Zaratustra

O.O. 114 – Il Vangelo di Luca – 18.09.1909


 

Fu lui, da altezze spirituali immense, a poter dare alla sua epoca l’alto messaggio dello spirito solare; fu lui ad additare all’umanità del suo tempo il grande spirito che più tardi apparve come Cristo; fu lui a dire: «Ahura Mazdao è nel Sole, e si avvicinerà alla Terra», ed altre grandi parole dense di significato.

Solo la conoscenza spirituale più profonda, l’altissima chiaroveggenza di Zaratustra potè contemplare l’entità che i santi risci avevano chiamato Visva Karman e di cui avevano detto che si trovava ancora al di là della loro sfera. Zaratustra a sua volta chiamò quell’entità Ahura Mazdao, annunziandone il sublime significato per l’evoluzione umana.

 

Nel corpo di Zaratustra, nel corpo del fondatore della civiltà paleo-persiana viveva uno spirito che era già immensamente maturo.

 

Rappresentiamoci poi come questa individualità, attraverso le sue incarnazioni seguenti, sia salita sempre più in alto, sia diventata sempre più matura, sempre più vecchia e sempre più atta a compiere i massimi sacrifici per l’umanità. Quelli che hanno già udito altre mie conferenze, sanno già che Zaratustra cedette il suo corpo astrale; lo cedette a chi fu più tardi il capo della civiltà egizia, ad Ermete; e cedette il suo corpo eterico a Mosè, capo dell’antico popolo ebraico.

 

Un tale sacrificio si può compiere soltanto quando si abbia un’anima poderosamente sviluppata. Zaratustra era un’anima altamente evoluta. Al tempo del Buddha, ossia seicento anni prima della nostra èra, egli visse di nuovo ed insegnò in Caldea col nome di Nazaratos o Zaratas, che fu pure il maestro di Pitagora. A tanto potè giungere e fino a tal punto maturarsi il fondatore della civiltà persiana.

 

Ma l’anima di Zaratustra non poteva offrire quanto era diventato necessario affinché il buddismo potesse ringiovanirsi. Essa non poteva fornire le forze fresche e giovanili che avrebbero dovuto svilupparsi in un bambino fino alla pubertà, al fine di poter essere poi cedute al nirmanakaya del Buddha. Ciò sarebbe stato impossibile all’entità di Zaratustra. Attraverso le sue precedenti incarnazioni, infatti, essa era salita tanto in alto, che non le sarebbe stato possibile, al principio della nostra èra, svilupparsi in un bambino in modo tale da poter attuare quello che era da attuarsi.

 

Se cerchiamo dunque fra tutte le individualità di allora, non ne troveremo alcuna che potesse nascere in quel tempo e che avesse in sé la forza di svilupparsi in modo da poter offrire, nel suo dodicesimo anno, le energie giovanili capaci di ringiovanire il buddismo.

 

Abbiamo rivolto appunto lo sguardo alla grande, ineguagliabile individualità di Zaratustra, per citare qualcosa di straordinario; e possiamo dire: perfino l’individualità di Zaratustra non era adatta a vivificare il corpo di Gesù, fino all’epoca in cui la sua matrice astrale doveva essere deposta, al fine di potersi unire col nirmanakaya del Buddha. Donde proveniva dunque la grande forza vivificatrice del corpo di Gesù?