venivano incontro delle entità che l’uomo vedeva. E quando l’uomo stesso si trovava in uno stato paragonabile al sonno, egli poteva dire di essere fuori dal suo corpo fisico, di essere nella sfera in cui si muovevano esseri solari.

 

Venne poi il tempo, verso la metà e l’ultimo terzo dell’epoca atlantica, in cui la materia fisica della terra si andò sempre più densificando, e in cui l’uomo ricevette la disposizione a sviluppare la sua autocoscienza. Allora quegli esseri non furono più visibili per l’uomo e dovettero ritirarsi dalla terra, ritirarsi dalla sfera in cui l’uomo poteva vedere sulla terra.

Con sempre maggior forza l’uomo venne trascinato giù nella materia densa dall’influsso luciferico. Ad un’entità che deve essere chiamata Lucifero divenne allora possibile annidarsi nel corpo astrale umano in modo che l’uomo discendesse sempre più in un corpo fisico denso. Invece le entità che prima erano sue compagne si elevarono sempre più in alto. Esse non volevano aver nulla a che fare con gli esseri che erano rimasti indietro, e se ne liberarono.

 

Nei corpi astrali umani penetrarono le entità luciferiche.

Le entità superiori però se ne distaccarono, le spinsero in basso dicendo:

«Non dovete salire in alto con noi, dovete vedere come ve la caverete laggiù!».

Una di queste entità viene rappresentata in Michele che spinse le entità luciferiche nell’abisso, in modo che esse si mossero nella sfera della terra, e ivi cercarono di esplicare la loro azione nell’entità astrale degli uomini.

La dimora di tali entità non fu più il «cielo». Le entità che trovarono il loro campo d’azione in cielo le avevano respinte giù sulla terra.

 

• Ogni male, ogni cattiveria ha però il suo lato buono ed ha radice nella saggezza del mondo.

• Quelle entità dovevano essere lasciate indietro nel mondo affinché potessero tirare giù l’uomo nella materia fisica, entro la quale soltanto poteva imparare a dire «io» a se stesso, affinché potesse sviluppare la sua autocoscienza.

• Se non si fosse impigliato nella maya, l’uomo non avrebbe imparato a dire «io» a se stesso.

• Ma l’uomo sarebbe affondato nell’illusione se a questa e alle sue forze, a Lucifero-Arimane, fosse riuscito di trattenerlo entro l’illusione.